Cristian Filippo
4 minuti per la letturaPAOLA – Ieri, nell’ambito del processo monocratico penale istruito a suo tempo presso il Tribunale di Paola, è stato assolto con formula piena Cristian Filippo, il giovane paolano arrestato nel giugno 2019 perché sorpreso con due piantine di marijuana utilizzate per lenire i dolori della fibromialgia di cui è affetto.
Cristian Filippo era infatti accusato di coltivazione illecita e detenzione di sostanza stupefacente. Al termine del dibattimento, assistito dai suoi avvocati e sostenuto da associazioni di settore (“Meglio Legale” e “Luca Coscioni”), è riuscito a dimostrare la sua buona fede rispetto all’intera vicenda, chiarendo fatti e circostanze legati alla produzione e all’uso della sostanza stupefacente a livello personale ed ai fini della cura, non potendosi rivolgere a spacciatori di droga.
Cristian Filippo – seguito dall’associazione Meglio Legale, che gli offre assistenza legale tramite il lavoro dell’avvocato Gianmichele Bosco – ha dichiarato più volte di aver iniziato una piccola coltivazione domestica dal momento che non riusciva a recepire la medicina tramite il Sistema sanitario regionale.
La Calabria, infatti, è una delle tre regioni italiane (insieme a Molise e Valle D’Aosta) che non hanno un decreto regionale per recepire le direttive del Ministero della Salute che prevedono la possibilità di curarsi con questo tipo di terapia.
Arrestato nel 2019, il processo si è concluso ieri: Cristian rischiava fino a sei anni carcere nonostante – come affermato nel corso dell’ultima udienza dal medico che lo ha in cura – la terapia a base di cannabis sia per lui una necessità data la sua patologia. «Siamo arrivati a questo punto perché non ho avuto possibilità di accedere all’ottenimento della cura che mi è stata prescritta per cui sono stato portato a disobbedire, autocoltivando la mia terapia per uso personale», ha spiegato Cristian fuori dal palazzo di giustizia.
Anche la leader di +Europa, Emma Bonino, si è interessata al caso del paolano, affermando, ieri pomeriggio, quanto segue: “Oggi al Tribunale di Paola accade una cosa surreale. Cristian Filippo, ragazzo 25enne affetto da fibromialgia, sarà in aula per l’udienza conclusiva di un processo che va avanti dal 2019: rischia sei anni di carcere per aver coltivato due piante di cannabis dal momento che non riusciva a procurarsi la terapia per curarsi. Ci rendiamo conto? Sono queste le emergenze della giustizia italiana? Per di più in una regione assediata dalla criminalità?”, s’interroga l’onorevole Bonino, una delle figure più importanti del radicalismo liberale italiano dell’età repubblicana, nonché figura di spicco per il femminismo italiano.
Ieri, sotto il tribunale, in attesa della sentenza, erano presenti una decina di attivisti di sinistra, tra cui Antonella Soldo, dell’associazione Meglio Legale, rappresentanti di Arci Cosenza e dell’associazione Filorosso ’95, nonché Enza Bruno Bossio, deputata democratica.
La parlamentare del Partito democratico, moglie di Nicola Adamo, ricandidata anche in questa circostanza elettorale. «Dopo 1200 giorni di processo, Cristian Filippo è stato assolto», esulta l’esponente di centrosinistra. «I giudici italiani si dimostrano ancora una volta avanguardia; ma questo non basta», è il suo monito. «È necessario – aggiunge – che anche il Parlamento dimostri di agire nel mondo contemporaneo, licenziando una legislazione a passo coi tempi. Perché legalizzare la coltivazione domestica della cannabis è una battaglia di civiltà», spiega Bruno Bossio, parlamentare in carica.
Il presidente di Più Europa Riccardo Magi parla, invece, di una «assurdità, tanto più dopo il caso di Walter De Benedetto, che ha lottato (e vinto) in Tribunale fino alla fine contro un antiproibizionismo crudele. Un’assurdità che la mia proposta di legge, arrivata in aula alla Camera, e il referendum sull’auto-coltivazione avrebbero evitato; per questo possiamo dire che è stato assolto Cristian, ma non il Parlamento italiano».
Il deputato M5S Paolo Parentela sottolinea: «Ci fa gioire l’assoluzione di Cristian Filippo, giovane calabrese che, affetto da una malattia seria, era imputato per aver coltivato due piante di cannabis a scopo curativo. Mi auguro che questa sentenza, la quale ha stabilito che il fatto non sussiste, spinga il futuro Parlamento a far passare la proposta di legge sull’autoconsumo di cannabis che, grazie alla nostra spinta, era arrivata quasi all’approvazione nella legislatura corrente. A Cristian avevo espresso, come altri miei colleghi, tutta la mia solidarietà e vicinanza, sposandone la battaglia, sacrosanta. È inverosimile che nel 2022 debbano esistere ancora vicende del genere. È impensabile che un paziente debba vedere riconosciute le proprie ragioni da un giudice e non da una precisa legge dello Stato». Conclude Parentela: «C’è bisogno di norme di civiltà e di buon senso, che noi avevamo concepito in relazione all’autoconsumo di cannabis. Continueremo ad insistere su questo tema, nell’interesse di tutti».
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