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Un duplice omicidio inserito nelle guerre di mafia dei clan delle preSerre Vibonesi ha trovato i suoi responsabili

di GIANLUCA PRESTIA

VIBO VALENTIA – Due ergastoli e tre assoluzioni. Accolte in pieno le richieste del pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro Marisa Manzini. Si chiude così il primo grado del troncone degli omicidi del processo “Luce nei boschi” contro i clan delle Preserre vibonesi. La sentenza è stata pronunciata intorno alle 18 dal presidente della Corte d’Assise della città capoluogo di regione, Giuseppe Valea (a latere Carmela Tedesco) e certifica la responsabilità di Bruno Emanuele, considerato il vertice del sodalizio criminale della vasta zona montana, e di Vincenzo Bartone, suo braccio destro, nel duplice omicidio dei fratelli Giuseppe e Vincenzo Loielo avvenuto il pomeriggio del 22 aprile del 2002 e finalizzato ad acquisire la supremazia della zona. Le tre assoluzioni hanno invece riguardato il fratello di Bruno, Gaetano Emanuele, del cognato Franco Idà e di Giovanni Loielo, quest’ultimo accusato di un altro duplice omicidio, quelli di Raffaele Fatiga e Rocco Maiolo, verificatosi agli inizi degli anni ’90 in una località imprecisata. I due furono vittima di un agguato di “lupara bianca” e i loro corpi non vennero mai trovati. Il collegio di difesa era formato dagli avvocati Vincenzo Galeota, Giuseppe Di Renzo, Giovanni Russano e Salvatore Staiano.

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