Il Bundestag
4 minuti per la letturaI tedeschi sono europei, ma fino a un certo punto. I francesi e gli italiani pure. È questo il vero problema dell’Europa. Quello che impedisce di prendere coscienza che le grandi sfide non si possono vincere salvando egemonie nazionali dentro il contesto europeo, ma che è il contesto europeo comune che deve cancellare le egemonie nazionali per costruire il player globale che compete alla pari con Stati Uniti e Cina. È lo stesso problema che impedisce di cogliere la sfida strategica del nuovo Mediterraneo nel nuovo mondo dove il Mezzogiorno italiano non è più periferia, ma centro. Bisogna essere tutti insieme europei e basta perché altrimenti non contiamo nulla nel mondo e finiamo tutti in recessione. Come la Germania, appunto.
Mi ha colpito in modo impressionante la sottovalutazione dei media italiani della notizia della Germania che entra in recessione. Quando è diventata pubblica, nella sua dimensione tecnica di due trimestri consecutivi di crescita negativa, è praticamente sparita dai nostri giornali con piccoli articoli qui e là nelle pagine interne, salvo pochissime lodevoli eccezioni.
È vero che viviamo in un quadro europeo di nuovo chiuso in se stesso dove ogni Paese è tornato ad andare per conto suo, dove ognuno fa i conti in modo miope separatamente con i suoi problemi, per cui l’Europa degli eurobond della pandemia, quella meritoria del debito comune, ritorna solo sul tema dell’Ucraina dove, al contrario, tranne anche qui pochissime eccezioni, prevalgono un sentimento e un agire comuni.
È vero, quindi, che la malattia dei separati in casa, a livello politico e mediatico, appartiene purtroppo un po’ a tutti i Paesi europei, è vero più banalmente che sono tutti concentrati su se stessi, sui loro dibattiti interni. Tutto ciò è vero, ma forse noi siamo almeno tra i grandi Paesi e le grandi economie quello che ha le classi dirigenti che meno di tutte si occupano del quadro internazionale.
La qualità informativa su questi temi ne risente in modo preoccupante e ci impedisce, ad esempio, di capire fino in fondo che la crisi tedesca è strutturale perché è diventata un gigante con due piedi di argilla in quanto ha perso l’energia di Putin a basso costo e le forniture tecnologiche cinesi che erano alla base della sua grande manifattura di base esportatrice, a partire dalle macchine, e a partire proprio dallo stesso mercato cinese con cui la sua economia per volere della cancelliera Merkel si è sempre più intrecciata.
Un piccolo approfondimento ci porterebbe a capire che l’asse Est-Ovest che ha guidato fino a oggi l’Europa è stato messo in crisi in modo irrecuperabile dai carri armati russi in Ucraina, ma non è rimasto senza sostituto perché l’asse Sud-Nord ha preso il suo posto e l’unica crescita aggiuntiva europea può venire unendo le due sponde del Mediterraneo con l’economia della pace che vuol dire sviluppo alla pari portando in dote a noi europei indipendenza energetica e nuova manifattura.
Un piccolo approfondimento del tema tedesco così strategico banalmente per le nostre esportazioni in quel mercato interno è assolutamente necessario anche perché ci porterebbe a cogliere qual è il vero problema di fondo dell’Europa di oggi. Che è essenzialmente uno, prima di tutti. Che i tedeschi sono europei, ma fino a un certo punto. Che i francesi sono europei, ma fino a un certo punto. Che gli italiani sono europei, ma fino a un certo punto che a volte si ferma un po’ dopo il punto di tedeschi e francesi.
È questo il vero problema dell’Europa. Quello che impedisce di cogliere fino in fondo la centralità della sfida del nuovo Mediterraneo nel nuovo mondo dove il Mezzogiorno non è più periferia, ma centro. Quello che impedisce di prendere coscienza che le grandi sfide non si possono vincere salvando egemonie nazionali dentro il contesto europeo, ma che viceversa è il contesto europeo comune che deve cancellare le egemonie nazionali per costruire il player globale europeo che compete finalmente alla pari con Stati Uniti e Cina. Che abbiamo bisogno, per capirci, di un fondo sovrano europeo e di un debito comune europeo, ma anche di un ministro dell’economia europeo che faccia politica di bilancio europea unendo parallelamente le forze per la difesa e la politica estera. Dovremmo capire che non basta più il mercato comune perché anche quel po’ di mercato unico dei capitali che abbiamo se non ha ossigeno per respirare si dilegua. Molto più velocemente di quello che pensiamo. Dovremmo capire tutti – tedeschi, francesi, italiani – che non si può più essere europei fino a un certo punto. Bisogna essere tutti insieme europei e basta perché altrimenti non contiamo nulla nel mondo e finiamo tutti in recessione. Come la Germania, appunto.
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