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Peppe e Tonino, intesi come Giuseppe Scopelliti e Antonio Gentile, rispettivamente
coordinatore e vicario del Pdl, avevano lavorato di fino. Da veri cesellatori. Meglio dei
maestri orafi di Valenza Po. Con un coup de théâtre. La candidatura di Rosanna Scopelliti,
figlia del giudice Antonio Scopelliti, ucciso dalla ‘ndrangheta nel 1991, svelata con uno
scoop del Quotidiano qualche giorno prima. Un colpo da ko per il Pd che non ha messo in
campo nessuna candidatura simbolo dell’antimafia. Ma l’effetto immagine è durato solo un
giorno perché, nel frattempo, Berlusconi ha fatto lo scherzetto a Scopelliti, intesto come
governatore, laddove gli ha infilato nelle liste, di soppiatto, Domenico Scilipoti, meglio
conosciuto come lo “zimbello” di Montecitoro. Da destra si para il colpo affermando: «beh,
noi abbiamo Scilipoti, voi avete Rosy Bindi». Sul piano numerico e di metodo, cioè
catapultare le candidature nelle colonie della Calabria Saudita, il paragone ci può stare.
Ma Rosy e Mimmo non sono proprio la stessa cosa.
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