Il carcere Luigi Daga di Laureana di Borrello
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Si amplia la rete di Nati per la Musica, con sede in Calabria al Cantiere musicale internazionale: aderisce il carcere di Laureana di Borrello
MILETO (VIBO VALENTIA) – L’azione del Cantiere musicale internazionale guidato da Roberto Giordano, nell’ambito del progetto Nati per la musica, coordinato da Emanuela Galvagno, continua a raccogliere consensi. Una attività di ampliamento e crescita sul territorio che va rapidamente consolidando la struttura operativa e organizzativa di un progetto nazionale in grado di fare della musica uno strumento di integrazione e unione.
In quest’ottica e di questi giorni la notizia di un nuovo e importante anello che si aggiunge alla catena socio-culturale che Nati per la musica sta costruendo in Calabria. Una catena fatta di relazioni e progettualità capace di contagiare istituzioni ed enti privati appartenenti ai più diversi settori operativi.
NATI PER LA MUSICA, IL CARCERE DI LAUREANA ADERISCE ALLA RETE LOCALE
La nuova adesione alla rete locale del progetto Nati per la musica, la cui sede operativa in Calabria, come detto, è il Cantiere musicale internazionale, questa volta viene dall’Istituto a custodia attenuata di Laureana di Borrello che si aggiunge a circa una ventina di altre istituzioni pubbliche e private calabresi.
Si tratta di «una adesione che rappresenta un risultato storico per il Cantiere musicale internazionale, per Nati per la musica e per la Calabria tutta. Nel nostro ruolo di supporto alla genitorialità – sostiene Galvagno – non dimenticheremo chi ne ha maggiormente bisogno e faremo il possibile per raggiungere tutte le famiglie calabresi».
L’obiettivo è fare in modo che «la nostra regione diventi il fiore all’occhiello nella diffusione del programma nazionale di Nati per la musica». Un programma «che abbiamo sposato con la consapevolezza dell’efficacia dell’approccio alle buone pratiche musicali, sin dalla più tenera età, per lo sviluppo psicofisico e relazionale del bambino e per il sostegno alla genitorialità consapevole».
GLI OBIETTIVI DI INTEGRAZIONE E SOSTEGNO SOCIO-PSICOLOGICO DEL CARCERE DI LAUREANA
Un’adesione entusiasta da parte dell’Istituto di pena diretto da Caterina Arrotta come si evince dalla dichiarazione rilasciata dalla responsabile dell’area giuridico-pedagogica del carcere Simona Prossomariti.
«La detenzione – spiega Prossomariti – al di là delle considerazioni che si possono fare, circa le cause e le responsabilità che sottendono tale evento, è sicuramente un momento traumatico, non solo per chi ne è il diretto interessato, ma anche per tutte le persone a lui vicino: i familiari, infatti, soprattutto i loro figli, diventano spesso delle vittime, non solo perché pagano, ovviamente, con la privazione degli affetti, ma anche perché, nel momento in cui accedono negli istituti per effettuare i colloqui, sebbene involontariamente e nonostante innumerevoli tentativi per scongiurare ciò, subiscono inevitabilmente le conseguenze negative dei luoghi della detenzione».
Questa è la ragione per cui la struttura di Laureana di Borrello «è da sempre particolarmente attento e sensibile ad evitare che la “colpa e condanna” del padre, ricada, quasi biblicamente, sul figlio. Tutto questo, onde evitare, peraltro, il pernicioso meccanismo della “profezia che si autoadempie”: il figlio del detenuto, soprattutto quando bambino, deve, invece, poter trovare, nel tempo e nello spazio dei luoghi della detenzione del proprio padre, una dimensione di armonia, che non intralci affatto il suo percorso di crescita e di sviluppo».
DA LAUREANA UNA ADESIONE “ENTUSIASTA” AL PROGETTO
Premesso ciò, la proposta di aderire alla rete locale di Nati per la Musica, rappresentata da Emanuela Galvagno «è stata, dunque, da subito accolta con grande entusiasmo: non si tratta di voler solo limitare i danni del carcere sui bambini, di partire dalla ricostruzione dei tessuti relazionali, di consentire una “genitorialità consapevole” dei detenuti, ma di offrire concretamente eventi, che, all’insegna della bellezza e dell’armonia, insita nell’ars musicae, garantiranno ai padri,
in stato detentivo e ai loro bambini di poter sperimentare, in chiave ludica ed intima, nuove modalità per scoprirsi e conoscersi».
Inoltre, il progetto sarà «realizzato in uno spazio privilegiato, già facente parte dell’I.C.AT. di Laureana di Borrello, la cosiddetta “casetta di legno”, una sorta di chalet, uno spazio molto “particolare” ed insolito, se riferito agli istituti penitenziari, che, arredato con gusto e cura, di fatto, ricorda la dimensione domestica, e, che, dunque, ben si presta per queste attività».
Si tratta di «una iniziativa singolare, unica nel suo genere a livello nazionale: essere i primi in Italia è, chiaramente, motivo di grande orgoglio e quindi, per dirla con le stesse parole di Rita Emanuela Galvagno, il nostro intento è ora di far nascere germogli di vita nuova, anche là dove sembra impossibile che questo accada».
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