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ROCCA DI NETO (KR) – Cosa Nostra americana aveva chiesto a uomini della cosca della Valle del Neto di compiere estorsioni a imprenditori di Manhattan. L’asse criminale tra New York e il Crotonese passava attraverso i “servizi” resi dalla ‘ndrangheta; servizi che erano stati sollecitati da Teodoro Matozzo, detto “Terry”, originario di Satriano, nel Catanzarese, ritenuto esponente di spicco del crimine organizzato americano e strettamente collegato, a quanto pare, alle note famiglie Gambino e Colombo.
Almeno questa era la segnalazione giunta alla Dda di Catanzaro, per il tramite del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia, nell’ambito del progetto “I can”, nel marzo 2020, dal Fbi di New York, che aveva avviato un’indagine su un sodalizio criminale facente capo a Matozzo. Il gruppo di ‘ndrangheta, attivo nell’area di Long Island, sarebbe composto dalle famiglie Corigliano di Rocca di Neto e Iona di Belvedere Spinello.
C’è questo e altro nelle carte dell’inchiesta coordinata dal pm Antimafia Domenico Guarascio, e condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Crotone e dal Servizio centrale operativo della polizia di Stato, che ha portato, lo scorso lunedì, al blitz con cui sono stati disarticolati i nuovi assetti della cosca di Rocca di Neto ma che è ricollegabile all’attacco globale alla ‘ndrangheta di cui l’Italia è principale ispiratrice. In un’informativa sulle proiezioni in Usa del clan si evidenzia il contributo fornito agli inquirenti newyorkesi da una fonte che aveva spifferato qualcosa sulle attività sospette che Ernesto Toscano, 56enne di Rocca di Neto, avrebbe compiuto per conto di Matozzo tra l’America e l’Italia.
Toscano, in particolare, sarebbe entrato a far parte della criminalità organizzata calabrese di stanza a New York grazie all’appoggio di suo suocero Giovanni Fabiano, tratto in arresto negli Stati Uniti per possesso illegale di armi ed indagato per un presunto traffico di sostanze stupefacenti. Più in particolare, Toscano avrebbe indirizzato il proprio compaesano Ennio Lerose a recarsi a Rocca di Neto per prendere diretto contatto con i suoi zii, Pietro Corigliano e Martino Corigliano, il primo ritenuto al vertice della cosca di Rocca di Neto, per «convincerli ad intervenire nell’attuazione di una grave estorsione ai danni di un imprenditore di Manhattan». Essendo andata in porto l’estorsione, Matozzo, soddisfatto del “lavoro” svolto dai “bravi ragazzi” rocchitani, avrebbe incaricato il gruppo criminale calabrese di compiere altre estorsioni a imprenditori residenti nello Stato di New York.
TRANSAZIONI SOSPETTE
Le verifiche di natura economico-finanziaria condotte dagli inquirenti americani su richiesta dello Sco avrebbero poi consentito di individuare transazioni sospette operate da Toscano presso l’agenzia di cambio assegni “Sabrina’s Check Cashing Inc.”, sita a Hempsteadal, al 571 di Uniondale Avenue di Long Island. Tra dicembre 2016 ed ottobre 2017, presso quella stessa agenzia, l’uomo aveva cambiato in contanti 33 assegni per un importo di oltre 780mila dollari (pari a circa 670mila euro) emessi dall’impresa edile “Roccaway Construction Corp.” di Massimiliano Guarascio in favore della ditta “M&E Construction” riferibile a Toscano. Soltanto le operazioni extra bancarie costarono oltre 17mila dollari (15.000 euro circa) tra tasse e servizi. Guarascio è domiciliato a Glen Clove, meta dell’esodo di migliaia di emigrati di Belvedere Spinello, a pochi metri dall’abitazione di Antonio Iona. Allo stesso modo, venivano tracciate analoghe operazioni sospette eseguite nel corso del 2019 presso quella stessa sede finanziaria, da Lerose e Iona: il primo risultava aver cambiato assegni per quasi due milioni di dollari, emessi in favore dell’omonima impresa di pitturazione “Professional Painting by Ennio”; l’altro, titoli per quasi 800mila dollari emessi in favore della sua società “I.G.C. Wall Systems Inc.”. Le agenzie di “cambio assegni”, sebbene operino in condizioni di legalità, vengono spesso utilizzate da gruppi criminali, sottolinea lo Sco, per riciclare i proventi delle proprie attività illecite, anche a fronte di fugaci e generiche procedure di tracciamento del denaro, svincolate dai sistemi di controllo della Banca centrale Americana. Gli analisti del Fbi hanno approfondito le relazioni sociali degli indagati, inseguendo il traffico delle utenze telefoniche statunitensi, ed è venuto fuori un quadro che confermerebbe le ipotesi avanzate dagli investigatori italiani circa l’esistenza di un gruppo unitario di ‘ndrangheta operante nell’area di Long Island, direttamente riferibile ai clan Corigliano di Rocca di Neto e Iona di Belvedere Spinello.
