La Suprema Corte di Cassazione
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Operazione Crisalide contro i clan di Lamezia Terme: condanne definitive da parte della Corte di Cassazione per 24 dei 26 imputati
LAMEZIA TERME (CZ) – C’è anche un medico fra i 24 imputati condannati in via definitiva (con pene variabili da un massimo di 20 anni di carcere a un minimo di 3 anni e mezzo) dalla Cassazione, mentre per altri due imputati si dovrà tornare in appello (annullata con rinvio sentenza di secondo grado) solo però per l’aggravante dell’agevolazione alla cosca mafiosa (l’impianto accusatorio infatti ha retto per tutti).
Questa la decisione della Cassazione nei confronti di 26 imputati coinvolti nell’operazione “Crisalide 1” contro il clan Torcasio – Cerra – Gualtieri che, di fatto, determinò lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose a novembre 2017.
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Al processo di primo grado (rito abbreviato), su 52 imputati 43 erano stati condannati dal gup a maggio 2019 (accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, dedita al traffico illecito di sostanze stupefacenti, possesso illegale di armi ed esplosivi, estorsione, danneggiamento aggravato e rapina) e 9 assolti. In appello (aprile 2021) la sentenza fu riformata con 26 condanne e 6 assoluzioni.
OPERAZIONE CRISALIDE, CONDANNATO ANCHE IL MEDICO PALADINO
Tra le condanne confermate con pena di 4 anni quella nei confronti del medico Giovanni Paladino (coinvolto nell’inchiesta insieme al figlio Giuseppe che però scelse di essere giudicato con il rito ordinario davanti al tribunale di Lamezia) accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, il quale in primo grado fu assolto, poi la Procura impugnò l’assoluzione insistendo per la condanna, richiesta accolta in appello con pena ora definitiva per il rigetto del ricorso in Cassazione (inflitti 4 anni oltre all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni). L’operazione Crisalide scattò il 23 maggio 2017 e fu portata avanti dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Catanzaro e della Compagnia di Lamezia Terme.
In particolare, indagando sui nuovi “picciotti” del clan in cui emerse la figura di Antonio Miceli, ritenuto il reggente del clan, gli investigatori dei carabinieri ritennero che gli esponenti della cosca avrebbero appoggiato alle comunali del 2015 Giuseppe Paladino, allora vicepresidente del disciolto consiglio comunale, il quale al processo d’appello a dicembre 2021 fu assolto “perché il fatto non sussiste” dopo la condanna in primo grado a maggio 2020 quando era stato condannato dal tribunale di Lamezia a sei anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa e assolto per corruzione elettorale, assoluzione che è stata poi impugnata dalla Procura che ha presentato ricorso in Cassazione tuttora pendente.
OPERAZIONE CRISALIDE, L’APPOGGIO ELETTORALE AI PALADINO
Giuseppe Paladino e il padre Giovanni, avrebbero – secondo le accuse – richiesto ed ottenuto l’appoggio elettorale, sotto forma di procacciamento dei voti e di attività di propaganda elettorale, quale attività di attacchinaggio, recandosi in macchina anche dai Torcasio per l’appoggio elettorale. Al centro dell’inchiesta della Dda, tuttavia, emerse la figura di Antonio Miceli, 31 anni, ritenuto il reggente del clan Torcasio dopo che l’operazione “Chimera”, eseguita sempre dai carabinieri, avevano fatto finire in carcere e condannare capi e gregari della cosca Torcasio – Cerra – Gualtieri.
LE CONDANNE DEFINITIVE DELL’OPERAZIONE CRISALIDE
Antonello Amato 5 anni e 6 mesi; Fortunato Mercuri, 7 anni, 2 mesi e 10 giorni; Vincenzo Brizzi 2 anni e 8 mesi; Domenico De Rito 8 anni e 7 mesi; Antonio Franceschi 8 anni e 9 mesi; Morrison Gagliardi 11anni e 6 mesi; Carlo Alberto Gigliotti 6 anni e 8 mesi e 20 giorni; Michele Grillo 6 anni 9 mesi e 10 giorni; Massimo Gualtieri 8 anni e 4 mesi e 20 giorni: Nicola Gualtieri 14 anni; Giuseppe Grande 13 anni e 10 mesi; Vincenzo Grande 8 anni 1 mese e 20 giorni;
Antonio Miceli 20 anni; Rosario Muraca 8 anni e 2 mesi; Salvatore Luca Torchia 3 anni e 6 mesi e 20 giorni; Claudio Vescio 6 anni e 9 mesi e 20 giorni; Salvatore Torcasio 4 anni e 2 mesi; Davide Belville 6 anni e 2 mesi; Pasquale Caligiuri 9 anni e 9 mesi e 10 giorni; Antonio Saladino 10 anni e 1 mese e 10 giorni; Rosario Franceschi 8 anni e 9 mesi; Maurizio Caruso 4 anni e 2 mesi; Luigi Vincenzini 8 anni.
Per Francesco Salvatore Mazzotta (condannato in appello a 5 anni 4 mesi e 20 giorni) e Marco Cosimo Passalacqua (condannato a 5 anni e 5 mesi e 10 giorni) si dovrà pronunciare la Corte d’Appello solo però per l’accusa di aver agevolato la cosca. Alcuni imputati sono stato condannati a risarcire le parti civili: Associazione antiracket Lamezia (rappresentata dall’avvocato Carlo Carere), Comune di Lamezia Terme (rappresentato dall’avvocato Caterina Flora Restuccia) e Luigi Angotti, titolare della panetteria “Il fornaio” dove a marzo 2017 esplose una bomba in pieno centro cittadino che devastò l’attività commerciale).
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