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Nicola Gratteri

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Tra le conversazioni intercettate nell’operazione Maestrale-Carthago anche quelle del nipote del boss con minacce contro il procuratore Nicola Gratteri

VIBO VALENTIA – «La devi smettere di rompermi i coglioni, che adesso vado e mi prendo tutto, non hai capito ancora che devi lasciarmi tutto quanto, sia i capannoni con le campagne che la casa, e devi andartene».

È uno dei passaggi delle minacce che la signora Maria Calzone, titolare di un’azienda agricola di Cessaniti, avrebbe subito ad opera di Francesco Barbieri, ritenuto temporaneamente a capo della Locale di Zungri dopo l’arresto del boss Peppone Accorinti, del quale è nipote. La vicenda riguarda l’attività di sottomissione e paura messa in atto dalla consorteria criminale nei confronti delle vittime alle quali veniva imposto di cedere i propri terreni.

“Il Monte Lapa è di Peppone”

Facendo un passo indietro, proprio per capire quanto il fattore dei fondi agricoli fosse di preminente importanza, i carabinieri riportano nel fermo una intercettazione tra Giuseppe Armando Bonavita, ritenuto insieme al figlio Pino, esponente dell’omonima cosca, intranea alla ’ndrina di Briatico e dipendente dalla Locale di Zungri, l’indagato Daniele Vatano e una terza persona non coinvolta nell’indagine nel corso della quale il primo raccontava di una precisa località del comune di Briatico, denominato Monte Lapa, che si estendeva dal centro del paese fino a San Costantino, toccando una parte del territorio ricadente nella frazione San Leo, evidenziando come fosse ormai sotto il pieno controllo della famiglia Barbieri di Cessaniti (“È del nipote del compare”) – anche se carte alla mano apparteneva ad una persona appellata “Marchese” la quale vantava il citato titolo nobiliare proprio dalla famiglia di origine – dove aveva due ricoveri per l’allevamento di ovini e caprini.

IL NIPOTE DEL BOSS: «Portalo qui Gratteri che non vedo l’ora di sistemarlo»

La vicenda in questione risale al febbraio del 2019. “…Se vuoi stare in pace digli a quel cornuto di tuo marito di mandare i soldi che lui sa come funziona”; sarebbero state le ulteriori frasi pronunciate da Barbieri nei confronti della parte offesa che si era recata presso i carabinieri per sporgere denuncia manifestandone l’intenzione all’indagato che per tutta risposta avrebbe rincarato la dose (“Vai dai carabinieri che tanto non mi fanno nulla”; ) utilizzando anche parole ingiuriose nei confronti del procuratore capo della Dda, Nicola Gratteri (“Portalo qui quel cornuto di Gratteri che non vedo l’ora di sistemarlo”).

Il pascolo abusivo e la tentata estorsione

La donna affermava di vivere in uno stato di perdurante paura ricordando che nel dicembre 2018 aveva presentato un’altra denuncia sempre contro Barbieri per introduzione o abbandono di animali sul fondo altrui e pascolo abusivo nonché danneggiamento e minacce. Circostanze che si sarebbero verificate anche nell’agosto del 2018. L’indagato dopo aver pascolato il suo gregge sul terreno di fianco ai fondi in uso all’imprenditrice avrebbe dato fuoco alle sterpaglie. Le fiamme avevano raggiunto le sue proprietà in cui è presente un’abitazione e le stalle per i suoi animali. Un episodio che non creò ulteriori danni in quanto la donna si fece aiutare da un vicino per spegnere il fuoco.

Sempre ai carabinieri la Calzone aveva raccontato di non essere l’unica a lamentarsi delle condotte di Barbieri. “Molte persone segnalano il pascolo abusivo, incendi dolosi e furti di mezzi agricoli. Ma non parlano in quanto sono terrorizzate dal fatto che Barbieri possa rivalersi in maniera violenta contro di loro. Devo ammettere – concludeva – di essere sfiduciata da questa situazione. Anche perché ho ricevuto notifica che per uno dei procedimenti penali da me instaurati nell’ultimo periodo contro Barbieri per minacce, danneggiamento e pascolo abusivo, è stata disposta l’archiviazione”.
Sfiducia che, ora, con l’arresto del presunto responsabile, potrebbe essere ormai solo un ricordo.

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Francesco Ridolfi

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