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Non possiamo permetterci da domani sera di dovere fare i conti con il problema dell’equilibrio italiano perduto. Perché così non si combina più niente nel momento in cui vanno portati a casa 10 punti di Pil usando la flessibilità su tutti i fondi europei. I francesi e i tedeschi ci sono addosso perché, al netto di qualche errore politico nostro più recente nel modo di porci, abbiamo dimostrato di essere più bravi di loro in economia e con il Pnrr cominciamo a diventare competitor temibili. Per i francesi siamo anche pericolosi per come ci muoviamo in Africa all’interno di un progetto italiano di hub energetico e industriale del Mediterraneo. Sono fondamentali la tenuta della maggioranza e un’opposizione seria per spendere in Europa la forza solida del sistema Paese affinché il debito comune europeo, non la deroga agli aiuti di Stato, diventi una scelta di metodo e di sostanza e perché il nuovo patto di stabilità europeo favorisca la crescita e non penalizzi chi ha meno agibilità fiscale.

La nostra sola speranza è che da queste elezioni regionali in Lazio e Lombardia emergano risultati che saranno chiari a sufficienza per mettere tranquilli tutti. Come Italia abbiamo il solo interesse che la situazione sia stabilizzata perché la gravità dei problemi da affrontare esige un duro lavoro di squadra del sistema Paese in tutte le sue componenti.

Altro che ozi sanremesi dove mandarini della tv di Stato possono impunemente regalare pezzi di patrimonio digitale che appartengono a tutti i cittadini italiani a questo o quel soggetto privato, a volte a imperi economici addirittura familiari. Stiamo parlando di una vergogna che non c’entra niente con i giochi della politica, che sono sempre più o meno pretestuosi, ma con il senso fondante della responsabilità di un funzionario pubblico e l’esercizio a cui è tenuto nello svolgimento delle sue funzioni.

Tornando alle cose serie è bene che esattamente come accade nelle grandi democrazie nessun risultato elettorale intermedio impedisca che tutti si misurino con la realtà decisa dal popolo sovrano del primo governo vero di destra centro che si muove su un orizzonte di legislatura. Attraverso la chiarezza dei ruoli e il confronto, anche durissimo ma trasparente, delle posizioni. Questa lealtà deve valere per chi governa e per chi fa opposizione, sia chiaro. Quello che proprio vanno evitati sono patatrac da politichese puro per cui se Salvini va giù ma non troppo si tiene o altrimenti salta tutto nella maggioranza di governo.

Oppure se i Cinque stelle vanno molto su e il Pd molto giù aumentano le scintille del nulla in almeno due delle tre opposizioni e il Paese perde la forza di equilibrio di cui ha bisogno la stabilità del sistema Italia. Sono solo due esempi, ma se ne potrebbero fare molti altri e gli analisti della politica del giorno per giorno sono capaci di creare bolle che durano mesi arrecando danni gravissimi. Pur comprendendo pienamente l’importanza generale delle elezioni nelle regioni delle capitali economica e politica del Paese, non possiamo permetterci da domani sera di dovere fare i conti con il solito problema dell’equilibrio italiano perduto.

Perché allora i soliti mandarini della burocrazia italiana, gli uomini più potenti di questo Paese, si ritirano nei loro castelli bloccando tutto e la politica riprende a rumoreggiare sul nulla con il solito codazzo di giornalisti queruli al seguito. Perché così non si combina più niente, nel momento più delicato in cui bisogna portare a casa i risultati del Piano nazionale di ripresa e di resilienza e usare al massimo livello la flessibilità accordata su tutta la massa di fondi europei facendo spesa effettiva dopo avere selezionato le priorità. Dobbiamo evitare in tutti i modi contraccolpi sul sistema Paese da un risultato elettorale di elezioni regionali dove non si vota più per chi è più bravo, ma secondo le pregiudiziali per cui i cittadini elettori danno per scontato che il trend dei servizi resterà uguale chiunque vinca se non che peggiori.

Altrimenti non sarebbe neppure concepibile il favore dei sondaggi per un presidente di Regione, parlo di Fontana in Lombardia, che con un mega carrozzone tecnologico messo su con i soldi di tutti non riusciva neppure a convocare i cittadini della sua regione per fare il vaccino e si dovette fare ricorso alla piattaforma tecnologica delle Poste. Non scherziamo per favore a fare di questo test regionale e dei suoi sub risultati interni alle coalizioni un test politico di livello nazionale che incide sulla stabilità italiana e aumenta le tensioni in Europa perché non ce lo possiamo permettere.

Non dobbiamo mai dimenticarci che abbiamo i francesi e i tedeschi addosso perché, al netto di qualche errore politico nostro più recente nel modo di porci, abbiamo dimostrato di essere più bravi di loro in economia e con il Pnrr cominciamo a diventare dei competitor temibili. Soprattutto agli occhi dei francesi siamo addirittura pericolosi per quello che stiamo facendo in Algeria e in Libia e per come ci poniamo nei confronti dell’Africa all’interno di un progetto italiano serio di hub energetico e industriale del Mediterraneo a sostegno della crescita europea. A tutto questo si aggiunga un ulteriore elemento di destabilizzazione. Perché i Paesi del Gruppo di Visegrad non hanno mai avuto la possibilità di avere un’interlocuzione con una leader come Giorgia Meloni che permette loro di entrare nella cittadella dei fondatori.

La maggioranza della Destra italiana al governo è in grado di mobilitare i conservatori e di portarli a alleanze inedite. Al punto che, quasi senza nemmeno accorgersene a pieno, solo per tale fatto ipotetico già sta mettendo in crisi il modello del motore franco tedesco dell’Europa. Tutto questo avviene senza che sia nemmeno davvero chiaro fino a quando il cancelliere Scholz sia in grado di reggere l’urto contrario all’asse con i francesi sia dei Paesi della corona del Nord sia di quelli dell’Est come i polacchi, i cechi, gli slovacchi, gli ungheresi e molti altri, per non parlare di Lituania e Estonia. Non è un piccolo blocco e riguarda una tradizionale area di espansione della Germania, non della Francia.

Macron gioca a fare il furbo e piazza le sue provocazioni credendo che facendo il primo della classe nel sostegno a Zelensky si prende la guida dell’Europa e si tira dietro la Germania. Che, però, ha una posizione geografica diversa e dunque non si saprà mai come reagirà, ma di certo possiamo già ritenere che avrà pressioni molto forti di segno avverso. Basti solo pensare che in caso malaugurato di ulteriore escalation del conflitto militare in Ucraina il confine tedesco è molto più vicino a quello della guerra di quanto lo sia il confine francese. Se Putin avesse dato a Scholz anche un solo minimo spazio per trattare, state certi che il cancelliere tedesco lo avrebbe sfruttato al massimo.

Il quadro europeo e globale è davvero complesso per consentirci come sistema Italia di uscire dai binari del solco tracciato da Draghi in casa e fuori e perché ciò non avvenga sono fondamentali la tenuta della maggioranza e un’opposizione seria capace di incalzarla senza sconti nel modo giusto. Insieme devono fare dieci punti di Pil aggiuntivi con gli investimenti pubblici in casa e spendere in Europa la forza di un sistema Paese che attrae capitali esteri e fa meglio degli altri affinché il debito comune europeo, non la deroga agli aiuti di Stato, diventi una scelta di metodo e di sostanza e perché il nuovo patto di stabilità europeo favorisca la crescita, non penalizzi i Paesi a più bassa agibilità fiscale. Questi tempi della storica miopia tedesco-olandese a mezzadria con quella francese di oggi devono appartenere al passato e basta. Hanno già fatto troppi danni.


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