Mustafa El Aoudi riceve la cittadinanza italiana
3 minuti per la letturaCROTONE – «Papà, oggi non andiamo a scuola, ti accompagniamo noi in Prefettura». In un giorno di febbraio col sole, Mustafa El Aoudi, il commerciante ambulante di origini marocchine che nel dicembre 2018 ha salvato la vita a una dottoressa mentre veniva aggredita dopo essere uscita dall’ospedale “San Giovanni di Dio”, ha ricevuto dalle mani della prefetta di Crotone, Maria Carolina Ippolito, il Decreto, appena pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, con cui il Presidente Mattarella gli ha conferito la cittadinanza italiana. Il gesto eroico è, come noto, rientrato tra gli “eminenti servizi resi all’Italia”, positivamente considerati dal Cdm su proposta del ministro dell’Interno Piantedosi.
«È stato un giorno bellissimo, la prefetta è stata davvero gentile con me e la mia famiglia, i miei figli hanno preferito saltare la scuola ed esserci», dice El Aoudi al Quotidiano. Il Decreto ratificato da Mattarella giunge a rimuovere un paradosso, quello del Cavaliere della Repubblica con permesso di soggiorno.
Sempre Mattarella, per quel suo atto nobile di oltre quattro anni fa, quando saltò addosso all’aggressore, armato di cacciavite, della dottoressa Nuccia Calindro e sventò un probabile femminicidio, aveva, infatti, insignito El Aoudi della massima onorificenza, ma è passato un bel po’ di tempo perché si perfezionasse l’iter avviato dall’ex sindaco di Crotone Ugo Pugliese con la sua istanza. Adesso il sogno diventa realtà.
Ad attenderlo fuori dalla Prefettura c’era la dottoressa Calindro, che non ha mai smesso di ringraziare il suo eroe e che ha voluto esserci anche lei per abbracciarlo.
Ci pensa ogni tanto a quel pomeriggio drammatico, Mustafa. Anche la prefetta ha voluto che lo rievocasse.
«Ci penso sempre, è stato un momento brutto, specie per la dottoressa. Sono intervenuto per salvare quella donna aggredita brutalmente con un cacciavite, è successo davanti me. Dopo che ho bloccato quell’uomo, qualcun altro è arrivato, volevano picchiarlo, poi è arrivata la polizia. Non ci ho pensato un attimo e ho dato aiuto a quella donna, quell’uomo stava per ucciderla».
Nei mesi scorsi, assistito dall’avvocato Luigi Colacino, El Aoudi aveva scritto al Presidente Mattarella nella speranza che si sbloccasse l’iter. “Mustafa”, come lo chiamano tutti da queste parti, da 30 anni vive a Isola Capo Rizzuto; a Crotone era già un’istituzione, perché allestisce da anni la sua bancarella dinanzi all’ospedale ed è conosciuto da tutti ed è benvoluto per la sua empatia coinvolgente. Nell’aprile 2021, con la pronuncia della Corte di Cassazione, è divenuta definitiva la condanna di Luigi Amoruso, l’uomo accusato del tentato femminicidio avvenuto all’esterno dell’ospedale. In primo grado il gup di Crotone lo aveva condannato a 10 anni e 4 mesi di reclusione.
Ma la Corte d’Appello di Catanzaro aveva ridotto a 7 anni la pena escludendo l’aggravante della crudeltà, e ciò nonostante la donna fosse stata colpita ben 16 volte con un cacciavite e nonostante la “provvidenzialità” (citiamo la sentenza del gup Michele Ciociola) dell’intervento del neo cittadino italiano. La dottoressa deve la vita a El Aoudi perché Amoruso l’aveva già colpita in parti vitali, al collo, al torace e al capo, e stava per sferrare un altro fendente, dopo averla immobilizzata, quando su di lui piombò l’eroe, che fermò la violenza e bloccò l’aggressore impedendogli la fuga. Arresto del privato, si chiama nel gergo giudiziario. Ma è umanità.
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