Uno degli scafisti del caicco affondato
3 minuti per la letturaCROTONE – Adesso ne manca uno all’appello. Un siriano. Il cerchio si sta stringendo intorno all’equipaggio della “Summer Love”, l’imbarcazione naufragata a Steccato di Cutro all’alba dello scorso 26 febbraio.
Dopo che la Squadra Mobile e la Sezione operativa navale della Guardia di finanza di Crotone hanno individuato in Austria Gun Ufuk, il 28enne turco arrestato su mandato d’arresto europeo dopo poco più di una settimana d’irreperibilità, sono quattro i presunti scafisti attualmente sottoposti a fermo nell’ambito dell’inchiesta sulla strage dei migranti.
Un altro turco, individuato sempre da poliziotti e finanzieri, è tra le vittime. I due si aggiungono ad altri tre fermati da carabinieri, poliziotti e finanzieri nell’immediatezza, si tratta di un turco, ritenuto il capitano, e di due facilitatori pakistani. Ufuk, in particolare, è stato beccato dalla polizia di frontiera a Graz. A lui gli investigatori coordinati dalla Procura di Crotone sono risaliti poiché i finanzieri, nel corso di un sopralluogo a Steccato, hanno rinvenuto parti di un suo documento d’identità, compresa la foto, poi riconosciuta da alcuni superstiti come quella che raffigurava uno degli scafisti.
Sono così scattate le ricerche internazionali che il 3 marzo scorso hanno dato il primo frutto poiché l’irreperibile è stato fermato dalla polizia austriaca ed era sprovvisto di documento d’identità. L’Unità italiana della Rete europea di ricerca dei latitanti (Enfast) attiva presso il Servizio per la cooperazione internazionale della Direzione centrale della Polizia criminale ha avviato un immediato scambio informativo con l’omologa Unità Fast austriaca, coordinandone le attività di ricerca sul campo fino a giungere all’arresto. Sono in corso le procedure di consegna all’Italia.
In particolare, in base alla ricostruzione interforze che aveva portato ai primi fermi, già avallata dal gip Michele Ciociola, Ufuk avrebbe personalmente guidato il caicco. Alcuni naufraghi lo indicano come lo scafista turco che, appunto, conduceva l’imbarcazione e cooperava con uno scafista siriano – l’unico attualmente rimasto uccel di bosco – cioè il meccanico, ad aggiustare il motore della seconda imbarcazione.
La prima, “Luxury 2”, era quella scintillante in vetroresina che ad alcuni passeggeri sembrava nuova di zecca ma che ha avuto problemi al motore per cui è stato necessario il trasbordo su quel legno malandato poi schiantatosi contro una secca. Ma Ufuk viene indicato anche come colui che abbandonava l’imbarcazione nei pressi della costa senza prestare soccorso ai migranti.
«I componenti turchi dell’equipaggio hanno subito preso degli oggetti neri simili a dei tubi che hanno gettato in acqua e si sono tuffati aggrappandosi ad essi per poi scappare», ha detto agli inquirenti un superstite. «L’ho incontrato sulla seconda imbarcazione. L’ho visto più volte guidare… A volte scendeva personalmente in stiva per controllare le persone poiché il pakistano… spesso litigava con noi migranti con atteggiamento provocatorio e non è stato fatto più scendere in stiva. È uno di quelli che è scappato con il gommone insieme al siriano e ad un altro turco, sempre per come ho appreso dagli altri migranti». Ufuk, in ultima analisi, sarebbe quello che «fisicamente ha guidato l’imbarcazione verso l’Italia».
Gli adempimenti necessari potrebbero ora allungare i tempi per l’incidente probatorio già chiesto dal pm Pasquale Festa.
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