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IL 12 febbraio è festa grande a Cosenza. Si celebra la Madonna del Pilerio, che ha liberato dalla pesta nel 1576 la nostra città; sul volto della Vergine apparve una macchia, che il popolo cosentino interpretò come la liberazione dal flagello della peste. Ma sono in tanti che sostengono che la Madonna del Pilerio ha più volte protetto la città dai terremoti, l’ultimo dei quali nel 1980 quando tutti i cosentini furono svegliati nel cuore della notte, da una violenta scossa tellurica e sempre grazie all’intercessione della Madonna del Pilerio non ci furono né danni, né decessi.
L’immagine della protettrice di Cosenza è datata dagli studiosi al XIII secolo e grazie ad un attento restauro, nel 1975 è stata riportata alla luce una pregevole icona che merita di essere letta ed ammirata. L’icona mariana è classificata tra le “Galactotrofousa”, cioè una Madonna con il seno nudo che allatta il bambino Gesù, vero uomo e vero Dio. Ma merita di essere osservata con attenzione anche per i suoi colori, ricchi di simboli, con significati dottrinali e spirituali.
Lo sfondo d’oro richiama la gloria del Paradiso, il vestito della Madonna con il colore marrone rappresenta l’umanità della creatura di Nazareth, il blu del manto il rapporto privilegiato con la trascendenza e poi il bianco che l’avvolge in modo quasi invisibile che esprime la purezza verginale della mamma di Gesù, ed infine il velo rosso ad indicare che Maria è ricoperta della grazia divina. Il capo della Madonna è circondato da 11 dischi dorati che ricordano gli apostoli di Gesù e che Maria era con loro durante l’effusione dello Spirito Santo nel cenacolo di Gerusalemme. Un’icona dunque che collega la fede dei cosentini alla Terra Santa.
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