Emmanuel Macron
4 minuti per la letturaQuasi 40 sigle a partire da Azione Italia Viva e Più Euro invitate da Letizia Moratti a verificare la possibilità di creare un centro europeistico
Il convegno dell’Eliseo doveva essere il trampolino di lancio per fare di Renew Europe, il raggruppamento che nel Parlamento di Strasburgo riunisce i liberal-democratici e che ha come leader di riferimento Emmanuel Macron, una realtà più visibile e attraente nel panorama politico italiano, dando ai partiti aderenti (Azione, Italia Viva, Più Europa) la forza per identificare le ragioni di una convergenza tutt’altro che scontata, anche solo per la conflittualità tra Renzi e Calenda.
Contrariamente alle aspettative, l’incontro romano si è rivelato un mezzo flop: la lista unica per le europee sembra ancora un obiettivo difficile, vista innanzi tutto la resistenza di Più Europa, ma anche quando accolto, come pure dicono Calenda e Renzi, si presenta senza pretese eccessive. È quanto serve, insomma, per allontanare il fantasma della soglia di sbarramento. Sulla carta, riunite le forze, lo schieramento “cucito” attorno a New Europe può ambire agevolmente a superare il 4 per cento; anzi, l’ambizione è tale da evocare scenari molto più ambiziosi, con lo sguardo rivolto al possibile risultato a due cifre. Quindi, il quadro che emerge mette insieme e confonde sentimenti contrastanti, ora toccando il fondo del disincanto, ora invece attingendo a sogni di gloria, improbabili ma non impossibili.
In questo contesto, il 29 prossimo si avrà a Milano il riscontro di come e quanto la “fortuna” degli europeisti di centro possa prendere forma. Quasi 40 sigle, a partire dai partiti di Azione Italia Viva è Più Euro, sono state invitate da Letizia Moratti a verificare la possibilità di un’operazione aggregativa, per dare slancio a un centro limpidamente europeistico. Si annuncia dunque la presenza di Giuseppe De Mita e Mario Mauro (Pop in Rete), Gianfranco Librandi (Italia C’è), Giacomo Portas (I Moderati), Cateno De Luca Claudio Signorile e Giampaolo Sodano (Sud chiama Nord), Stefano Zamagni (Insieme), Ivo Tarolli (Piattaforma Popolare 2024). Anche la Sardegna annuncia la partecipazione.
Chi nelle ultime ore ha manifestato minori entusiasmi è invece, sul versante cattolico democratico, l’ex ministro Fioroni. Uscito dal Pd, con la squadra di “Tempi Nuovi” si dichiara pronto a un nuovo approdo di centro, ma rileva aspetti critici nella impostazione del progetto. “Manca un coagulo ideale”, dicono dalle parti degli ex Popolari. Fioroni si è sentito più volte con la Moratti, ma la linea rimane quella dell’attesa (per capire cosa succede).
È curioso notare come la galassia centrista veda crescere il dialogo tra due ex ministri dell’Istruzione, Fioroni e Moratti, che si sono passati il testimone nella direzione del Palazzo di viale Trastevere. Storie diverse e percorsi diversi, ma oggi all’incrocio di comuni aspettative o ambizioni. Il filo ideale di questo rapporto va ricercato anzitutto nella sensibilità “cattolica” del loro impegno pubblico. Sono loro, infatti, a mettere in evidenza il valore di un “centro” che rifugga dal comodo mimetismo sui temi etici, con la conseguente subalternità ai temi della cultura liberal di stampo americano.
“Noi dobbiamo essere aperti alla modernità che rispetta e promuove l’umano, non invece a quel tipo di modernità, finanche imposto, che ci propone un’umanità alle dipendenze della tecno-scienza, senza più limiti”. Fioroni lo dice, appunto, con qualche sofisticazione, ma il punto riguarda la riformulazione di un “centro inclusivo”, e inclusivo anche perché non estremizza il confronto sulle questioni etiche.
Ma non solo. Fioroni non nasconde, almeno non lo nasconde nei colloqui più riservati, che un recupero di orgoglio democristiano abbia un appeal diverso rispetto al passato. “A lungo si è praticato lo sport della denigrazione di un mondo – il nostro – che pure ha dato molto all’Italia; oggi, ad esempio, parlare di Aldo Moro ai ragazzi – e non solo ad essi – significa proporre una lezione di rara forza e intelligenza politica. Non dobbiamo temere la fatica di una testimonianza attiva, vale a dire “riconnessa” con le urgenze dell’attualità. Penso alle questioni della giustizia sociale, in questo tempo di rabbia per le diseguaglianze prodotte da un globalismo finanziario senza regole, salvo quella dell’arricchimento per pochi super-miliardari. Quindi, il “nuovo centro”, a mio giudizio, deve essere moderato nell’affrontare i problemi etici e, al tempo stesso, incisivo e determinato nel proporre correttivi al modello economico finanziario, per garantire l’equità e la solidarietà in un quadro di progresso ordinato”.
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