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Viaggi in tutta Italia, dal Lazio alle Marche spingendosi fino in Valtellina. Sponsorizzazioni. Carte di credito intestate all’Acs ma utilizzate da parenti, amici, conoscenti. Amante. Telepass. E poi favori, affidamento di servizi senza alcune gara per la maggiore a soggetti pregiudicati. Tutto ciò in cambio di un voto. Di un sostegno elettorale.
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Quando poi la società partecipata raschiava il fondo della liquidità disponibile, insistentemente chiedeva al Comune di Avellino nuove corresponsioni economiche. Senza alcun giustificativo plausibile.
Peculato, corruzione e abuso d’ufficio: questi i reati contestati all’amministratore unico della società comunale partecipata che si è resa colpevole degli illeciti, l’Azienda città servizi.
I dettagli dell’operazione che all’alba di oggi hanno portato la Squadra Mobile di Avellino ad eseguire la misura cautelare degli arresti domiciliari all’amministratore dell’Acs, Amedeo Gabrieli, ed emanare sei divieti di dimora per amministratori delle cooperative che lavoravano per conto dell’azienda, sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa tenutasi negli uffici di via Palatucci della Polizia di Stato.
Presenti i principali attore dell’indagine avviata nel 2015: il Questore dott. Maurizio Ficarra, il Procuratore, dott. Rosario Cantelmo, il Comandante Provinciale della Guardia di Finanza Col. Antonio Mancazzo (che ha collaborato nella fase esecutiva) e il dirigente della Squadra Mobile, Dott. Marcello Castello.
Le indagini hanno fatto luce su una gestione criminale della società in house e hanno accertato l’utilizzo delle cooperative come “contenitori” per sistemare amici e parenti.
L’attività, condotta anche con l’ausilio di numerose intercettazioni telefoniche ed ambientali, è stata indirizzata ad acclarare le condotte corruttive poste in essere da dirigenti e amministratori comunali che gestiscono la “cosa pubblica”.
Ma non finisce qui quella che il Questore definisce “una vergogna”. Negli ultimi tempi le persone soggette a indagini, accortesi dell’attività investigativa, si prendevano anche “beffa” delle forze dell’ordine. Così emerge dalle intercettazioni telefoniche.
“Qua girano “quattro pirucchi”. Mica siamo Mafia Capitale”, questo il contenuto di una delle numerose intercettazioni raccolte dalle Forze dell’ordine, spingendo le persone coinvolte a reiterare le loro condotte, continuando a svolgere le medesime attività illecite. Anche dopo avere ricevuto gli avvisi di garanzia.
Un atteggiamento che il Procuratore Cantelmo definisce “sconcertante”.
Il materiale probatorio acquisito ha permesso agli inquirenti di accertare illeciti come l’uso personale ed illegittimo da parte di soggetti esterni di mezzi e strumenti di proprietà del Comune , gestione falsata dei bilanci, distrazione di soldi pubblici per privata utilità , favoritismi nelle assunzioni in cambio di rinnovi delle convenzioni in evidente violazione di legge.
La natura dei reati “è allarmante e crea fastidio- aggiunge il Procuratore- Il saccheggio sistematico di denaro pubblico crea ad una comunità più danni anche di altri tipi di crimini che all’apparenza sono più gravi. Sconvolge l’arroganza di comportamenti, il senso di impunità che anima i loro reati, la sicurezza a sentirsi fuori da qualsiasi tipo di indagine”.
Poi il dottor Cantelmo concentra la sua attenzione anche sui “danni morali” che provocano questi tipi di reati a danno della cosa pubblica: “la rassegnazione delle famiglie, dei giovani, costrette ad assecondare il titolare di una pubblica amministrazione”.
Per il Procuratore, tuttavia, è questo il momento giusto per “ribellarsi”. Per protestare. “Perché è bene che gli avellinesi si decidano a cancellare dal loro vocabolario il termine “isola felice”.
Anche perché, relativamente all’operazione odierna, Cantelmo mette ben in evidenza come le sei misure adottate siano solo il primo step di un’indagine più articolata che certamente riserverà sorprese “serie”.
Tra l’altro la Procura aveva già avanzato richieste più severe, così come una misura cautelare nei confronti di una settima indagata (Cantelmo usa a chiare lettere il femminile) che il Gip ha respinto.
“Valuteremo le argomentazioni nel merito- aggiunge- ma nel complesso ritengo che abbiamo avuto una risposta adeguato rispetto al quadro probatorio che abbiamo proposto”.
Non ultimo, da parte del Procuratore, un “sentito grazie” a tutte le Forze di polizia che hanno mostrato di lavorare con forte sinergia e in maniera sensibile.
Aspetto sottolineato anche dal Questore Ficarra che parla di una organizzazione di Polizia giudiziaria di livelli di assoluta qualità.
Lo sconcerto per “la privatizzazione della cosa pubblica”, viene espresso anche dal Procuratore aggiunto, dottor Vincenzo D’Onofrio: “Attività criminali che inficiavano la libertà di quelle imprese economiche sane e fuori dal sistema corruttivo perché i servizi venivano offerti illegittimamente solo a cooperative scelte ad hoc. Da sottolineare che le convenzioni stipulate dall’Acs per la conduzione delle aree di sosta chiuse, tra il comune di Avellino e due cooperative in oggetto, sono di tipo “B”m quelle tese al recupero sociale”.
Infine il procuratore D’Onofrio evidenzia come “gli organi preposti al controllo delle partecipate, benché consapevoli degli scambi correttivi, non hanno assunto provvedimenti”.
Il colonnello della Gdf, Mancazzo, parla di “momento storico per la nostra provincia” per aver scoperchiato il vaso della gestione privatistica della cosa pubblica” che ancora altre sorprese riserverà con il proseguii delle indagini.
Infine il capo della squadra mobile, dottor Castiello, come già prima di lui il Procuratore, pone i riflettori sulla “noncuranza degli indagati che continuavano a mettere in atto comportamenti negativi, nonostante i campanelli d’allarme”.
Attualmente nessun rappresentante politico è stato raggiunto da avviso di garanzia. Le indagini, tuttavia,a riguardano ad ampio spettro, a vario titolo e con posizioni differenziate, numerosi soggetti.
E’ evidente che nel medio periodo emergeranno altre importanti novità relative all’ndagine in corso.
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