Dora Lagreca
3 minuti per la letturaMorte di Dora Lagreca, la famiglia nell’udienza di opposizione all’archiviazione dell’inchiesta chiede che sia sentito Capasso
POTENZA – Disporre una perizia «fisico-balistica» sulla caduta dal balcone della mansarda in cui la 30enne Dora Lagreca viveva col fidanzato. E sentire in aula proprio lui, l’oggi 31enne Antonio Capasso, per ricostruire quanto accaduto nei minuti che hanno preceduto la tragedia.
Sono queste le due principali richieste avanzate ieri mattina dall’avvocato Renivaldo Lagreca per conto dei familiari della 30enne di Montesano sulla Marcellata. Dora Lagreca è deceduta a Potenza nella notte tra l’otto e il nove novembre del 2021. Di fronte al gip Salvatore Pignata il legale ha rinnovato l’opposizione alla richiesta di archiviazione del caso avanzata nei mesi scorsi dal pm Chiara Guerriero. Per il magistrato titolare delle indagini, infatti, non solo la 30enne si sarebbe lanciata da sola nel vuoto, ma non avrebbe ricevuto pressioni psicologiche significative, in questo senso, dal fidanzato, il potentino Capasso, finito sul registro degli indagati con l’accusa di istigazione al suicidio.
Obiettivo di una consulenza «fisico-balistica» sull’accaduto, quindi, sarebbe proprio una verifica sulla compatibilità della traiettoria percorsa dal corpo in caduta con un gesto spontaneo, piuttosto che una spinta violenta, e sulla compatibilità tra queste due opzioni e le lesioni individuate durante l’autopsia. Di qui anche la richiesta di estrarre copia dei risultati della tac effettuata sul cadavere.
LA FAMIGLIA DI DORA LAGRECA, LA FAMIGLIA NON CREDE AL SUICIDIO E CHIEDE CHE CAPASSO RACCONTI QUANTO ACCADUTO
«Come difensore della famiglia – ha dichiarato l’avvocato Lagreca a margine dell’udienza di ieri mattina – insisto nel dire che Dora non si è suicidata, e chiediamo un accertamento di verità su quello che è successo. Una verità a cui possiamo avvinarci soltanto con una consulenza fisico balistica».
«Non chiediamo la Luna – ha proseguito il legale – ma qualcosa che normalmente si può fare».
Durante l’udienza di ieri hanno preso la parola anche il pm Guerriero, che si è riportato alla richiesta di archiviazione già avanzata, e si è rimesso alle decisioni del gip sulla richiesta di nuove attività di indagine. Ha insistito per l’archiviazione e il diniego di un eventuale supplemento d’indagine, invece, il difensore di Capasso, l’avvocato Mimmo Stigliani.
Il legale dell’unico indagato per la morte della 30enne ha evidenziato, in particolare, l’inammissibilità della richiesta di interrogatorio del suo assistito. Dal momento che quest’ultimo, proprio in quanto indagato, potrebbe sempre avvalersi della facoltà di non rispondere.
IL GIP SI È RISERVATO DI DECIDERE
L’ultima parola, ad ogni modo, spetterà al gip, che ieri si è riservato la decisione e nei prossimi giorni potrà decidere se rigettare l’opposizione alla richiesta di archiviazione, chiudendo il caso, o accogliere le istanze dei familiari di La Greca. Sia disponendo ulteriori attività d’indagine, come sollecitato, che ordinando direttamente l’imputazione coatta di Capasso.
L’ipotesi che la caduta di La Greca fosse stata causata, in maniera più o meno volontaria, da un atto violento compiuto dall’allora 29enne, si era fatta largo fin dalle prime ore dopo il decesso. Soprattutto tra amici e parenti della 30enne.
Di fronte agli investigatori, però, Capasso era stato perentorio nel sostenere che la fidanzata si era lanciata dal balconcino della mansarda nel quartiere di Parco Aurora al culmine di una discussione per motivi di gelosia. Il 30enne aveva raccontato che Lagreca si era lanciata nel vuoto seminuda (indosso aveva soltanto gli slip, ndr) perché stava per fare la doccia. Per questo l’aveva coperta con la sua camicia dopo averla raggiunta nel punto in cui era precipitata, in attesa dell’arrivo del 118.
In seguito il 29enne, di mestiere operatore socio sanitario, aveva optato per il silenzio con giornalisti e curiosi impegnati a ricostruire l’accaduto. Mentre l’avvocato Stigliani, aveva stigmatizzato la pubblicazione di «continue ricostruzioni fantasiose e non rispondenti al vero» e «continue ricostruzioni fantasiose e non rispondenti al vero», riservandosi azioni legali a tutela della dignità, e della serenità, del suo assisto e dei suoi familiari.
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