IN 3 MESI GUADAGNI PER 15MILA EURO
Dalle intercettazioni telefoniche sarebbe venuta fuori la una prassi illegale che Matozzo e i suoi accoliti statunitensi erano soliti seguire con la cooptazione di calabresi da impiegare in non meglio precisate attività, tra cui presumibilmente lavoro in nero, in diverse aree dello Stato di New York. Non a caso Toscano parlerebbe di ingenti guadagni, stimabili in oltre 5mila dollari al mese, maturati dopo soggiorni trimestrali in seguito all’autorizzazione Esta (Electronic System for Travel Authorization). «Ora che cominciano un poco a scarseggiare… [con il denaro, ndr] prendo di nuovo… io vado in America quando mi devo comprare qualcosa… l’altra volta dovevo comprarmi la macchina… senza fare finanziamenti e niente… in tre mesi fai quindicimila euro…Sono sceso [ovvero, sono tornato in Calabria] e ho comprato la macchina».
Lauti ricavi grazie ai quali gli indagati potevano andare in vacanza ai Caraibi. «Eravamo rimasti che andavamo in America …e facevamo New York… poi facevamo Cuba, Santo Domingo e ce ne tornavamo». Il sogno americano è molto meglio della prospettiva di restare in Calabria, dove si lavora in campagna per pochi soldi. «Io se lascio questo lavoro [in Italia] me ne vado in America di nuovo!”, “Sennò puoi andare a lavorare nelle terre per mille euro al mese?». In un’altra intercettazione Toscano si lamenta per non essere riuscito a riottenere l’autorizzazione al viaggio senza visto, rilasciata dal Governo degli Stati Uniti.
GLI AGGANCI DI “TERRY”
Toscano, grazie agli “allacci” di Terry, confidava ai suoi interlocutori di poter aprire una partita Iva in America. Matozzo, del resto, gli avrebbe confidato: «Ernè, non ti preoccupare che se ti devo aiutare, io ti posso aiutare, giustamente, quello che ti dò, tu me lo devi tornare indietro». La strategia era quella di sfruttare il nome della moglie che per la prima volta appariva nei registri delle camere di commercio americane e di individuare persone disponibili a recarsi a New York per brevi periodi di manovalanza grazie all’autorizzazione turistica Esta. L’influenza di Terry era grande: dopo una semplice telefonata di Matozzo in Italia, a Toscano erano arrivate tante proposte di lavoro. «Mi sono arrivate… sai quante chiamate…Da Reggio Calabria, dalla Sicilia, da Monza… Dove fanno i marmi…Da Massa Carrara…con una… chiamata di Terry… mi hanno chiamato cento …Una chiamata sola ho fatto a Matozzo e vedi che ha smosso il mondo ha smosso! Hai capito?».
RICHIESTA DI ROGATORIA
Ce n’era abbastanza perché la Dda guidata da Gratteri chiedesse assistenza giudiziaria all’Us Department of Justice, dopo la segnalazione di episodi estorsivi compiuti dalla ‘ndrangheta a New York. C’era da approfondire le movimentazioni economiche di personaggi legati ai clan Corigliano e Iona sul possibile riciclaggio in America dei proventi ottenuti indebitamente attraverso azioni di ricatto, scommesse clandestine, gioco d’azzardo, reimpiego di preziosi ed oggetti di valore.
La precisazione: «False affermazioni su Fabiano»
«Il signor Giovanni Fabiano precisa di non essere mai stato indagato o arrestato negli Usa per possesso illegale di armi e indagato per un presunto traffico di stupefacenti né tantomeno di aver fatto parte di alcuna associazione criminale organizzata sia in Italia che negli Usa e di non aver mai appoggiato Ernesto Toscano, marito della propria figlia Mariangela, affinché entrasse in tali organizzazioni».
Lo afferma l’avvocato Francesco Falcone con riferimento al servizio pubblicato dal Quotidiano del Sud sulle proiezioni in Usa delle cosche della Valle del Neto. Preme comunque sottolineare che la ricostruzione proposta dal Quotidiano è agli atti di un’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta da Fbi, Sco della polizia di Stato, Squadre Mobili di Crotone e Catanzaro.
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