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I presidenti di Sicilia e Calabria Renato Schifani e Roberto Occhiuto

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La stima del commissario della “Stretto di Messina” Vincenzo Fortunato che fa il punto sull’iter. Resta il tema dell’impatto ambientale: il progetto esistente non ebbe il via libera del Ministero

IL MINISTRO Salvini aveva azzardato una spesa di 7 miliardi di euro per il ponte sullo Stretto («meno di un anno di reddito di cittadinanza» aveva chiosato). Ma pare più attendibile la stima che ieri ha fatto Vincenzo Fortunato, commissario liquidatore della “Stretto di Messina SpA”, la società concessionaria per la progettazione e realizzazione del ponte che il decreto approvato dal consiglio dei ministri lo scorso 16 marzo – “salvo intese”, il testo ancora non c’è – riporta in vita.

«Presumo 12 miliardi di euro, il doppio del 2008. Quando i costi del ponte erano quantificati in circa 6 miliardi, da allora a oggi sono passati quasi 15 anni ed è presumibile che questa cifra sia molto aumentata» ha detto Fortunato, ieri ospite del meeting “Il Ponte sullo Stretto, una sfida necessaria”, organizzato a Palermo da Fondazione Magna Grecia e Fondazione Sicilia.

L’intervento di Fortunato affronta un paio di nodi cruciali: il finanziamento dell’opera e l’iter che consentirà di rimetter in piedi il progetto, ripristinare i vecchi contratti e aggiornare il progetto.

FINANZIAMENTO

Il commissario liquidatore conta sulla capacità dell’opera di pagarsi in parte da sé. «Ci sarà una parte di autofinanziamento – ha detto – Nel 2008 era del 60 per cento, oggi presumibilmente dovrà essere inferiore ma questo dipende anche dai pedaggi, che non dovranno superare il costo attuale dell’attraversamento con i traghetti. Rfi e Trenitalia immaginano una finanziabilità intorno al 40 per cento, la restante parte dovrà essere finanziata con contributi statali, comunitari e regionali».

I tecnici del gruppo di lavoro istituito dal governo Conte, ricordiamo, avevano sconsigliato la partecipazione dei privati al finanziamento. «La brevità del percorso di attraversamento e delle relative opere connesse non consente di prevedere un volume di pedaggi a carico degli utenti in grado di consentire una operazione di project financing – scrivevano nella relazione – Per queste ragioni appare, quindi, ragionevole che l’investimento sia effettuato direttamente con risorse pubbliche (nazionali e/o europee)».

L’ITER E L’IMPATTO AMBIENTALE

Il percorso che dovrà riannodare tutti i fili di un discorso interrotto ormai dieci anni fa, con la messa in liquidazione della società Stretto di Messina, non è semplice, ha detto Fortunato. «Ovviamente ci sono tanti problemi amministrativi, tecnici, giuridici ma tutti a mio parere risolvibili – ha spiegato – Il progetto andrà naturalmente aggiornato, senza tralasciare l’aspetto dell’impatto ambientale». Il progetto definitivo, consegnato nel 2011, non aveva in effetti esaurito tutti i passaggi del suo iter.

Il ministero dell’Ambiente dichiarò nel marzo 2013 l’impossibilità di pronuncia sulla compatibilità ambientale dell’opera, rilevando che le risposte alle richieste di integrazioni formulate erano state «parziali, lacunose e non sempre esaustive» e che non erano state ottemperate alcune prescrizioni. Veniva anche evidenziata l’incidenza negativa su habitat protetti. Nel frattempo il governo Monti aveva già deciso di rinunciare al progetto (depennato all’epoca dall’Europa dalle opere finanziabili) e nell’aprile 2013 la società andò in liquidazione, fermando quindi ogni altro intervento o integrazione sul progetto.

LE REGIONI

La Sicilia è pronta a fare la sua parte «anche economicamente», ha detto al teatro Massimo di Palermo il governatore Renato Schifani. «La Regione sarà presente con un componente, così come è previsto nella bozza del decreto che riattiva la società del ponte sullo Stretto cancellata dal governo Monti. La soluzione individuata da Salvini mi sembra efficace, cioè rivitalizzare quel contratto. La società sarà la stessa di allora e rinuncerà a 700 milioni di danni chiesti – ha proseguito Schifani – Il decreto è in corso di valutazione, aspettiamo che possa essere valutato a giorni».

«Anche la Regione Calabria, in maniera proporzionale rispetto alla Sicilia, farà la sua parte per la realizzazione del ponte sullo Stretto – gli ha fatto eco il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto – Ma noi ci aspettiamo che facciano la loro parte soprattutto l’Europa e il governo nazionale. Questa non è una infrastruttura utile soltanto alla Calabria o alla Sicilia, ma al Paese, ed è inserita in corridoi che l’Europa ha ritenuto strategici».

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