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Rendimenti dei Bot al top rispetto agli ultimi 10 anni complice anche l’inflazione galoppante

La guerra parallela di Putin con l’Occidente, quella sul fronte economico, dà una nuova scossa di terremoto ai mercati, con al centro questa volta Londra, dove la Bank of England ha dovuto rimettersi a comprare debito pubblico per fermare la caduta dei bond.

E di rimando soffre anche l’Italia, con lo spread arrivato a un soffio dai 260 punti base. La tendenza resta al ribasso. L’inflazione, i tassi in rialzo e il caro-energia colpiscono duramente. Ma gli effetti più gravi si cominceranno a sentire a partire dall’anno prossimo.

Per questa ragione il governo nella Nadef (Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza) ha abbassato le stime di crescita per il 2023 dal 2,3% stimato ad aprile allo 0,6%. Un problema in più per il nuovo Esecutivo, che dovrà affrontare mesi molto difficili.

RENDIMENTI BOT RECORD ANCHE PER VIA DELL’INFLAZIONE

Il rialzo del costo del denaro deciso dalla Bce farà salire il costo del debito, aggravando le condizioni della finanza pubblica. Sempre più difficile, in queste condizioni, immaginare un nuovo scostamento di bilancio per soccorrere famiglie e imprese. Il cammino del prossimo Esecutivo si annuncia impervio.

Un primo assaggio di quello che potrà accadere si è visto ieri. Il Tesoro, infatti, ha collocato cinque miliardi di Bot a sei mesi all’1,98%, che rappresenta il top da dieci anni. La precedente emissione costava al Tesoro solo lo 0,81%. Il rialzo dei tassi sta provocando guasti senza precedenti.

IL DRAMMA BRITANNICO

Il maxi-piano di stimolo fiscale della neo-premier britannica Liz Truss venerdì aveva già fatto crollare la sterlina ai minimi record sul dollaro. Il bagno di sangue è sui bond, dove il “Gilt” trentennale britannico è crollato, facendo volare il rendimento fino al 5,13% ai massimi dal 1998, mentre gli investitori attendevano con trepidazione gli esiti di un’emissione di green bond trentennali con scadenza 2053.

Un «rischio sostanziale per la stabilità finanziaria del Regno Unito» che ha costretto la Bank of England a intervenire immediatamente: nelle prossime due settimane farà acquisti illimitati di bond governativi per 64 miliardi di sterline, intanto l’asta slitta al 31 ottobre. Un dietro-front drammatico per la Bank of England che agli inizi di agosto aveva annunciato di essere la prima, fra le banche centrali delle principali economie mondiali, a chiudere l’era degli acquisti di debito facendo quantitative tightening, e cioè non solo smettendo di comprare ma iniziando a smaltire 800 miliardi di sterline di bond dal proprio portafoglio.

LA CRISI, UN’ARMA PER PUTIN

È proprio qui, con l’economia che esce a fatica dalla sbornia dei sussidi pubblici dell’era Covid e si rischia una recessione globale, e le banche centrali costrette a togliere la stampella del quantitative easing di fronte all’inflazione energetica, che Putin va a colpire facendo volare i prezzi del gas.

La sincronizzazione insufficiente delle banche centrali con la Fed ha fatto il resto, con le strette-monstre della Federal Reserve che fanno crollare la sterlina, oggi fino a 1,0541 sul dollaro, a un passo dal minimo record di ieri, e l’euro che ieri, a 0,9536 dollari, ha aggiornato i minimi di vent’anni nonostante il governatore austriaco Robert Holzmann preannunci una nuova stretta da 75 punti base a ottobre, e la stessa presidente della Bce, Christine Lagarde, avverta che se la Bce non agirà «ci sarà un danno per l’economia ancora maggiore».

I PROBLEMI LEGATI AL SUPERDOLLARO

Insomma, quella del dollaro appare come un’avanzata senza ostacoli che rischia ora di aggiungere un ulteriore elemento di crisi sullo scenario globale. Tanto più il biglietto verde sale, infatti, tanto più le altre classi d’investimento si indeboliscono. Pagano dazio i bond, con quelli in dollari che si fanno sempre più convenienti a discapito di quelli prezzati in altre divise. Si indeboliscono le azioni in termini di ridimensionamento di cash flow e utili a causa dell’inasprimento delle condizioni monetarie. E bene non va neanche per le materie prime perché, quotate in dollari, diventano meno convenienti per chi le paga in altre valute, con conseguente compressione della domanda.

Ma quello che più fa temere i mercati è che le banche centrali degli altri Paesi siano costrette a rafforzare ulteriormente la propria stretta monetaria per tenere sotto controllo non solo l’inflazione, ma anche il superdollaro. Un meccanismo che rischierebbe di avviare un circolo vizioso tra recessione e svalutazione.

OLTRE AI RENDIMENTI BOT, INFLAZIONE E GAS FANNO SCHIZZARE ANCHE I BTP

La giornata sull’ottovolante era iniziata con l’ennesima caduta del treasury americano a dieci anni, i cui rendimenti sono schizzati per la prima volta in 12 anni al di sopra del 4%. Un incipit che – complice il prezzo del gas in rialzo del 12% a 210 euro per l’affaire Nord Stream – ha inevitabilmente trascinato al ribasso le Borse asiatiche (-3,41% Hong Kong in chiusura) ed europee, con Londra e Milano che avevano esordito a -2%. E, insieme al tracollo dei titoli inglesi, ha riacceso la tensione sui bond europei con lo spread Btp-bund arrivato fino a 258 punti base, nuovo massimo da aprile 2020, e il rendimento del decennale arrivato al 4,90%, dove non si trovava da un decennio.

Anche dall’economia reale su Piazza Affari è piombato il calo della fiducia delle imprese, ai minimi da aprile 2021, un dato che preannuncia una gelata sull’economia.

GLI EFFETTI DELL’INTERVENTO DI EMERGENZA DELLA BANK OF ENGLAND

Ma è proprio l’intervento d’emergenza della Bank of England a dare una sterzata improvvisa a una giornata all’insegna della volatilità, con Wall Street in deciso rialzo (Dow Jones +1,41%) e l’Europa che vira in positivo, con l’eccezione di Madrid e Milano (-0,52% in chiusura). L’inversione a U della banca centrale britannica, che pure è rischiosa, potrebbe anticipare un intervento diretto a sostegno della sterlina. E c’è chi scommette che il segnale, di fronte all’emergenza dei mercati, è che anche altre banche centrali potrebbero dover rivedere le proprie priorità e tornare in soccorso dell’economia.


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