Terreni al resort, giunta di Lavello ancora nei guai

POTENZA – Il gup di Potenza, Ida Iura, ha rinviato a giudizio l’amministrazione comunale di Lavello, guidata da Sabino Altobello (Pd), per la cessione alla Sg Trading spa di Antonio Liseno, imprenditore e consigliere comunale in carica, di un’area destinata a parcheggi e viabilità che sarebbe dovuta restare di proprietà pubblica.

Il provvedimento del gup è arrivato ieri pomeriggio dopo la definizione delle posizioni di alcuni degli imputati per i reati meno gravi, di natura contravvenzionale, per oblazione, ovvero il pagamento di una somma di denaro. In particolare lo stesso Liseno, più progettista, direttore dei lavori e costruttore di un muro di conglomerato cementizio armato di recinzione del suo resort di lusso, il San Barbato, realizzato nel 2018. Ovvero: Nicola Gentile, Francesco Barrese e Franco Mauro Via.

Il giudice ha disposto il non luogo a procedere per la sola segretaria generale del Comune di Lavello, Costantina Tricarico. Dovranno comparire il 1 marzo davanti al collegio del Tribunale di Potenza presieduto da Rosario Baglioni, invece, il sindaco Altobello, e i membri della giunta comunale in carica nel 2016: Raffaele Pettoruso, Michele Scatamacchia, Giovanna Belvedere De Luca, Annalisa Di Giacomo e Mauro Aliano.

Poi ci sono le responsabili comunali di settore, Giuseppina Di Vittorio e Maria Sabina Colaianni (attualmente in pensione), e gli istruttori della relativa pratica in comune: Raffaele Laguardia e Antonio Francesco Bitonto. Tutti di Lavello tranne Laguardia che è di Potenza.

L’inchiesta ruota attorno ad alcuni presunti “permessi facili” concessi al resort di lusso di proprietà dell’imprenditore Liseno. Per sindaco, assessori e dirigenti comunali il pm ipotizza il reato di abuso d’ufficio, per aver adottato all’unanimità una deliberazione di giunta illegittima poiché cedeva alla ditta di Liseno quella superficie attigua al perimetro del San Barbato, che in gergo tecnico viene definita “fascia di rispetto”. Una lingua di terreno che per legge sarebbe stata destinata a destinata «a parcheggi e viabilità», e invece è stata trasformata in zona di verde ornamentale e parcheggi «al servizio esclusivo dell’hotel». Alla sola Colaianni, inoltre, nell’ambito del medesimo capo d’imputazione viene contestata anche la mancata astensione dal procedimento in considerazione del fatto che Liseno è un «cugino diretto» del marito.

Un’ulteriore contestazione a Laguardia e Bitonto riguarda, poi, un’ipotesi di abuso d’ufficio per aver chiuso un occhio di fronte alla segnalazione certificata di inizio attività relativa al muro perimetrale, da cui avrebbero dovuto evincere la violazione della distanza minima di 5 metri dalle strade, prevista dal regolamento urbanistico, e «soprattutto» il combinato disposto delle normativa nazionale in materia che estende questa distanza a un minimo di 6 metri. Quindi, secondo il pm: «omettendo di adottare (…) l’ordine motivato di non effettuare l’intervento (…) procuravano intenzionalmente un ingiusto vantaggio patrimoniale ad Antonio Liseno».

Le accuse definite per oblazione dall’imprenditore, Gentile e Via riguardavano la violazione del testo unico dell’edilizia per aver realizzato il muro perimetrale del resort senza un’autorizzazione dell’ufficio tecnico regionale che sarebbe stata necessaria in quanto «ricadente in zona sismica». Mentre Barrese doveva rispondere di falsa certificazione per aver attestato che il muro in questione «avesse un’altezza fino a 1,2 metri», mentre variava «tra un minimo di 1,55 metri e un massimo di 2 metri».

Due settimane fa Altobello era stato rinviato a giudizio assieme allo stesso Laguardia in un ulteriore processo turbativa nella scelta del contraente, per aver pilotato l’affidamento della progettazione e direzione dei lavori di ammodernamento dello stadio comunale Franco Pisicchio al figlio dell’ex capo dell’ufficio tecnico del Comune. Il dibattimento per questa ulteriore vicenda dovrebbe iniziare il 10 gennaio 2023.