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JOPPOLO (VV) – Dopo oltre tre anni di confronti e di scontri giudiziari, invero, il Consiglio di Stato ha messo la parola fine alla lunga vertenza con la Ericsson Telecomunicazioni s.p.a., il colosso internazionale delle comunicazioni cui il Comune di Joppolo, del Vibonese, dopo aver, erroneamente, rilasciato il permesso per realizzare un ripetitore in zona San Bruno Melia, nella frazione Oliveto, lo aveva revocato in regime di autotutela, dopo le rimostranze del comitato di cittadini all’uopo costituitesi, e ne aveva ordinato la demolizione.
I giudici di palazzo Spada, cui la Ericsson si era appellata dopo la sconfitta nel merito in primo grado presso il TAR di Catanzaro, infatti, con Sentenza n. 5700/2015 pubblicata il 17.12.2015, hanno totalmente rigettato, nel merito, l’appello accogliendo in pieno in tutti i suoi punti, ancora una volta, le difese tecniche proposte dal legale dell’amministrazione comunale avvocato Giuseppe Famà e dall’avvocato Francesco Mobilio che ha rappresentato il comitato cittadino.
In particolare i giudici amministrativi della sezione III del Consiglio di Stato, in esito all’udienza pubblica dello scorso 12 novembre, hanno rigettato l’appello condividendo totalmente la prospettazione avanzata dalla difesa che aveva evidenziato l’errata rappresentazione dello stato dei luoghi da parte della società al momento del rilascio della relativa autorizzazione che, a sua volta, aveva rappresentato l’elemento determinante ad indurre l’ufficio tecnico comunale in errore rilasciando un permesso di costruire in realtà del tutto illegittimo, come tale annullato in via di autotutela.
“Oggetto della questione – si legge nella sentenza – era la mancanza ab origine del necessario nulla osta paesaggistico che la Ericsson aveva ritenuto non necessario asserendo non sussistere alcun problema di distanze da fiumi e corsi d’acqua dal manufatto poi realizzato per l’inesistenza attuale del corso d’acqua “Torrente La Morte” in realtà ancora esistente. Distanze che – si legge ancora – comunque, la compagnia telefonica affermava, ad ogni buon fine, essere state rispettate essendo l’opera stata realizzata a più di 200 metri dal torrente, per come richiesto dalla legge”. Tesi questa totalmente contestata dai legali dell’amministrazione e del comitato dei cittadini che, invece, anche a mezzo dell’istruttoria svolta in primo grado, hanno dimostrato in maniera inequivocabile in punto di fatto l’esistenza del torrente ed il mancato rispetto delle distanze previste dalla legge, nonostante quanto sostenuto da Ericsson nella relazione geologica a suo tempo presentata, mentre in punto di diritto è stata dimostrata la conseguente necessità del nulla osta di cui la richiesta avanzata per ottenere il permesso di costruire era invece sprovvista.
Argomentazioni tutte pienamente condivise dal TAR Calabria prima e confermate dal Consiglio di Stato dopo, che ha anche condannato Ericsson al pagamento delle spese processuali.
La notizia, naturalmente, è stata accolta con grande soddisfazione non soltanto dal comitato cittadino sempre attivo e regolarmente costituito in tutti i gradi di giudizio della piccola frazione ma anche da tutti i rappresentanti dell’amministrazione comunale, trattandosi di una vicenda che aveva suscitato grande attenzione in considerazione del notevole impatto ambientale che l’opera ha determinato sul territorio in uno dei tratti di costa più suggestivi e panoramici della Calabria.
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