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GIOIA TAURO (RC) – Non solo giorni facili per il porto di Gioia Tauro ritenuto un “obiettivo sensibile” dopo gli attentati terroristici di Parigi e per questo sono stati aumentati i controlli anche sulle merci in transito. Da ieri è attivo lo stato di agitazione proclamato da tutte le organizzazioni sindacali che hanno così bloccato i richiami dalla Cigs, strumento che viene utilizzato anche come elemento di flessibilità. Si sa che nonostante la richiesta del sindacato anche ieri sarebbe stato utilizzato lo stesso meccanismo, e ciò sta facendo alzare la tensione tra terminalista e rappresentanti dei lavoratori. Il mancato rispetto di quanto richiesto può essere anche letto come una sorta di provocazione da parte di Mct, quasi come un espediente per indurre le organizzazioni sindacali a reagire con più veemenza. Al momento la situazione viene monitorata ma se l’atteggiamento di Mct non dovesse modificarsi allora il rischio che i rapporti si surriscaldino aumenta.
Sulla vertenza in atto ormai da mesi è intervenuto il presidente di Assindustria reggina Andrea Cuzzocrea per il quale «con l’ultimo vertice ministeriale a Roma sul porto di Gioia si è aperto uno scenario di moderato ottimismo con particolare riferimento a due temi considerati strategici per un rilancio autentico dello scalo reggino, che sia davvero in grado di farne un tassello decisivo per l’economia e l’occupazione calabrese».
Cuzzocrea cita la riduzione, in forma strutturale, delle accise sul carburante e delle tasse d’ancoraggio. Misure che, stando alle indicazioni del ministero dei Trasporti, potrebbero essere inserite nella legge di Stabilità in discussione alla Camera. «Si tratta di una novità importante che indubbiamente ci lascia soddisfatti – aggiunge il rappresentante degli industriali – poiché testimonia un primo fattivo interesse del governo a intervenire concretamente su alcuni nodi ancora irrisolti che da lungo tempo costituiscono il principale freno a ogni ipotesi di sviluppo del porto di Gioia Tauro. Tuttavia resta ancora bene aperta sul tavolo della politica, regionale e nazionale, una questione centrale per la definizione di una strategia d’intervento davvero completa e coerente. Mi riferisco all’abbassamento del costo del lavoro che ancora oggi, purtroppo, non vediamo figurare tra le priorità dell’agenda politica nazionale. Eppure esso».
«I dati parlano chiaro – evidenzia Cuzzocrea – il costo del lavoro di un operaio egiziano, solo per fare un esempio, è pari a meno di un decimo rispetto a uno che lavora in un terminal italiano. Da ciò scaturisce l’esigenza di incidere profondamente sugli oneri previdenziali a carico delle imprese». L’Associazione di via del Torrione lancia la proposta di «riprendere i principi della legge 522 del ’99 contenente tra l’altro misure a sostegno dellindustria cantieristica e armatoriale.
«In quella normativa – ricorda il presidente di Confindustria Reggio Calabria – furono previsti, infatti, sgravi contributivi fino all’80 per cento per le imprese che si occupano di cabotaggio marittimo. Si tratta di una soluzione – evidenzia Cuzzocrea – che potrebbe tornare utile al settore del transhipment, quindi al trasporto delle merci. Peraltro giova ricordare che all’epoca fu la stessa Unione Europea ad incentivare questa misura legislativa, proprio perché capace di integrarsi perfettamente con tutte le altre normative in materia».
«Al riguardo – rileva Cuzzocrea – mi preme anche ribadire la centralità della sfera d’autonomia della Port authority di Gioia Tauro. Occorre a nostro avviso allontanare ogni possibile scenario legato ad accorpamenti con altre realtà come Messina, anche perché lo stesso ministro Delrio recentemente ha affermato che la vocazione del porto di Gioia è proprio quella del transhipment e, aggiungiamo noi, delle attività retroportuali. Tutto questo rende evidentemente insostenibile l’ipotesi della fusione amministrativa con il porto peloritano che, tra l’altro, farebbe emergere ostacoli notevoli sotto il profilo normativo e procedurale, trattandosi di livelli di governance facenti capo a due Regioni diverse, una a statuto ordinario e l’altra a statuto speciale».
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