Giorgia Meloni
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Meloni, se ci sei batti un colpo. È già successo troppe volte che esponenti del partito della premier e del governo la mettano in difficoltà, mentre lei va in giro per il mondo ad accreditare il nostro Paese e a perseguire una visione interessante per il suo futuro come quella di trasformare la nostra Penisola nell’hub energetico di un’Europa che è indotta a interrompere i rapporti di fornitura con la Russia al cui servizio erano poste tutte le infrastrutture installate negli ultimi decenni.
UNA GAFFE DOPO L’ALTRA
Peraltro i dirigenti del partito e i ministri “autoparlanti” (copyright di Salvatore Merlo) si procurano di solito clamorosi autogol. Giovanni Donzelli si gioca maldestramente alla Camera un’informazione che avrebbe potuto mettere in difficoltà un’autorevole delegazione del Pd che era andata – senza troppo clamore – a visitare Alfredo Cospito in carcere.
Donzelli procura ai deputati dem una solidarietà collettiva, mentre incassa per sé un giurì d’onore, mentre il suo coinquilino, Demastro delle Vedove, che gli aveva passato l’informazione, finisce sotto inchiesta della procura romana per violazione del segreto d’ufficio.
En passant anche Carlo Nordio deve spaccare il capello in quattro per riuscire a dare copertura al suo sottosegretario appostato in Via Arenula per tenerlo sotto controllo.
Poi è di nuovo la volta di Giuseppe Valditara, ministro che dice quello che pensa, ma non compie quasi mai l’operazione contraria di pensare a ciò che dice. E sulla vicenda di Firenze cade nella trappola di una preside che, a ridosso di una lite tra studenti di diverso credo politico, disserta sul fascismo, assumendo una posizione di reprimenda con minacce di provvedimenti disciplinari. E fornisce il destro a una sinistra politica e sindacale (a cui sono rimasti solo gli occhi per piangere) di mettere a frutto il tema dell’antifascismo in una manifestazione a cui prendono parte tutte le possibili sigle di partiti e movimenti di opposizione e diventa l’occasione per l’incontro di Teano 2 tra Conte, Schlein e Landini.
Grande visibilità mediatica, ma nessuno nota l’assenza di bandiere ucraine, perché a certi antifascisti vien naturale combattere quello defunto, il 25 aprile del 1945, anziché quello vivo, vegeto e criminale che ha sede al Cremlino.
Poteva mancare in questa sequela di gaffe Matteo Piantedosi, il Comunardo Niccolai della squadra del governo? Il ministro dell’Interno è riuscito nell’intento di caricarsi sulle spalle (sue e del governo) il tragico naufragio di Cutro senza riuscire a far valere il principale motivo che ha inviluppato i soccorsi. Il governo Conte 1, su pressione di Salvini, aveva infatti disposto delle norme in base alle quali non era più sufficiente la presenza di un barcone stracarico per ritenere che fosse in pericolo e che andasse soccorso, ma che ci fosse una segnalazione in tal senso da parte di Frontex (che in quel caso sembra non fosse così chiara).
Ma la vera responsabilità del ministro – le cui parole hanno fatto il giro del mondo – ha riguardato la disapprovazione per quei genitori che mettono in pericolo la vita dei figli andandosene in giro per il mare in burrasca, anziché starsene a casa (come avrebbe fatto lo stesso Piantedosi con i suoi figli).
ARRIVA GIORGIA
Dal ritorno dal viaggio in India e negli Emirati, Meloni ha assunto in proprio la questione immigrazione. Come hanno scritto le agenzie: «Dopo la strage di migranti sulle coste crotonesi, la presidente Giorgia
Meloni ha deciso di prendere in mano il dossier migratorio e di convocare a Palazzo Chigi il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che secondo indiscrezioni potrebbe essere sostituito.
Il presidente del Consiglio, dopo aver dichiarato che ci sono stati troppi errori, chiederà al ministro dell’Interno di rimettere nel cassetto il pacchetto di norme mutuate dai decreti Salvini, quelle che prevedono una stretta sull’accoglienza dei migranti. Nel Consiglio dei ministri che si terrà in Calabria entro venerdì, il governo approverà una stretta sulle pene per i trafficanti di esseri umani.
Palazzo Chigi ha smentito queste indiscrezioni sulla convocazione del ministro, il quale peraltro oggi alla Camera risponderà alle interrogazioni presentate a iosa sul naufragio di Cutro.
UN BAGNO DI REALISMO
Sarà opportuno che non complichi la sua posizione, anche se per lui sarà difficile chiamare in causa le responsabilità della gestione degli Affari interni da parte di Matteo Salvini, di cui era capo di gabinetto, in pratica factotum, essendo il ministro impegnato nella dependance estiva di Milano Marittima, quando non prendeva parte a una qualche campagna elettorale.
In ogni caso, sembrerebbe che anche sul versante dell’immigrazione stiano maturando nella maggioranza orientamenti più realistici. Le dichiarazioni del ministro Lollobrigida relativamente ai fabbisogni dei settori produttivi costituiscono un passo avanti rispetto a una narrazione primitiva secondo la quale i migranti “rubavano” il lavoro agli italiani. Rendersi conto che l’apporto della manodopera straniera è un’esigenza primaria del mercato del lavoro che già avverte i morsi della denatalità, è indubbiamente il segnale di una nuova consapevolezza verso politiche di integrazione, che vadano oltre il “buon cuore” della sola accoglienza.
Sarà in grado Giorgia Meloni di svoltare anche sul terreno delle migrazioni? Sarebbe un passo importante per una che fino a pochi mesi or sono predicava il blocco navale. Soprattutto sembra che la presidente del Consiglio si appresti a intervenire – Matteo Salvini permettendo – sulle norme restrittive introdotte dal Conte 1. Staremo a vedere.
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