Roberto Calderoli
4 minuti per la letturaPiù che un confronto tra presidenti delle regioni e governo sembrava un incontro- pardon un raduno – leghista. Luca Zaia, Attilio Fontana e il ministro Roberto Calderoli. A Roma anziché a Pontida ma il risultato non cambia. È il Carroccio che traina. E tutti gli altri dietro sotto il vessillo ormai logoro dell’autonomia differenziata. Una convention tra camicie verdi per decidere il cronoprogramma e in che modo spacchettare il disegno di legge che vorrebbe trasformare Veneto. Lombardia ed Emilia-Romagna in regioni a statuto speciale. Quella che è stata ormai definita come la “secessione dei ricchi”.
«Intendo completare tutto il percorso entro la legislatura. Se portiamo a casa la Legge di Attuazione in meno di un anno e già un grosso successo, poi bisognerà dedicare i successivi anni al conferimento delle varie materie. Voglio che le intese siano sottoposte al voto del Parlamento e a tutte le Regioni che lo chiederanno», si è mostrato prudente Calderoli.
Il sorriso delle grandi occasioni, Zaia e Fontana in completo grigio, il ministro agli Affari regionali in tenuta casual, giacca e jeans. I primi due hanno mascherato a stento la delusione. Avrebbero voluto, come Salvini del resto aveva promesso in campagna elettorale, che l’autonomia venisse inserita all’ordine del giorno del primo Cdm. La strada invece sarà lunga e in salita. “Siamo partiti con il piede giusto – ha fatto buon viso a cattivo gioco il presidente del Veneto, Zaia – Ricordiamo a quelli che non leggono le carte – ha aggiunto – che questa Autonomia chi la vuole ce l’ha, chi non la vuole non ce l’ha, si chiama differenziata proprio per questo motivo».
A conclusione della “rimpatriata” è seguita la stretta di mano del trio leghista. Foto da consegnare all’album dei ricordi, profondo vintage, tanto da ridestare dal suo buen ritiro di Gemonio il fondatore Umberto Bossi. “Il Comitato Nord è il percorso da me indicato per mantenere i principi che hanno reso forte la Lega – ha dettato alle agenzie di stampa il Senatùr, 81 anni, ripescato in extremis alla Camera – difesa del Nord, autonomia e rispetto della militanza.
LEGA NORD SPACCATA DIFFIDATI I FEDELISSIMI DI BOSSI
Per capire il clima che ormai si respira in via Bellerio parti basti dire che lo scorso 27 ottobre dal partito di Salvini è partita una diffida formale all’utilizzo di simboli e denominazioni. Vietato promuovere il nuovo organismo legato a Bossi presso gli iscritti della “Lega per Salvini premier”. Per il “Capo” storico l’autonomia del Nord deve continuare ad essere al primo punto dell’agenda politica, priorità, “questo è quello che i lombardi ed i veneti continuano a chiedere”. Ma è sotto gli occhi di tutti che I due luogotenenti dello storico leader leghista, Angelo Ciocca e Paolo Grimoldi, hanno di fatto lanciato una corrente che erode consensi.
Nei prossimi giorni Calderoli incontrerà anche gli altri presidenti delle Regioni e il presidente della Conferenza Stato-Regioni Massimiliano Fedriga. La strada si preannuncia però in salita. Dai banchi del governo non si è levato nessuna voce. Più imbarazzo che compiacimento.
Le modifiche al Titolo V della Costituzione furono approvate dal Governo di Giuliano Amato alla fine della XIII legislatura e confermate da un Referendum in cui votò il 34% circa della popolazione; il pre-accordo con le tre Regioni che hanno chiesto l’Autonomia (Veneto, Lombardia, Emilia – Romagna) fu sottoscritto dall’allora presidente del Consiglio Paolo Gentiloni il 28 febbraio 2018, quattro giorni prima delle elezioni quando il Governo era in carica per gli affari correnti! Altre Regioni.
L’autonomia differenziata senza la definizione dei Lep e legata ancora alla “spesa storica” apre scenari pieni di possibili conseguenze. Si scrive nell’ultimo Rapporto Gimbe: “Una regione non può assumere personale, anche se è in pareggio di bilancio, ma può invece aggirare la norma con una specie di “falso in bilancio” acquisendolo con cooperative o esternalizzazioni, iscrivendo la spesa sotto la voce beni e servizi”. E ancora, elencando altre questioni condivise da tutte le Regioni: a stipula di contratti a tempo determinato di “specializzazione lavoro” per i medici, alternativi al percorso delle scuole di specializzazione; la programmazione delle borse di studio per i medici specializzandi e la loro integrazione operativa con il sistema aziendale; l’adozione di decisioni basate sull’equivalenza terapeutica, tra medicinali contenenti differenti principi attivi alle quali Aifa dovrà rispondere entro 180 giorni nel merito adottando un parere obbligatorio e vincolante sull’intero territorio nazionale”.
In conclusione, risulta incomprensibile il motivo in base al quale ad una Regione verrebbero concessi poteri autonomi e ad un’altra no nell’ambito di un servizio sanitario nazionale volto ad assicurare il diritto alla salute per tutte le persone.
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