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Tornano le accise, benzina in volo: opposizioni all’attacco del governo

L’anno comincia con una cattiva notizia per gli automobilisti. Gli effetti del doppio aumento a cavallo di Capodanno si riversano sul prezzo dei carburante alla pompa, che per il servito si aggira attorno ai 2 euro al litro. Il gasolio vola verso 1,87 al self service e supera i 2 euro al servito. I rincari del diesel hanno avuto effetto immediato anche sui prezzi dei trasporti che si rifletteranno sull’inflazione.

L’aumento nasce dal fatto che la Finanziaria 2023 ha ridotto il taglio alle accise sui carburanti che per qualche mese aveva calmierato i prezzi: a novembre lo sconto era già stato ridotto da 30,5 cent a 18,3 cent (dal primo dicembre). Poi è stato del tutto abolito a partire dal primo gennaio.

SCADE IL TAGLIO DELLE ACCISE, L’IMPENNATA DEL COSTO DELLA BENZINA

Così tra il 31 dicembre e il 1° gennaio il prezzo della benzina, si è impennato, con una corsa che non si è più fermata. Non mancano le punte estreme, frutto probabilmente di qualche eccesso, come a Napoli dove un litro di verde, nei distributori del centro città, sfiora 2,2 euro. Ci sono anche le difficoltà e i costi della logistica. Così alle Eolie la benzina è arrivata a 2,17 euro al litro e il gasolio a 2,21 euro.

I prezzi alla pompa riflettono l’andamento delle quotazioni internazionali condizionate dalle decisioni dell’Opec. Il meccanismo di trasmissione, però, è tutt’altro che lineare, nel senso che gli aumenti vengono trasmessi subito, mentre i cali arrivano molto più lentamente e, talvolta non arrivano proprio.

Stavolta trattandosi di aumenti, il trasferimento è stato immediato. Il pieno di benzina, rispetto a dicembre, costa mediamente 166 euro in più in ragione d’anno per un’auto di media cilindrata (6,9 euro in più per ogni rifornimento). Il pieno di diesel costa 7,15 euro in più, ossia +172 euro annui. Considerando lo stop complessivo al taglio delle accise da 30,5 centesimi, la maggiore spesa annua, indipendentemente dall’andamento dei listini dei carburanti, raggiunge +366 euro annui.

L’aumento dei prezzi legati alla scadenza dello sconto sulle accise riesce a compattare l’opposizione che, per la prima volta dal varo del governo Meloni, sembra parlare con una sola voce. Dal Partito democratico ad Azione-Italia Viva passando per M5s e Alleanza Verdi e Sinistra è un coro unanime contro quella che viene definita una “maxi stangata” del governo.

LE CONTESTAZIONI

Dal Pd si fa notare che, proprio mentre gli italiani si preparano a fare fronte ai rincari, «il governo parla di presidenzialismo e autonomia», dice la capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Simona Malpezzi. «Una distrazione di massa necessaria per la maggioranza guidata da Giorgia Meloni, responsabile di questo inizio d’anno di rincari».

Per il vicepresidente della Commissione Affari costituzionali, Dario Parrini, «siamo alla fuga dai problemi urgenti. Le riforme istituzionali – una questione serissima che meriterebbe iniziative appropriate – viene banalizzata e goffamente utilizzata per una campagna di distrazione di massa», sottolinea l’esponente dem.

Attivi su questo fronte i candidati alla segreteria dem, Schlein e Bonaccini. «Avevamo chiesto una proroga per rendere gli abbonamenti per bus, tram e metro meno costosi, ma il governo non ci ha ascoltati – dice Elly Schlein – Anzi, da gennaio aumenteranno i prezzi del trasporto pubblico, dei pedaggi autostradali, delle bollette e dei mutui. Aumenti indiscriminati che peseranno di più su chi è in difficoltà. Pensionate e pensionati, giovani, lavoratori e lavoratrici che il governo non ha tutelato in questa manovra. Giorgia Meloni ha fatto proprio come Robin Hood, ma al contrario».

Il presidente dell’Emilia-Romagna ricorda le promesse della destra in campagna elettorale: «Benzina, Rc auto, bus: maxi stangata! Ma non avevano detto, scritto, urlato, promesso che avrebbero evitato tutto questo? Destra davvero coerente», scrive Bonaccini sui social network.

L’ELENCO DELLE ACCISE SULLA BENZINA

È bene sapere, però, che per ogni litro di carburante che si acquista si paga solo una minima parte realmente collegata al costo industriale: il resto è legato alle varie tasse che gravano sui combustibili.

Le accise pesano per più di un terzo e sono composte in buona parte da imposte di scopo che sono state introdotte dai vari governi per finanziarie le emergenze più disparate. Ecco quindi nel dettaglio le 17 accise che paghiamo ogni volta che acquistiamo un litro di benzina, a cui va aggiunta l’Iva al 22%:


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  • Crisi di Suez (1956): 0,00723 euro.
  • Vajont (1963): 0,00516 euro.
  • Alluvione di Firenze (1966): 0,00516 euro.
  • Terremoto del Belice (1968): 0,00516 euro.
  • Terremoto del Friuli (1976): 0,0511 euro.
  • Terremoto dell’Irpinia (1980): 0,0387 euro.
  • Missione in Libano (1983): 0,106 euro.
  • Missione in Bosnia (1996): 0,0114 euro.
  • Contratto degli autoferrotranvieri (2004): 0,02 euro.
  • Acquisto di autobus ecologici (2005): 0,005 euro.
  • Terremoto dell’Aquila (2009): 0,0051 euro.
  • Finanziamento alla cultura (2011): da 0,0071 a 0,0055 euro.
  • Emergenza immigrati dopo la crisi libica (2011): 0,04 euro.
  • Alluvione in Liguria e Toscana (2011): 0,0089 euro.
  • Decreto “Salva Italia” (2011): 0,082 euro (0,113 sul diesel).
  • Terremoto in Emilia (2012): 0,02 euro.
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Fabio Grandinetti

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