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Il palazzo di giustizia di Potenza

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Sfigura il rivale e viene condannato a quasi 3 anni di carcere per lesioni aggravate il 39enne di Palazzo San Gervasio, Michele De Fino

POTENZA – Dovrà scontare due anni e 10 mesi di reclusione per lesioni aggravate il 39enne di Palazzo San Gervasio, Michele De Fino.
Lo ha deciso, ieri, il Tribunale di Potenza rivedendo al ribasso la richiesta di 4 anni di reclusione avanzata dal pm Elena Mazzilli.

Il collegio presieduto da Rosario Baglioni, ha derubricato l’accusa, come richiesto anche dal pm, da tentato omicidio a lesioni aggravate. Quindi ha condannato De Fino anche al pagamento delle spese processuali e del risarcimento dei danni sofferti dalla vittima. Oltre alle spese legali per la sua costituzione in aula.

In precedenza proprio il difensore della parte offesa aveva insistito per una condanna più pesante e il riconoscimento dell’accusa più grave di tentato omicidio. Mentre il difensore di De Fino, l’avvocato Antonio Murano, aveva evidenziato, tra l’altro, l’assenza di elementi di riscontro alle accuse al suo assistito.

SFIGURA IL RIVALE, CONDANNATO A QUASI 3 ANNI DI CARCERE, ECCO LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI

I fatti al centro del processo risalgono agli inizi di giugno del 2018. A quel tempo alcuni passanti nei paraggi del lago artificiale di San Giulia, nel bosco di Palazzo San Gervasio, hanno soccorso un giovane di Palazzo San Gervasio.
Ai militari che hanno raccolto la sua denuncia l’uomo ha riferito di aver perso conoscenza dopo essere stato colpito alla nuca da De Fino, che lo aveva raggiunto brandendo una zappa lì dove era solito passeggiare con il suo cane. Stando alle ferite riportate sul volto, però l’allora 35enne si sarebbe accanito sulla sua vittima quando era già a terra, provocandole ferite da taglio multiple giudicate guaribili in 33 giorni.

Durante il dibattimento sarebbero emerse anche le ragioni del contrasto tra i due, legate a una donna con cui la vittima aveva avviato una relazione, ma che in precedenza aveva frequentato De Fino. L’allora 35enne, infatti, avrebbe fatto circolare in chat alcune immagini compromettenti della donna. Di qui le prime tensioni inizialmente sopite, ma riaffiorate, in un secondo momento, dopo la morte di una cucciolata di cani di razza in comproprietà della vittima e dell’aguzzino.

DE FINO HA PARTECIPATO AL PROCESSO IN COLLEGAMENTO DAL CARCERE

De Fino ha assistito all’udienza di ieri in collegamento dal carcere dove è detenuto dal 2019 per possesso illegale di una pistola, molestie, atti persecutori nei confronti della sua ex fidanzata, insieme alla illecita diffusione di immagini sessualmente esplicite.

Il suo era stato il primo arresto effettuato in Basilicata per il reato di illecita diffusione di immagini sessualmente esplicite, introdotto nell’ordinamento italiano ad agosto del 2019.

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