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Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti

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Nella crescita europea la locomotiva è l’Italia: L’incremento acquisito del Pil per il 2023 è già oggi allo 0,8%, poco sotto la stima di +0,9% formulata dal governo nel Def

L’economia italiana brilla nel confronto con gli altri Paesi europei, crescendo nei primi tre mesi dell’anno più di Francia e Germania, con un miglioramento acquisito per l’intero anno già a un passo dalle stime fissate dal governo, e che fa intravedere la possibilità di margini meno stretti per le prossime misure economiche.

«Un dato che sprona il nostro governo a far ancora di più per sostenere chi produce ricchezza nella nostra nazione», promette Giorgia Meloni. Sbloccato il tesoretto da quasi 8 miliardi di risorse ricavate in deficit. I primi 3,4 servono subito e andranno a ridurre il cuneo per i redditi medio-bassi con il decreto lavoro del primo maggio.

crescita europea, locomotiva italia OLTRE LE ATTESE

Così, dopo la pagina nera della bocciatura della Camera allo scostamento di bilancio, a confortare il governo è la stima preliminare sul Pil diffusa dall’Istat: +0,5% rispetto al trimestre precedente e +1,8% rispetto ai primi tre mesi del 2022. Dati che superano le attese degli analisti, che prevedevano rispettivamente +0,2% e +1,4%. Merito della crescita di industria e servizi e del contributo positivo della domanda, sia nazionale che estera. Con il risultato di un’Italia che spicca tra i partner europei.

Il Pil dell’Eurozona si ferma al +0,1%, mentre nella Ue l’aumento è dello 0,3%. L’incremento maggiore, rileva Eurostat, lo registra il Portogallo (+1,6%), ma l’Italia conquista il secondo gradino del podio insieme a Spagna e Lettonia (+0,5%). La Francia è a 0,2%, la Germania ferma. Soddisfatto il ministro dell’Economia, Giorgetti, che difende l’operato del governo: «L’ambizione responsabile paga. Alle illazioni rispondono i fatti».

RIPRESA INDUSTRIALE

Dall’industria arrivano dati incoraggianti: dopo il lieve arretramento di gennaio, a febbraio il fatturato torna a crescere segnando +1,3% in termini congiunturali, +7,2% su base annua. Con il Pil allo 0,5% nel primo trimestre, la crescita acquisita per il 2023, quella cioè che si avrebbe se nei prossimi trimestri la variazione fosse nulla, è già allo 0,8%. Poco sotto la stima formulata dal governo nel Def: +0,9% nel quadro tendenziale, quindi a politiche invariate, e +1% considerando le misure che l’Esecutivo intende adottare.

Previsioni improntate alla prudenza, non smette di ripetere il ministro Giorgetti. Il quadro, infatti, resta incerto, come conferma la Banca d’Italia che avverte: l’alta pressione dei prezzi e la frenata dell’economia globale ed europea continuano a rappresentare un «elevato rischio» per la stabilità finanziaria del nostro Paese. Fondamentale, dunque, raccomanda via Nazionale, sarà proseguire lungo il sentiero di progressiva riduzione dell’indebitamento e del debito.

Per un quadro definito dei dati di finanza pubblica si attende intanto l’autunno, con la Nadef. Per ora le disponibilità in deficit per il prossimo anno liberate dal Def sono pari a 4,5 miliardi, già destinati a ridurre la pressione fiscale. Cui si aggiungono altri 1,5 miliardi da un nuovo giro di spending dei ministeri. La legge di Bilancio parte però da almeno 20 miliardi di spese indifferibili e spese che andranno rinnovate. Ricco il menu degli interventi per cui andranno trovate le risorse: dal rifinanziamento del cuneo al rinnovo dei contratti del pubblico impiego, dal rafforzamento dell’assegno unico al capitolo pensioni.


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Francesco Ridolfi

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