Romano Prodi
4 minuti per la letturaAvere cinque grandi università miste del Mezzogiorno che condividano programmi e studi con altrettante università dell’altra sponda del Mediterraneo. Questo significa investire su cinquecentomila studenti che saranno la classe dirigente del nuovo Mediterraneo. Questo significa guardare oltre e porre le basi per dare al nostro Mezzogiorno la leadership della nuova economia attraverso un disegno di sviluppo che porti in Europa il capitale umano e di materie prime dell’Africa e che porti in Africa l’intelligenza di un progetto solidale di sviluppo che crei in quei territori le condizioni per rispondere ai bisogni dimenticati e favorire equità e benessere. Utilizzare i fondi europei per costruire la nuova classe dirigente del nuovo Mediterraneo è la scelta più azzeccata che possa compiere un’Europa che imbocca la strada federale e solidale con l’Italia al centro. Che sa misurarsi con la ri-globalizzazione e prenota un ruolo di capofila nel nuovo ordine mondiale
C’è una proposta di Romano Prodi che per questo giornale ha la forza visionaria delle cose che durano. Si percepisce in questa proposta la storia di un grande presidente della Commissione europea che ha fatto scelte strategiche coraggiose e di un capo di governo italiano che ha voluto sempre coniugare con la sfida dell’amministrazione la frontiera inesplorata dell’innovazione. Qualcosa che appartiene alla cultura del Professore che unisce naturalmente l’investimento sul talento giovanile e il capitale della ricerca e che ha sempre puntato per il Mezzogiorno su quello che lui chiama lo sviluppo sbilanciato.
Un modo come un altro per dire che bisogna scommettere su chi è più avanti anche nel Sud per portare lì davanti anche chi è più indietro. Che bisogna dare dei segnali di futuro che sono cose che si toccano concependo, realizzando e facendo finanziare in parte dall’Europa la crescita dei poli di grande tecnologia a Catania come a Napoli e a Bari.
Perché questo significa fare rete con il primato dell’intelligenza artificiale dell’Università della Calabria e dare un segnale al mondo degli investitori globali che qualcosa di serio sta cambiando nel nostro Mezzogiorno.
Questa scelta di sviluppo sbilanciato merita di essere valorizzata all’interno del piano comune di utilizzo dei fondi europei e dentro una scala di priorità industrialiste che valorizzino il capitale manifatturiero del Sud sottovalutato da tutti, ma la proposta visionaria di Prodi che noi intendiamo qui rilanciare e fare nostra è quella di avere cinque grandi università miste del nostro Sud che condividano programmi e studi con altrettante università dell’altra sponda del Mediterraneo. Questo significa investire su cinquecentomila studenti che saranno la classe dirigente del nuovo Mediterraneo. Questo significa guardare oltre e porre le basi per dare al nostro Mezzogiorno la leadership di un disegno di sviluppo che porti in Europa il capitale umano e di materie prime dell’Africa e che porti in Africa l’intelligenza di un progetto solidale di sviluppo che crei in quei territori le condizioni per rispondere ai bisogni dimenticati e favorire equità e benessere.
Questo significa misurarsi con le sfide poste dal nuovo ordine mondiale determinato dalla grande crisi geopolitica globale. Perché la nuova economia e il ciclo lungo delle materie prime post pandemico e post bellico ci dicono di mettere lì la nostra testa con assoluta urgenza. Ci chiedono di investire sulle intelligenze del futuro e di fare rete perché se il mondo si avvia a un destino capovolto dove il Sud del mondo diventa il Nord del mondo la partita del futuro si giocherà come sempre sul capitale umano.
Che dovrà esserci e fare rete dove serve e, cioè, dove i poli della ri-globalizzazione con le loro catene più corte della logistica e dell’intelligenza hanno bisogno che ci sia.
La presidente della Commissione europea, von der Leyen, nel suo recente incontro con Prodi a Roma ha mostrato entusiasmo e interesse reali per questo progetto. Utilizzare i fondi europei per costruire la nuova classe dirigente del nuovo Mediterraneo è la scelta più azzeccata che possa compiere un’Europa che sceglie la strada obbligata del suo futuro che è quella solidarista europea con l’Italia al centro.
Noi per queste battaglie ci siamo inventati un giornale e le promuoveremo ai massimi livelli con sedi di confronto pubblico anche internazionali che siano all’altezza del valore della sfida geopolitica e culturale che noi italiani uniti e l’Europa tutta dobbiamo essere in grado di vincere. Oggi, non domani. Perché il futuro per l’Italia e l’Europa delle due velocità è diventato ieri da troppo tempo.
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