X
<
>

Le indagini effettuate finora nel Piano di Microzionazione sismica (in azzurro i Comuni mappati, in giallo quelli da mappare nella seconda fase e in grigio tutti gli altri ancora in attesa)

Share
5 minuti per la lettura

Terremoti, mappati appena 59 Comuni su 131. E non è mai partita la procedura dell’autorizzazione sismica per le nuove costruzioni. Inascoltati i ripetuti allarmi dei Geologi sul programma settennale

POTENZA – Una regione a sismicità alta – soprattutto nel territorio di Potenza e provincia – che lavora poco nella prevenzione. Senza cedere a fatalismo o catastrofismo, ma a mo’ di sprone per chi amministra, da due mesi sono i Geologi lucani a lanciare l’allarme: lo avevano fatto a luglio nel corso di  un convegno a Palazzo San Gervasio con gli Ordini degli Ingegneri, Architetti e Geometri della provincia di Potenza – alla presenza dell’assessore regionale Nicola Benedetto –, lo hanno ripetuto da ultimo dopo il sisma di Ischia. «Non si capisce – ha lamentato Gerardo Colangelo, presidente dei Geologi di Basilicata – perché gli studi di microzonazione finalizzati allo studio degli effetti di sito in caso di terremoto vadano così a rilento, in Basilicata addirittura gli studi sono fermi con il rischio di perdere il cofinanziamento del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile pari al 75% della somma prevista».

Non solo: «In Basilicata non è mai partita la procedura dell’autorizzazione sismica per le nuove costruzioni», che «poteva essere un’importante misura di prevenzione del rischio sismico a costo zero». Si tratta di accorgimenti che se adottati dalle istituzioni potrebbero ridurre il rischio legato ai terremoti: questa e altre misure sono in concreto quello che più generalmente finisce sotto la vaga definizione di «prevenzione». L’Italia ci sta lavorando da quasi un decennio, ma purtroppo i territori non sempre riescono a tenere il passo.

 Terremoti, mappati appena 59 Comuni su 131. E non è mai partita la procedura dell’autorizzazione sismica per le nuove costruzioni 

UN LUNGO PERCORSO È un percorso lungo quello che su scala nazionale dovrà portare a una mappatura delle aree a rischio sismico: quasi nove anni fa, ovvero nel novembre 2008, la Conferenza unificata delle Regioni e delle Province autonome ha approvato gli “Indirizzi e criteri per la Microzonazione sismica”, i cui obiettivi sono «razionalizzare la conoscenza sulle alterazioni che lo scuotimento sismico può subire in superficie, restituendo informazioni utili per il governo del territorio, per la progettazione, per la pianificazione per l’emergenza e per la ricostruzione post sisma», come si legge sul sito della Protezione civile. 

BASILICATA A RILENTO A cascata, le Regioni si sono date ognuna il proprio testo. In Basilicata la legge regionale di riferimento è la numero 9 del 7/6/2011 (“Disposizioni urgenti in materia di microzonazione sismica”) ma evidentemente il concetto di «urgenza» è abbastanza fluttuante se dopo 7 anni il progetto è in una fase di stallo: attualmente nel sistema Ms-Bas (Microzonazione Sismica dei Comuni della Basilicata) sono disponibili e consultabili i dati relativi a 59 Comuni, oggetto di studio nella prima fase e parzialmente della seconda fase del programma regionale.

In un territorio a elevato rischio sismico, un po’ pochi trattandosi di meno della metà dei 131 Comuni totali: nella fase 1 del programma, conclusa nel 2012, ne sono stati censiti 28 (Accettura, Avigliano, Bella, Ferrandina, Genzano, Grassano, Grottole, Irsina, Lagonegro, Lauria, Lavello, Marsicovetere, Melfi, Miglionico, Montescaglioso, Muro Lucano, Picerno, Pignola, Pomarico, Potenza, Rionero, Salandra, San Mauro Forte, Sant’Arcangelo, Senise, Tito, Tricarico, Venosa); 31 nella fase 2 (Atella, Balvano, Barile, Brienza, Brindisi di Montagna, Calvello, Castelgrande, Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore, Castelmezzano, Castronuovo di Sant’Andrea, Grumento Nova, Marsico Nuovo, Moliterno, Montemurro, Oppido Lucano, Palazzo San Gervasio, Paterno, Pescopagano, Pietragalla, Rapone, Ruoti, Sarconi, Sasso di Castalda, Savoia di Lucania, Teana, Tramutola, Trivigno, Vaglio di Basilicata, Vietri di Potenza, Viggiano).

