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Il militare era intervenuto per sedare una rissa ma era stato ferito da un migrante che è stato ucciso. Oggi la rabbia nella tendopoli

SAN FERDINANDO (RC) – E’ durata tutta la mattina la manifestazione di protesta dei migranti di San Ferdinando hanno inscenato una manifestazione di protesta dopo l’uccisione ieri dell’immigrato malese Sekine Traore. Dopo il sit-in davanti al palazzo comunale e l’incontro con i rappresentanti della commissione straordinaria, il corteo, con in testa Bartolo Mercuri, presidente dell’associazione “Il Cenacolo” che da anni si occupa di assistenza ai migranti, si sta dirigendo, attraverso le strade del centro del paese, verso la tendopoli, che si trova a metà strada tra San Ferdinando e Rosarno. Assieme a Mercuri c’è Amadou, il fratello di Sekine, che ha in mano il verbale in cui sono contenuti i termini della discussione che la delegazione, nel corso dell’incontro nel Municipio di San Ferdinando.

La protesta dei migranti

Intorno alle 8 era iniziata la protesta. Un corteo, un presidio, urla e tensioni. La morte dell’immigrato, ucciso ieri con un colpo di arma da fuoco esploso da un carabiniere, intervenuto nella tendopoli di San Ferdinando per sedare una rissa (LEGGI E GUARDA LE FOTO), ha scatenato la reazione dei migranti ospitati nella struttura della Piana di Gioia Tauro.

Quando la notizia della morte del cittadino malese è circolata nella tendopoli, i migranti hanno organizzato un corteo che ha raggiunto la piazza antistante il comune di San Ferdinando. La tensione è altissima e le forze dell’ordine, in molti casi con abiti civili, restano nascoste nelle strade secondarie per scongiurare reazioni. Quando i migranti hanno, infatti, notato la loro presenza, è partito un lancio di sassi, interrotto solo quando le forze dell’ordine si sono ritirate.

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Gli immigrati, circa quattrocento, espongono striscioni tra i quali “Carabinieri assassini”, “Italia mafia”, “Italia razzisti”, mentre in tanti urlano cori e qualcuno gira incappucciato. C’è forte preoccupazione per la tensione lampante tra i manifestanti. 

Nel corso della protesta un migrante ha affermato: «Non siamo qui per fare la guerra o per fare casini, siamo qui per lavorare e per mangiare. I carabinieri devono venire per mettere pace e non per uccidere. Quello che è accaduto ieri – ha aggiunto – non è giusto. E vogliamo che tutta l’Italia e tutta l’Europa lo sappiano».

La mediazione con i migranti

Intanto, una delegazione di migranti ha incontrato, nella sede del Municipio, un delegato della commissione prefettizia che regge il Comune, Francesco Pepe, accompagnato dal vice questore vicario Pellicano Auriemma. Della delegazione ha fatto parte anche il fratello di Sekine Traore, l’immigrato ucciso ieri dal carabiniere. Gli stessi immigrati chiedono soldi per il rimpatrio della salma e per l’assistenza alla moglie del giovane morto, oltre a maggiore sicurezza e attenzione per la tendopoli e pretendono che il possibile accordo sia sottoscritto in un verbale. 

I manifestanti, dopo l’incontro, si sono raccolti e un loro rappresentante ha illustrato loro i risultati dell’incontro. Sono state sottolineate alcune richieste relative alla sicurezza all’interno della tendopoli. I migranti stanno ancora stazionando davanti alla sede del Municipio in attesa di ricevere un documento con le intese raggiunte nel corso dell’incontro.

Smantellare la tendopoli

Sulle tensioni in corso è intervenuto anche il sindaco di Rosarno, Giuseppe Idà che ha chiesto un incontro urgente al ministro dell’Interno Angelino Alfano: «Smantelliamo la tendopoli perché è un ghetto, è insostenibile, manca l’essenziale». «Bisogna garantire le condizioni di dignità per questa gente – ha aggiunto Idà – distribuendo chi ha il diritto di stare in Italia nei comuni del comprensorio, in maniera equa. In questo periodo la raccolta degli agrumi è ferma, l’agricoltura è in crisi, e questi ragazzi non hanno di che vivere». 

Una situazione che lo stesso prefetto di Reggio Calabria Claudio Sammartino, in serata, ha messo in evidenza. Per il prefetto è necessario procedere allo «smantellamento della tendopoli di Rosarno; definizione delle politiche di integrazione e di accoglienza abitativa degli immigrati nella Piana di Gioia Tauro e tutela dei diritti dei lavoratori immigrati». Questi sono i tre cardini per risolvere l’emergenza migranti nella Piana di Gioia Tauro. «In tutto questo tempo – ha detto il prefetto Sammartino – lo Stato e gli enti locali, insieme a organismi e associazioni di volontariato, non hanno mai smesso di intervenire sulla grave situazione. Voglio ricordare, a tal fine, la forte iniziativa intervenuta con l’accordo interministeriale firmato lo scorso 27 maggio dai ministri dell’Interno, dell’Agricoltura e del Lavoro con le organizzazioni sindacali e le associazioni di volontariato e umanitarie, uno strumento fondamentale per implementare politiche positive e attive materia di lavoro e di diritti degli immigrati. Purtroppo quanto è avvenuto a San Ferdinando – ha concluso il Prefetto di Reggio Calabria – spinge ulteriormente ad affrontare le emergenze e le criticità senza alcun indugio». 

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