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CIRÒ MARINA (KR) – Dopo una sequela di intimidazioni, consistite in danneggiamenti ed aggressioni, esasperato da continue richieste di saldare debiti mai contratti, alla fine Francesco Spataro ha denunciato. E come lui anche altri, anche se sono ancora pochi, troppo pochi. Ai carabinieri, l’imprenditore ha raccontato che in seguito ai guadagni ricavati dagli appalti comunali era iniziato il suo calvario, in quanto era stato avvicinato in almeno quattro occasioni da esponenti della criminalità organizzata cirotana.

In particolare, il 16 gennaio 2020 riceveva la visita dell’indagato Luca Frustillo che, senza profferire parola, gli avrebbe sferrato un pugno sull’occhio destro, facendolo cadere a terra. Il motivo dell’aggressione era dovuto al fatto che, essendosi aggiudicato dei lavori per il Comune di Umbriatico, Frustillo pretendeva a titolo estorsivo la somma di 2.000 euro; richiesta formulatagli qualche giorno prima e a cui Spataro aveva opposto un rifiuto.

Il 9 gennaio dello stesso anno, Gianfranco Musacchio e Cataldo Cornicello, anche loro noti alla vittima in quanto affiliati al “locale” di ‘ndrangheta di Cirò, avrebbero intimato a Spataro: «Ci manda Luca tuo cugino, quando ci dai i soldi ed il ponteggio?». Il riferimento sarebbe al pizzo imposto per i lavori al cimitero svolti per il Comune di Cirò Marina e conclusi a giugno 2020.

«Ma quali soldi ti devo dare?», la riposta dell’imprenditore, che a quel punto sarebbe stato colpito da Musacchio con un pugno al volto.

Una ulteriore richiesta estorsiva la persona offesa la subiva intorno alla metà di ottobre 2021. Nell’occasione, Spataro si trovava davanti alla porta di ingresso del suo ufficio, quando passava a bordo uno dei veterani del clan, Francesco Amantea, che pretendeva un regalo per i lavori che l’imprenditore stava svolgendo presso la scuola di Umbriatico. «Soldi non ce ne sono», la risposta, mentre Amantea si allontanava gesticolando con un segno di disapprovazione.

Alla fine Spataro ha raccontato ai carabinieri di aver ceduto, di aver pagato 30mila euro a Frustillo in seguito a un’aggressione da questi compiuta insieme a Ottavio Marincola nei pressi di un supermercato. A completare l’aggressione fisica si sarebbero poi aggiunti Giuseppe Santoro e Pino Marincola, i quali sopraggiungendo successivamente lo colpirono al volto ed alle gambe, mentre Frustillo gli ricordava che non poteva rifiutarsi di pagare. La sua vita era diventata un incubo per il timore di nuove aggressioni fisiche. Ma l’uomo ha trovato il coraggio di denunciare.

Le intercettazioni: la «baracca va avanti» anche in Germania

«’A baracca va avanti». Nonostante la maxi operazione Stige del 2018, con 170 arresti, che inflisse un duro colpo al “locale” di ‘ndrangheta di Cirò. La baracca va avanti e i rapporti con la cellula criminale in Germania erano sempre stretti. A rinsaldarli avrebbe contribuito la partecipazione, al matrimonio di una figlia del boss Cataldo Marincola, di Giuseppe Grisafi e Vincenzo Barbieri, giunti in aereo quattro giorni prima delle nozze e ospitati a Torretta di Crucoli da Luigi Mancuso, pronipote del boss, il quale si occupava anche di prelevarli dall’aeroporto di Lamezia Terme.

Per quanto riguarda, invece, il rientro in Germania, a riaccompagnarli in aeroporto sarebbero stati Gianluca Scigliano e Gaetano Crapisto. Immancabile l’incontro al bar CSB Sestito, sorta di base logistica del clan, con gli affiliati “veterani” Giuseppe Cariati, Cataldo Grisafi, Giuseppe Grisafi, Gianluca Scigliano e Luigi Vasamì, e con gli “emergenti” Luca Frustillo e Antonio Marincola. Un summit in piena regola, quello censito nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’operazione “Ultimo Atto”, durante il quale il nuovo reggente della cosca, o presunto tale, Vasamì, avrebbe consigliato a Barbieri di allontanarsi subito da persone che, eventualmente, non gli fossero gradite, lamentando nel contempo che loro a Cirò erano rimasti in quattro, cinque persone ed ognuno doveva dare il suo contributo all’organizzazione.

A tali affermazioni Barbieri avrebbe replicato con una battuta accompagnata da una risata: «meglio pure per noi!», che, implicitamente, lasciava intendere che l’attuale numero esiguo di affiliati rimasti in libertà dopo l’operazione “Stige” agevolava in qualche modo il gruppo di stanza in Germania che, come accertato in passato, si doveva prodigare per qualsiasi esigenza della cellula madre, soprattutto durante le frequenti trasferte nello Stato tedesco.

Ma sarebbe stata una successiva affermazione di Romano a non lasciare dubbi d’interpretazione circa la volontà di proseguire  le strategie criminali: «’A  baracca va avanti». Le nuove leve del clan si erano riorganizzate attorno ai (pochi) veterani rimasti in libertà, ma è scattata la nuova retata.

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