Un momento della visita a Riace
Varcando il confine della piccola cittadina di Riace ciò che salta all’occhio non è la sua composizione eterogenea, quanto il fatto che questa sia diventata parte della quotidianità a tal punto da non essere più considerata tale; una delle scene più commoventi, passeggiando per le strade del paese, è passare davanti al campetto da calcio e vederlo pieno di ragazzi di ogni nazionalità, ciascuno con il proprio vissuto, che probabilmente neanche riescono a comprendersi a parole, ma sono capaci di giocare insieme come se si conoscessero da sempre. (…)
Ricordo anche una donna, originaria del luogo, ormai residente a Roma e scesa lì per l’estate, lieta di riscoprire il paese rinato, pullulante di energia.
È proprio questo aggettivo che colpisce più d’ogni altro: rinato.
Una rinascita portata proprio da coloro che spesso vengono definiti un problema da risolvere, un numero da calcolare, la cui accoglienza, al contrario, rappresenta una straordinaria occasione di crescita, una ricchezza non soltanto dal punto di vista umano, ma anche economico e culturale (…)
Con una buona dose di lungimiranza, perché respingere l’idea di un’integrazione che, oltre a rappresentare un’ancora di salvezza per tante vite in pericolo, potrebbe costituire un germe di metamorfosi per una terra in fase di declino?
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La seconda uscita della rubrica “Post Millennials”, lo spazio dedicato dal Quotidiano del Sud ai diciottenni o giù di lì (LEGGI I DETTAGLI DELL’INIZIATIVA), affronta ancora il tema delle migrazioni e dell’accoglienza. Francesca Filice, studentessa diciottenne del corso di laurea in Scienze Politiche dell’Università della Calabria, ne parla – in un articolo di cui riportiamo qui alcuni stralci – partendo dall’esempio di Riace. È un racconto in prima persona dell’esperienza che ha vissuto proprio nella cittadina reggina lo scorso anno insieme agli scout del gruppo Castrolibero 1.
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