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La sede dell'Istat

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A trainare la crescita del Pil italiano nel terzo trimestre 2022 sono stati i consumi delle famiglie e i servizi.

L’economia italiana “tiene”, lo conferma il dato Istat sul Pil del terzo trimestre convalidando la stima preliminare, diffusa a fine ottobre, che annunciava una crescita dello 0,5% rispetto al secondo: un dato superiore alle aspettative, dal momento che si temeva – in molti lo avevano messo nero su bianco – l’avvio della recessione tecnica.

PIL TERZO TRIMESTRE 2022 IN CRESCITA RISPETTO ALLO SCORSO ANNO

Nel confronto con lo stesso periodo del 2021, il Pil segna un aumento del 2,6%. E il 2022 intanto si “assicura” una crescita acquisita del 3,9%, anche questa una conferma messa agli atti dall’Istituto di statistica nel report sui conti economici trimestrali che si “accompagna” con la previsioni di un rallentamento la corsa dell’inflazione nel mese di novembre (+5% su base mensile e stabile al +11,8 % su quella annuale).

L’Italia, come si rileva dal report, fa meglio della Francia e della Germania sia in termini congiunturali sia tendenziali. Tra luglio e settembre il Pil francese è cresciuto dello 0,2%, in frenata rispetto al trimestre precedente, quando era aumentato dello 0,5%, dell’1% su base annuale. In Germania il trimestre si è chiuso al +0,3% e +1,1% rispettivamente. Nel complesso, il Pil dei paesi dell’area Euro è cresciuto dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e del 2,1% nel confronto con il terzo trimestre del 2021. Fuori dai confini europei, supera le aspettative il dato Usa: nel terzo trimestre il Pil è aumentato a un tasso annuo del 2,9% – mentre gli analisti scommettevano su un +2,8% – superando la stima precedente che indicava un incremento del 2,6%, con crescita in accelerazione dopo sei mesi di contrazione.

LA SPINTA ALLA CRESCITA ARRIVA DAI CONSUMI INTERNI

Tornando in Italia, a spingere la performance positiva è stata la domanda interna: “Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati sono risultati in espansione”, con tassi di crescita dell’1,8% dei consumi finali nazionali e dello 0,8% degli investimenti”, segnala Istat.

Negativo invece il contributo della domanda estera netta. Dal punto di vista settoriale, il valore aggiunto dei servizi registra il sesto trimestre consecutivo di crescita, con il commercio, il trasporto, l’alloggio e la ristorazione a fare da traino, mentre diminuiscono l’agricoltura, l’industria in senso stretto e le costruzioni.

In particolare, la spesa delle famiglie è aumentata del 2,2% nel confronto con il trimestre precedente, privilegiando l’acquisto di beni durevoli (cresciuti del 4,6%) rispetto a quelli semidurevoli (+2,8), e di servizi (+3,1%). La crescita degli investimenti è stata determinata soprattutto dalla spesa per impianti, macchinari e armamenti, aumentata del 4,1%, di cui la componente di mezzi di trasporto del 10%. Mentre le componenti delle abitazioni e dei fabbricati non residenziali e altre opere sono diminuite rispettivamente dello 0,9% e dell’1,8%.

PIL TERZO TRIMESTRE 2022: IN CALO L’ANDAMENTO CONGIUNTURALE DEL VALORE AGGIUNTO

Quanto all’andamento congiunturale del valore aggiunto nei diversi settori, l’industria in senso stretto ha perso lo 0,6%, il 2% le costruzioni. In calo dell’1,7% le attività finanziarie e assicurative, dell’1,4% l’agricoltura, silvicoltura e pesca. Per contro si registrano andamenti positivi nel commercio, riparazione di veicoli, trasporto, magazzinaggio, alloggio e ristorazione in misura pari al 2,2%, nei servizi di informazione e comunicazioni dell’1,4%, nelle attività immobiliari dello 0,6%, in quelle professionali, ricerca e servizi di supporto dello 0,5%, nell’amministrazione pubblica, difesa, istruzione e sanità dello 0,3% e nelle attività artistiche, di intrattenimento e degli altri servizi dello 0,2%.

“La conferma della crescita del prodotto lordo nel terzo quarto del 2022 a +0,5%, come la stima preliminare, è molto rassicurante sulla salute del sistema Italia”, commenta Confcommercio che vede comunque addensarsi “molte nubi sul futuro prossimo dell’attività economica”. “La perdita di potere d’acquisto del reddito corrente – si spiega – è stata largamente compensata dai sostegni alle famiglie, al contrario di quella che subisce la ricchezza finanziaria liquida. Ne risentiranno nella parte finale dell’anno i consumi, che sono stati, fino a settembre scorso, anche grazie all’apporto del turismo, la diga contro la recessione. Difficilmente, però, il protrarsi delle tensioni inflazionistiche non impatterà sulla spesa reale e, di conseguenza, sul Pil”.


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