 Inascoltati i ripetuti allarmi dei Geologi sul programma settennale di prevenzione del rischio

POI LO STOP Che il programma settennale abbia subìto una brusca frenata si capisce anche dagli 8 Comuni (Acerenza, Brienza, Forenza, Castelsaraceno, Latronico, Rotonda, San Severino Lucano e Viggianello) rimasti ancora da “microzonare” nella seconda fase. Uno stop che di fatto zavorra tutto il progetto, bloccando gli unici dati completi e definitivi – e dunque cofinanziabili – a quel 2012 in cui si è conclusa la prima fase.

Perché dal 2015 è tutto fermo e la fase 3 deve ancora partire. Due anni fa infatti – era giugno – si è riunita la Commissione regionale di Microzonazione Sismica che ha approvato, dopo aver superato la verifica della Commissione nazionale istituita presso il Dipartimento nazionale della Protezione Civile, 15 studi di primo livello accompagnati dall’analisi della cosiddetta “Condizione limite per l’emergenza” (Cle)  da trasmettere alle autorità comunali perché vengano recepiti negli strumenti urbanistici e nella pianificazione dell’emergenza. I centri interessati: Atella, Brienza, Calvello, Castelgrande, Castronuovo di Sant’Andrea, Grumento Nova, Marsiconuovo, Montemurro, Paterno, Pescopagano, Rapone, Ruoti, Sarconi, Savoia di Lucania e Viggiano (erano ancora in corso di approvazione gli studi relativi ai comuni di Acerenza, Balvano, Barile, Brindisi di Montagna, Castelluccio Inferiore, Castelluccio Superiore, Castelmezzano, Castelsaraceno, Forenza, Latronico, Moliterno, Oppido Lucano, Palazzo San Gervasio, Pietragalla, Rotonda, San Severino Lucano, Sasso di Castalda, Satriano di Lucania, Teana, Tramutola, Trivigno, Vaglio di Basilicata, Vietri di Potenza, Viggianello). 
Della terza annualità del programma (55 i Comuni previsti) sono stati soltanto approvati, per ora, i contratti da sottoscrivere con geologi, ingegneri e architetti: il primissimo step per l’avvio degli studi di microzonazione. 

ECCELLENZA UNIBAS  Nella regione che ancora ricorda il sisma del 1980 e sente molto il tema – ne sono dimostrazione i tanti segni di solidarietà lucana verso le popolazioni colpite da sisma negli ultimi anni –, si segnala l’eccellenza Unibas, forse non sfruttata e valorizzata a dovere: l’ateneo lucano è uno dei pochi, in Europa, all’avanguardia per lo studio di tecniche e materiali per ridurre i danni alle strutture causati dai terremoti, per la realizzazione di edifici a prova di scossa e per l’analisi dell’impatto del sisma; la sperimentazione si svolge a Potenza, nel laboratorio “Prove materiali e strutture” (SisLab) della Scuola d’Ingegneria, diretto dal professore Felice Carlo Ponzo.

In base alla classificazione di riferimento per il “Sisma bonus”, la detrazione fiscale approvata nella legge di Bilancio 2017, nel Potentino tutti i Comuni si trovano in zone a sismicità alta o media (indici 1 e 2: il capoluogo è in zona 1), mentre solo nel Materano c’è qualche centro in zona 3 (sismicità bassa anche nella Città dei Sassi); nessun centro, in tutta la Basilicata, si trova in zona 4 (molto bassa).

Share
quotidianodelsud

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE