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CARA Lucia
sul Tuo giornale del 22 Novembre, Domenico Notarangelo, a proposito di “don Mimì Pittella” chiama in causa mio padre Fernando Schettini.
“… L’aspetto più sconcertante, che avrà lasciato una ferita nella sua anima, fu la pugnalata infertagli dalla condotta di un suo compagno di partito, il socialista Fernando Schettini, all’epoca vice presidente del Consiglio regionale di Basilicata che accusò e denunciò il dottor Pittella di aver organizzato il suo sequestro per mano delle Brigate rosse.Accusa suggerita da faida politica, molto frequente anche nei partiti della sinistra….”
Non è la prima volta che ,sulla stampa locale, si stravolge una vicenda tanto drammatica esitata, dopo tre gradi di giudizio, in una condanna “di banda armata e associazione sovversiva con ruolo organizzativo” (Sentenza Corte di Cassazione di Roma del 6 Marzo 1992 pag 548).
La drammatica vicenda che ho vissuto in prima persona insieme alla mia famiglia, essendo stato coinvolto direttamente nel processo MoroTer, mi obbliga di ricordare che mio padre,in qualità di assessore alla Sanità della Giunta di Vincenzo Verrastro, eseguì il dettato di una legge regionale votata all’unanimità dalle forze politiche: tale norma legislativa non consentiva il rapporto convenzionale con le cliniche private ubicate in USL con almeno 6 posti letto pubblici ogni 1000 abitanti.
Un atto dovuto della Giunta Verrastro nel esclusivo interesse pubblico . Da questo atto scaturirono ,per iniziativa altrui, i fatti processualmente accertati , rilevabili nella già citata Sentenza e nella sentenza prot. 1255 del 6 febbraio 1990 della Corte d’Assise di Roma, e, infine, confermati il 3 Marzo 1993 dalla Prima Sezione della Cassazione .
Leggo di Wikipedia : https://it.wikipedia.org/wiki/Domenico_Pittella ( ma il web è una inesauribile fonte di informazioni….) L’ex senatore viene quindi arrestato il 4 ottobre e sconta i primi due anni e nove mesi di detenzione tra il proprio domicilio e il carcere di Regina Coeli; Il processo d’appello, svolto tra il 1989 e il 1990, conferma la sentenza di condanna alla pena di dodici anni e un mese di reclusione, di cui quasi tre già scontati e altri due condonati.
Alla condanna definitiva della Corte di Cassazione, sentenziata nell’ambito del processo Moro ter il 10 maggio 1993, si rende irreperibile fuggendo in Francia.Dopo quasi sei anni di latitanza decide di costituirsi al carcere di Rebibbia il 28 aprile 1999. Il debito con la giustizia italiana, poi ridotto di un terzo per grazia parziale concessa il 18 novembre 1999 dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e già in parte saldato (cinque anni circa), è estinto tramite l’affidamento ai servizi sociali nell’anno 2002.
Ignorare fatti, documenti, nonché verità processuali, producendo informazioni non aderenti alla verità storica né a quella processuale ,contribuisce a oscurare il rispetto civile dovuto alla dignità e fermezza con le quali, la Giunta e il Consiglio regionale dell’epoca, di cui mio padre faceva parte, tutelarono gli interessi della collettività lucana.
Nella stessa sentenza di Appello (pag 558) si legge: “…ampiamente provato il nucleo centrale delle rivelazioni ,ossia il fatto che il Pittella richiese e le Brigate rosse promisero,in cambio dell’assistenza sanitaria prestata a favore della Ligas, il sequestro di Fernando Schettini, assessore alla Sanità della R.B…, in relazione alle vicende gestionali della clinica di Lauria”.
L’obbligo di documentarsi vale per la correttezza intellettuale ma anche per la memoria storica di ogni Comunità civile!
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