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Una sede della Silicon Valley Bank

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Dobbiamo esser grati alle regole europee sul sistema bancario grazie a quelle si evita il rischio Silicon Valley Bank

Forse la Silicon Valley Bank (Svb) non diventerà famosa come la Lehman Brothers (il cui fallimento diede la stura alla Grande recessione del 2008-2009), ma nonostante questo ci offre alcune interessanti lezioni. Cominciamo da lontano. I tassi d’interesse alti fanno male all’economia: una proposizione, questa, da tutti accettata (anche se i tassi in questione, quelli che fanno male, sono i tassi reali, al netto dell’inflazione). Ma quali sono i canali attraverso i quali i tassi alti fanno male?

Di solito si pensa agli effetti del costo del denaro sugli investimenti, sulle vendite a rate, sull’edilizia tramite i costi dei mutui. Ma c’è un altro canale attraverso cui il “male” si riversa sull’economia. In economie ad alta intensità di finanza come le nostre, gli alti tassi fanno perdere valore alle attività finanziarie, e questo vale sia per le azioni che per le obbligazioni.

LA MANCATA PROTEZIONE DEGLI HEDGE

Per le azioni, si tratta di un “uno-due”. “Uno” è la conseguenza del primo canale, l’impatto negativo sull’economia reale, che porta a una riduzione degli utili delle imprese (e, come si sa, il valore delle azioni, secondo teoria, non è che un grumo in cui si racchiudono gli utili futuri, scontati a oggi con un adeguato tasso di sconto).

Il “due” sta appunto in questo tasso: se sale, gli utili previsti si rimpiccioliscono. Per quanto riguarda le obbligazioni, se il tasso d’interesse corrente sale, il valore dei bond emessi in passato scende. Perché? A causa del fatto che i bond di nuova emissione, con un rendimento più alto, sono più appetibili, e quindi i bond vecchi, emessi con una cedola più bassa, devono scendere di valore per eguagliare il rendimento a quello dei nuovi.

IL CASO SILICON VALLEY BANK E LE REGOLE EUROPEE

Ma veniamo all’oggi e alla Svb. Questa vicenda ci conferma due antiche verità: primo, che i mercati, come si sa, hanno un cuore di coniglio e zampe di lepre. Secondo, che le banche da sempre viaggiano su quel filo del rasoio che è tipico di istituti che prendono soldi a breve e li investono a lungo.

Sulla prima verità, c’è poco da dire: la prima reazione dei mercati è stata infatti di paura, e i risparmiatori sono fuggiti dalle azioni bancarie, senza rima né ragione (salvo poi ritornarvi, dopo che i timorosi conigli hanno annusato i doverosi salvataggi).

Sulla seconda verità, c’è da dire che fare il banchiere è un’arte: un’arte che mira a tenere le scadenze di attività e passività sotto controllo, proteggendosi con gli hedge e con adeguate riserve di capitale.

«Ma i vostri non appreser ben quell’arte», dice Dante a Farinata degli Uberti, e in questo caso i “vostri” sono i dirigenti della Svb che avevano sottostimato il rischio che gli alti tassi facevano correre al loro portafoglio di titoli e non si erano protetti con gli hedge. C’è anche l’arte dei regolatori americani che non è stata “ben appresa”: situazioni come quelle della Svb avrebbero dovuto essere segnalate e corrette (cosa che sarebbe successa in Europa, dove la regolazione è più attenta e severa).

L’INCENDIO DOMATO

Infine, c’è da parlare dell’azzardo morale. L’intervento tempestivo del Tesoro Usa (che ha esteso la garanzia dei depositi senza limiti) è stato criticato da varie “anime belle”, perché così si incentiva l’azzardo morale. Ma l’azzardo morale si incentiva con una regolazione lasca più che con i salvataggi. Il miglior “salvataggio” è la prevenzione. Criticare il bail out è come dire che i pompieri non debbono andare a salvare una casa in fiamme perché bisogna insegnare alla gente a non fumare a letto…

Comunque, questa vicenda ha, sia pure brevemente, sconquassato i mercati. In America (vedi il grafico in pagina) il rendimento dei T-Bond (i BTp del Tesoro Usa) a due anni è bruscamente sceso, dato che i mercati si aspettavano che la Fed avrebbe smesso di alzare i tassi così da calmare le paure sulla fragilità del sistema bancario americano. Di conserva, sono scesi anche i rendimenti del T-Bond a 10 anni, ma in misura minore. In ogni caso, la curva dei rendimenti rimane invertita (i tassi a breve sono più alti dei tassi a lunga), anche se la differenza, come si vede dal grafico, si è ridotta.

Due conclusioni. La prima: il principio di incendio è stato prontamente domato dalle autorità monetarie americane, e, a parte reazioni pavloviane di breve periodo, questa crisi non dovrebbe avere serie conseguenze, né in America né nel mondo, a differenza di quello che accadde con altri preclari esempi Usa di mancata regolazione (la crisi dei S&L degli anni Ottanta e dei mutui subprime del 2008). La seconda: dobbiamo esser grati alla struttura regolatoria del sistema bancario che abbiamo in Europa, meno frammentata e più rigida di quella americana.


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