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Fumata nera al Consiglio straordinario dei ministri dell’Energia riunito ieri a Bruxelles. Sul nodo principale del pacchetto della Commissione Ue contro il caro energia, quello sul Price Cap, i rappresentanti dei 27 Stati non hanno trovato l’accordo. Più che le minacce profferite da Mosca (“chi aderisce alla proposta non riceverà più gas e petrolio della Russia” ha tuonato il presidente Vladimir Putin), ha avuto la meglio il combinato disposto di interessi politici e convenienze economiche.
L’ennesimo “conclave” inutile insomma visto che non solo le posizioni tra i Governi e la Commissione restano distanti, ma che ogni decisione è rinviata al Consiglio del 13 dicembre, mentre sherpa e ambasciatori sono già al lavoro per smussare gli angoli. “Non stappiamo lo champagne, ma almeno mettiamo le bottiglie in frigorifero”.
È stato ottimista il tono del presidente di turno del Consiglio energia, Jozef Sikela, presentando il risultato della riunione dei 27 ministri dell’energia. “C’è l’intesa sugli strumenti di solidarietà, compresi gli acquisti congiunti di gas e la facilitazione per i progetti delle rinnovabili; c’è divergenza sul livello del Price Cap, tuttavia, è stato un dibattito aperto che servirà come base di partenza per un accordo che vogliamo raggiungere il 13 dicembre”. “Negozieremo, ci ascolteremo a vicenda, c’è l’impegno di tutti gli Stati di partecipare a questo duro lavoro, abbiamo un chiaro obiettivo di approvare tutte le misure insieme”.
Anche per la commissaria all’energia Kadri Simson “un accordo è possibile nonostante che oggi (ieri n.d.r.) siano emerse profonde divergenze tra i 27 ministri”. Simson ha difeso la proposta comunitaria ribadendo che è in linea con il mandato ricevuto dal Consiglio europeo.
Ma oggi una buona notizia c’è. Nonostante il default di Bruxelles e la tensione tra Ue e Russia, è proseguita ieri la discesa del prezzo del gas: al mercato di Amsterdam ha toccato i 123,7 euro a MWh con un calo del 4,6%. A differenza di quella formulata ad ottobre (quando aveva proposto un price cap dinamico e temporaneo al gas “per evitare un’eccessiva volatilità dei prezzi e prevenire picchi estremi sul mercato dei derivati energetici”), questa volta, il “Price Cap” proposto dalla Commissione (275 euro a KWh sui derivati negoziati ad Amsterdam, il mercato di riferimento del gas europeo) verrebbe applicato solo in caso di aumenti eccezionali e quando il picco del prezzo sul mercato europeo non corrisponda ad un analogo aumento sul mercato mondiale di riferimento del gas liquefatto.
Il paradosso nel vertice di ieri è stato il rimescolamento degli schieramenti. Alcuni Stati che erano scettici sull’introduzione di un tesso al prezzo del gas sono diventati possibilisti, al contrario quelli che ne erano fautori (con in testa l’Italia) ora vi si oppongono. Ma tutti, nonostante le divisioni, hanno voglia di trovare un accordo. “Dal clima che c’era posso dire di sì. Perché c’è la volontà da parte di tutti i Paesi di raggiungere un accordo. I criteri devono rendere” la proposta “efficace, devono essere frutto di mediazioni tra le varie parti”, ha detto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, rispondendo a chi gli chiede se ritiene possibile un accordo sull’energia alla riunione straordinaria del Consiglio del 13 dicembre.
“Oggi (ieri n.d.r.) l’Italia, come altri, ha chiesto che non ci fosse lo spacchettamento dei tre temi del dossier energia, le approvazioni arriveranno insieme”, ha aggiunto. Sul price cap “non è una questione di numero, è una questione di criteri”. Pichetto ha ribadito che “così com’è” nella proposta della Commissione il price cap non sarà approvato da Roma. “Si tratta di trovare una convergenza. Nelle ipotesi che ho fatto al tavolo ho detto che possiamo anche fare a meno di fissare un tetto se i criteri sono chiari per raggiungere l’obiettivo di intervenire evitando la speculazione e l’esplosione dei prezzi del gas”, ha evidenziato.
“Ho affermato – prosegue – che sia sulle rinnovabili, sia su solidarietà e piattaforma” per gli acquisti congiunti c’è “un punto di mediazione” ma “le approvazioni arriveranno insieme su tutti e tre i fronti, compreso quello su cui in questo momento non c’è l’accordo”.
I 15 Paesi, che avevano sottoscritto a settembre scorso la lettera a favore di un tetto al gas, hanno avuto ieri una breve riunione prima del Consiglio e hanno concordato una posizione unitaria: non aderire alla proposta. Proposta che il ministro dell’Ambiente polacco, Anna Moskwa, ha liquidato come “uno scherzo” prima di entrare alla riunione. Ma le riserve sono arrivate anche dai cosiddetti Paesi scettici, che hanno evidenziato nuovamente la preoccupazione per la sicurezza delle forniture.
E la Germania, che fino a ieri guidava il gruppo dei Paesi contrari si dice adesso, paradossalmente, pronta a trattare. “La proposta avanzata dalla Commissione è una sorta di compromesso: sono necessarie alcune modifiche minori, ma in generale va nella giusta direzione. Tuttavia, molti altri Stati membri non sono d’accordo: prendiamo queste critiche sul serio e siamo aperti a negoziare” dice il segretario di Stato per l’Economia Sven Giegold. L’Olanda, invece, tiene il punto. Per Amsterdam la proposta della Commissione Ue comporta “un grande rischio di danneggiare la sicurezza energetica degli approvvigionamenti e la stabilità dei mercati finanziari” ha detto il ministro dell’Energia olandese, Rob Jetten. Sulle sue posizioni anche l’Estonia.
Per la Spagna “sarebbe un errore enorme approvare gli aspetti di solidarietà e di acquisto congiunto, lasciando il tetto al prezzo del gas per dopo, quando proprio il prezzo del gas è la chiave di tutto ciò che ci accade in questo momento” aggiunge la ministra della Transizione Ecologica, Teresa Ribera. Anche la Francia giudica la proposta della Commissione “non sufficiente e bisogna continuare a lavorare sulle relazioni con la Norvegia per limitare il prezzo del gas ma anche sul disaccoppiamento tra il prezzo del gas e quello dell’elettricità e su una profonda riforma del mercato” ha detto la ministra della Transizione Energetica, Agnes Pannier-Runacher.
La presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, tuttavia, si mostra ottimista. “Stiamo lavorando a tutta velocità al nono pacchetto di sanzioni e approveremo molto presto un Price Cap sul petrolio russo con il G7 e gli altri alleati. Non ci fermeremo finché l’Ucraina non avrà prevalso sull’illegale e barbara guerra di Putin”.
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