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LA legge sulle vaccinazioni approvata dal Parlamento (legge 119/2017) estende da 4 a 10 le vaccinazioni obbligatorie previste per l’iscrizione a scuola.
QUALI SONO LE NUOVE VACCINAZIONI?
A difterite, tetano, polio ed epatite B si sono aggiunte pertosse, emofilo di tipo B, morbillo, rosolia, parotite e varicella (quest’ultima è obbligatoria solo per i nati dal primo gennaio 2017).
A CHE FASCIA D’ETÀ SI RIVOLGE LA NORMA?
Le 10 vaccinazioni obbligatorie riguardano i bambini e i ragazzi da 0 a 16 anni.
LE VACCINAZIONI SONO A PAGAMENTO?
Tutte le 10 vaccinazioni – suddivise in esavalente (antipolio, tetano, difterite, epatite B, pertosse, Emofilo) e tetravalente (parotite, rosolia, morbillo, varicella) – sono gratuite. Due uniche iniezioni più le dosi di richiamo.
COSA È CAMBIATO DAL TESTO PRECEDENTE?
Sono stati limati alcuni punti del precedente testo, in particolare sui vaccini obbligatori (in principio si era pensato a 12, ora si passa a 10) e le multe (tetto massimo di 500 euro anziché di 7.500).
QUALI SONO LE SCADENZE?
Le certificazioni andranno presentate entro il 10 settembre 2017 per i nidi, le materne e le scuole dell’infanzia, mentre per gli altri gradi di istruzione la data è il 31 ottobre; in caso di dichiarazione sostitutiva occorre mettersi in regola entro il 10 marzo (le scadenze valgono anche per gli studenti già in corso e gli stranieri non accompagnati). I certificati da presentare sono l’attestato o il certificato dei vaccini sostenuti, rilasciato dalla Asl, o la copia del libretto vaccinale vidimato sempre dalla Asl (valgono la prenotazione di visita vaccinale alla Asl o la dichiarazione di averla richiesta).
SONO PREVISTE PROROGHE?
No, il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, ha detto che «non ci sarà alcuna proroga al termine del 10 settembre».
COSA COMPORTA NON AGIRE SECONDO LEGGE?
Il mancato rispetto degli obblighi di legge determina l’impossibilità ad accedere agli asili nido, scuola materna e servizi per l’infanzia dei bambini nella fascia di età compresa tra 0-6 anni di età. Sono inoltre previste sanzioni economiche da 100 a 500 euro. Entro il 20 marzo le scuole inviano alle Asl l’elenco degli iscritti non in regola ma i bambini di asilo e nido vengono esclusi, gli scolari degli altri gradi di istruzione continuano a frequentare; in ambedue i casi i genitori saranno invitati dalla Asl a regolarizzare la loro posizione: è qui che, in caso contrario, si rischiano le multe.
Sulle certificazioni si lamentano già «disagi sia per le famiglie che per gli istituti»
ANCHE GLI INSEGNANTI HANNO DEGLI OBBLIGHI?
Gli insegnanti entro il 16 novembre devono presentare i documenti agli istituti dove prestano servizio, o una dichiarazione sostitutiva delle vaccinazioni eseguite.
CI SONO STATE LAMENTELE?
Secondo qualcuno, alcuni aspetti della nuova legge comporteranno notevoli disagi sia alle famiglie che alle istituzioni scolastiche: su tutti, si critica il voler scaricare sulle spalle del personale delle scuole e dei genitori, già gravate da molti pesi, il compito di raccogliere autocertificazioni e certificazioni che peraltro chi riceve non è in grado di valutare.
COME SE NE POTREBBE USCIRE?
Nella consapevolezza della ristrettezza dei tempi, tali da non consentire la ricerca di eventuali altre forme di semplificazione, in alcune regioni come la Calabria si è proposto di disporre – di concerto con l’Ufficio scolastico regionale – che la documentazione attestante lo stato vaccinale sia inviata direttamente dalle Asl alle famiglie; laddove lo stato vaccinale non risulti in regola rispetto all’età, le famiglie potrebbero ricevere gli appuntamenti per le vaccinazioni. I documenti ricevuti dalla propria Asl saranno poi consegnati dalle famiglie alle scuole, evitando quindi la presentazione di autocertificazioni e di successive certificazioni.
C’È POI ANCHE QUALCHE VEXATA QUAESTIO LESSICALE
In Campania, di preciso a Napoli, l’assessore comunale alla Scuola Annamaria Palmieri ha fatto notare che in un passo della circolare Miur del 17 agosto sull’attuazione della Legge 119/17 in tema di prevenzione vaccinale per le scuole dell’infanzia, si notano «evidenti contraddizioni» legate a «una distinzione preoccupante tra “accesso” e “iscrizione”», con un conseguente «orientamento ad escludere i bambini e le bambine dalla frequenza o dall’accesso prima che i genitori regolarizzino la propria posizione presso l’Asl».
DOPO IL CASO NELLE MARCHE, C’È IL RISCHIO LEGATO A MEDICI E INFERMIERI NON VACCINATI?
Sì, è un rischio da valutare, e infatti alcuni parlamentari avevano proposto un emendamento alla legge Lorenzin per obbligare medici e infermieri – ma anche i docenti – a fare prevenzione: la modifica però non è passata, ma almeno si è stabilito che tutti i lavoratori di sanità e scuola dichiarino qual è la loro situazione vaccinale entro tre mesi dall’approvazione della legge (cioè ai primi di novembre). Le Regioni devono convincere i dipendenti a vaccinarsi, e intanto le Asl emiliane hanno fatto sapere che chiederanno a chi lavora in settori delicati di vaccinarsi, pena lo spostamento in altri servizi.
A PARTE QUESTI CASI LIMITE, LE FAMIGLIE SONO ADEGUATAMENTE PREPARATE E INFORMATE?
Qualcuno pensa a conferenze di servizio per i dirigenti scolastici con l’obiettivo di fornire alle famiglie e agli operatori tutte le informazioni in relazione agli adempimenti previsti e per trovare soluzione di supporto affinché i procedimenti previsti dalla norma possano essere svolti efficacemente per ogni ordine e grado scolastico.
IN BASILICATA
La Basilicata è una regione al top nella somministrazione: sulle vaccinazioni pediatriche di base (poliomelite, difterite, tetano, pertosse, epatite B, hemophilus influenzale di tipo B, morbillo, parotite, rosolia, varicella) è, infatti, quasi sempre prima in Italia con percentuali che rasentano il 100%, qualche volta seconda, una volta sola quarta. Una flessione si trova solo per la vaccinazione destinata agli over 65 (l’antinfluenzale) e per quella dedicata alle dodicenni (papillomavirus umano) per poi riprendersi su meningococco C e pneumococcico.
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