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Marisa Laurito in Scena

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«Mio papà era calabrese, di Castrovillari, nelle mie vene scorre sangue napoletano e calabrese»… intervista a Marisa Laurito

SABATO 28 gennaio al Metropol di Corigliano-Rossano sarà Capodanno. No, non sono assolutamente impazzito, sabato, su quel palco andrà in scena “Persone Naturali e Strafottenti”, uno dei testi più innovativi, scabrosi e controversi di un grande del nostro teatro come Giuseppe Patroni Griffi che si svolge proprio in una notte di capodanno, a Napoli, dove quattro persone “naturali e strafottenti”, appunto, per un gioco del destino, divideranno la loro solitudine con quella degli altri – mentre fuori, la città, saluta il nuovo anno – fra discussioni, recriminazioni, desideri repressi, liti e violenze sessuali. Nel cast del nuovo allestimento ci sono il regista Giancarlo Nicoletti, che presta, anche, la sua attorialità e la sua esperienza al travestito Mariacallàs, il Premio Ubu, Giovanni Anzaldo e il poliedrico Livio Beshir. Unica donna in scena di straordinario, anzi di straordinari talenti, è Marisa Laurito, con cui ho avuto il piacere di conversare sullo spettacolo e “sull’impasto della vita”.

MARISA LAURITO E LE “PERSONE NATURALI E STRAFOTTENTI”

Lei è un’artista che ha sperimentato e usa molti linguaggi. Persone Naturali e Strafottenti è un testo forte e provocatorio di Patroni Griffi, e segna il suo ritorno nella drammaturgia in un ruolo che alla prima storica dello spettacolo fu della grande Pupella Maggio. Com’è stato l’approccio?
«Intanto di grande paura, perché ovviamente Pupella è stata un’attrice straordinaria, per fortuna io non l’ho mai vista recitare in questo ruolo, quindi ne ho fatto un’interpretazione molto personale. Donna Violante è una donna non cattiva, ma abbattuta da una vita drammatica e disperata. Allo stesso tempo è rimasta anche un po’ ingenua pur vivendo in un casino, essendo stata messa a vivere lì a 16 anni per fare da cameriera alle prostitute. In lei molti sentimenti e valori sono, come dire, sfalsati dalle tragedie che ha avuto nella sua vita».

Il critico Franco Cordelli sul Corriere della Sera ha definito la regia e l’allestimento di Nicoletti come la “Rivincita di Patroni Griffi dopo 40 anni”.
«Già perché lo stesso Cordelli aveva bocciato il testo 40 anni fa alla prima! Sono convinta non ne avesse compreso l’importanza, neanche di come avrebbe superato gli anni, di come sarebbe stato moderno successivamente. Un testo che anticipava sensibilità e tematiche che solamente oggi vengono percepite con più diffusione. È un testo che parla di una solitudine crudele, feroce, in una festosa notte di Capodanno. All’inizio c’è un personaggio che urla “un nuovo anno da stuprare”».

Come si trova Violante in questo contesto?
«Violante è una donna semplice ma disperata, perché lei ha solo la voglia di passare, di avere, una scheggia di felicità in questa notte del 31. Anche questa scheggia di felicità, però, le viene negata perché passa un Capodanno terribile, a mettere delle pezze sul culo di uno per evitare che vada in ospedale e cercando lei stessa di non essere denunciata perché ha affittato una camera a una trans, con la quale, tra l’altro, litiga proprio sul fatto di averle o meno affittato la stanza per quella notte. C’è una Napoli buia, dark, disperata, dove il bene e le piccole esigenze vengono negate».

Che cos’è per Marisa Laurito e per i personaggi questa solitudine? Cosa rappresenta?
«Io fortunatamente non l’ho mai vissuta, però la solitudine come la vive Violante, come la vivono questi personaggi è una solitudine sia sociale che individuale. C’è il rifiuto della società nei confronti di queste persone considerate molto in basso nella scala degli esseri umani. Cosa che accade anche oggi. Ed ecco la forte attualità del testo, con le sue storie sugli immigrati e gli omosessuali. Ricordiamoci che in Iran gli omosessuali vengono ancora impiccati».

I DIRITTI UMANI E L’ESPERIENZA SU SKY CON SANDRA MILO E MARA MAIONCHI

Condivido moltissimo l’impegno che sta portando avanti sul fronte dei diritti in Iran e vorrei chiederle se crede che ancora oggi gli artisti dovrebbero portare avanti queste cause, dare forza a chi non ne ha.
«Guardi, io personalmente mi sono sempre impegnata per una marea di cause per i diritti umani e sociali, credo che le persone che hanno una popolarità debbano dare voce, con forza, alle cause in cui credono»

Fra poco debutterà su Sky il programma di viaggio con Sandra Milo e Mara Maionchi. Come è stato il rapporto con queste “compagne di viaggio”?
«Molto divertente perché è stato un viaggio con donne che hanno vissuto una vita piena. Io adoro viaggiare e loro sono delle signore ancora molto moderne che hanno molta energia e una vita importante di cui parlare, è stato davvero molto interessate».

UN’ARTISTA POLIEDRICA E VARIOPINTA

Renzo Arbore ha detto di lei: “Una personalità variopinta non può che variopintare”. Questa frase mi ha colpito e vedendo il suo sito è davvero chiaro “il variopintare”, il modo in cui usa una varietà enorme di linguaggi artistici, dalla scultura, alla fotografia, dalla pittura alla recitazione. Che rapporto ha con la creatività?
«Per me la creatività, ma soprattutto l’espressione della creatività, sono importantissime, perché se una ha tanti e vari talenti e pensa di voler rischiare e metterli, come dire, in mostra non capisco perché non lo debba fare. Da pochi giorni è morta una donna straordinaria e piena di talenti come Gina Lollobrigida, che era una che scolpiva, fotografava e altro. Quando chiacchieravamo parlavano di queste cose, anche a lei come a me piaceva cucire, quando c’è il tempo naturalmente, i propri vestiti. Io, poi, adoro cucinare e penso che la vita sia un impasto, un impasto che ha bisogno di giuste dosi e un impasto è anche quello che facciamo nella carriera. Io ho l’esigenza di dipingere, ho iniziato quando avevo 17 anni. Mio padre voleva che io facessi la pittrice. Io credo che la creatività sia un sentimento interiore e quindi io faccio quello che voglio della mia».

MARISA LAURITO E LA CALABRIA: «MIO PAPÀ ERA CALABRESE»

Sabato sarà al Metropol di Corigliano-Rossano. Qual è il suo rapporto con la Calabria?
«Mio padre era calabrese, di Castrovillari. Nelle mie vene scorre sangue napoletano e calabrese. Poi fu sfollato a Napoli ed è lì che ha conosciuto mamma e si sono sposati. Tutta la mia infanzia è trascorsa facendo “viaggi di speranza” e disperati perché, con la 1100 di mio padre, Napoli – Calabria durava 9 ore d’inferno con le strade dell’epoca e senza aria condizionata. Ho un legame molto forte con questa terra che considero come una seconda casa».

Persone naturali e strafottenti”, va in scena per “La Rassegna L’AltroTeatro- On Stage Metropol. Patrocinata dal comune di Corigliano-Rossano, nell’ambito del cartellone “ Il Teatro si fa in Tre”.

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