Il procuratore della Figc Giuseppe Chinè
3 minuti per la letturaROMA – Il motto «Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta» rappresenta a pieno la mentalità di un club glorioso come la Juventus, che considera, come i suoi tifosi, la vittoria l’obiettivo finale dello sport.
È bastata così una pesante sconfitta in tribunale per mandare su tutte le furie la tifoseria della squadra più seguita d’Italia e della squadra di una società del Nord più supportata dal Sud.
Dopo la pubblicazione della sentenza che condanna la Juventus a 15 punti di penalizzazione in Serie A per il caso plusvalenze, piovono minacce – anche di morte – e insulti via social diretti al procuratore della Federcalcio, Giuseppe Chiné, al presidente Gabriele Gravina e alla sua compagna, Francisca Ibarra. A quest’ultima sembra sia stata anche attribuita una falsa storia Instagram dove campeggiava la scritta «-15» sopra il logo della società bianconera.
Dura, in particolare, la presa di posizione contro Chinè. Quest’ultimo è finito nell’occhio del ciclone dei più facinorosi per aver richiesto una punizione afflittiva per punire la Juventus: una sanzione che, al netto della richiesta (-9 di penalizzazione), è stata anche più severa (-15) e ha provocato un terremoto in Serie A. “Chinè come Moro”, “camorrista, “si è svegliato orizzontale questa mattina?” sono alcuni dei commenti più feroci nei suoi confronti su twitter.
La parola “chiné”, inoltre, è stata una delle più cercate in questi ultimi tre giorni su Google.
La rabbia degli pseudo tifosi non resterà impunita. Tweet, messaggi, opinioni espresse sui social network sono stati già segnalati alle autorità competenti. Non c’è stato ancora alcun commento ufficiale da parte della Figc ma fonti interne parlano di sentimenti di “sdegno per gli insulti e le minacce”, oltre alla “solidarietà ai destinatari di queste aggressioni social”.
Non è escluso che il Ministero degli Interni possa disporre una sorveglianza speciale per tutelare i destinatari di minacce e insulti.
LA SENTENZA A CARICO DELLA JUVENTUS
La Corte d’appello della Figc ha inflitto 15 punti di penalizzazione alla Juventus, da scontare subito, in questa stagione, nel procedimento sportivo sulle plusvalenze, riaperto nella seduta odierna solo per la Juve, mentre sono stati prosciolti gli altri club per i quali la Procura federale aveva chiesto la revocazione dell’assoluizione arrivata nello scorso maggio. A chiedere la riapertura del procedimento era stato il procuratore federale Giuseppe Chiné sulla base delle carte dell’inchiesta Prisma della procura della Repubblica di Torino, chiedendo però solo 9 punti di penalizzazione: la sentenza è andata oltre la richiesta.
La penalizzazione in classifica ha effetto immediato, fermo restando che la Juve può ricorrere contro la sentenza. Pertanto, i bianconeri scendono da 37 a 22 punti in classifica. Sanzioni pesanti anche per i dirigenti: due anni di inibizione per Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene, 30 mesi per l’ex dirigente Juve, ora al Tottenham, Fabio Paratici, 16 mesi per il ds della Juventus Federico Cherubini. Infine, 8 mesi a Pavel Nedved, Enrico Vellano, Paolo Garimberti.
Ma non è finita per i bianconeri: sul tavolo restano ancora la questione della manovra stipendi, sotto i riflettori della stessa procura federale oltre che quella di Torino e le ipotesi di falso in bilancio.
CHINÈ AL CONSIGLIO DI STATO PRIMA DI ASSUMERE L’INCARICO
Commendatore con Ordine al merito della Repubblica Italiana, 54 anni, reggino originario di Bovalino, nella Locri, Giuseppe Chinè è dal 2019 a capo della Procura Federale della Figc. Vive da anni nella Capitale ma ama tornare spesso nella sua terra, soprattutto durante le festività e nel periodo estivo. Figlio di Bruno, ex dirigente scolastico e noto uomo di cultura della provincia di Reggio Calabrua, è sposato con Maria Grazia Mediati, orginaria di Locri, e ha due figli, Adele e Bruno.
Chinè era magistrato presso il Consiglio di Stato quando nel 2019 è stato chiamato ad assumere il nuovo incarico al posto del dimissionario Giuseppe Pecoraro, ex Prefetto di Roma. Chinè, tra l’altro, era già stato dal 2014 al 2018 Componente della Procura Federale Figc. Tra i suoi incarichi più recenti quello di Capo di Gabinetto presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel primo Governo Conte e di Capo di Gabinetto presso il Ministero della salute nel Governo precedente.
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