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Preside siciliana arrestata con le accuse a vario titolo di peculato, altro brutto caso di chi usa per propri interessi l’antimafia
«Minchia, la preside che ruba, che schifo. Diteci che non è vero! Doveva essere un esempio per i nostri figli. È una cosa che fa troppo male, troppa rabbia. Già siamo un quartiere che finisce sui giornali per le retate di droga, per la mafia, ora perdiamo pure la preside perché ha rubato. A chi dobbiamo credere?».
Questi i commenti i genitori e di giovani dello Zen 2 di Palermo, un quartiere ad alto rischio, alla notizia che la Preside della Scuola intitolata al giudice Giovanni Falcone, Daniela Lo Verde, il vice preside, Daniele Agosta ed una commerciante sono arrestati per una serie di reati, dal furto di generi alimentari, computer e tablet, acquistati con fondi europei che invece di essere destinati agli alunni della scuola molti figli di famiglie indigenti, finivano invece nelle loro case e nelle loro cucine.
Ma ci sono anche una decina tra insegnanti ed operatori scolastici indagati il che dimostra (come testimoniano i filmati e le intercettazioni dei carabinieri) che in quella scuola c’era un vero e proprio “magna magna”. Molti dunque sapevano di quello scandaloso modo di fare e di gestire. Lo sconcerto provocato è stato davvero enorme soprattutto in quel quartiere dove il degrado e la criminalità la fanno da padrona.
Lo sconcerto principale è soprattutto per la Preside soprannominata “Preside Coraggio” per la sua attività di insegnante in quel quartiere, insignita anche come “Cavaliere del lavoro” dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Insomma un vero e proprio schifo che dimostra, purtroppo, ancora una volta, come certi personaggi che si spacciavano come antimafiosi e che ricoprivano ruoli importanti nella politica, nella giustizia, nell’imprenditoria, nel giornalismo che avevano fatto carriera e molti continuano a farla, erano e sono in realtà dei pataccari che sfruttando i loro ruoli, soprattutto di antimafiosi, hanno ingannato migliaia e migliaia persone, facendo i loro personali interessi, anche di natura economica e politica.
PRESIDE SICILIANA ARRESTATA, ENNESIMA FIGURACCIA DELL’ANTIMAFIA SICILIANA
E questo deve farci riflettere molto, soprattutto chi indica e suggerisce certi personaggi a cariche ed onorificenze importanti. E, purtroppo in Sicilia, ma non solo, gli esempi negativi non mancano. Basta ricordare i recentissimi casi di “paladini dell’ Antimafia” finiti, non soltanto nella polvere ma arrestati e condannati. Alcuni nomi per tutti, Antonello Montante, ex presidente di Confindustria, arrestato, processato e condannato per una serie di reati, la Presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto che decideva di patrimoni milionari fatti gestire agli amici ed agli amici degli amici finita sotto processo e condannata in primo e secondo grado ed in attesa della pronuncia della Cassazione.
Ma ce ne sono ancora tanti altri e tra questi anche alcuni giornalisti, sfiorati fino, ad ora, dall’inchieste dell’ Antimafia Regionale, fino ad alcuni mesi fa guidata dal bravo Claudio Fava, che hanno fatto carriera saltando sul carro dell’antimafia.
Le ultime due chicche quella del Gip di Latina, Giorgia Castriota che in cambio di denaro ed altri benefit è stata arrestata perché affidava consulenze ed incarichi ad amici e conoscenti ed per ultimo la Preside Daniela Lo Verde della scuola “Giovanni Falcone” dello Zen di Palermo. Una inchiesta, quest’ultima che come rivelano le intercettazioni ed i filmati dei carabinieri, gestiva i fondi europei, per dirla in maniera gentile, molto allegramente. “Ma a cosa ci servono tutti questi computer (comprati con i fondi europei e destinati agli studenti ndr) chiedeva il vice preside Daniele Agosta al suo preside Daniela Lo Verde. E lei:”ora vediamo”.
Computer ma anche generi alimentari che invece finivano prima nel bagagliaio della Preside che piazzava la sua auto all’interno del recinto scolastico (perché i pacchi erano tanti ed a volte anche pesanti ndr) e poi a casa sua, nella sua cucina. Generi che comprendevano anche origano, lattine di pelati, birra ed altro. E la Preside Daniela Lo Verde, nonostante nel settembre scorso aveva ricevuto un avviso di proroga delle indagini, aveva continuato nella sua attività come se nulla fosse. Pensava, la Preside che l’inchiesta riguardava alcuni corsi di formazione, sempre finanziati con fondi europei, corsi mai effettuati che erano soltanto sulla carta, falsa naturalmente.
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