Il Comune di Rogliano
2 minuti per la letturaROGLIANO (CS) – «In tempi come questi, dove le istituzioni dovrebbero stare vicino ai cittadini, proteggendoli il più possibile da quella che è la più grande crisi mondiale dal Dopoguerra ad oggi, l’Amministrazione comunale di Rogliano, “fu” ridente cittadina della Valle del Savuto, ha pensato bene di mettere all’asta le case popolari con una procedura che non ha precedenti e nel tentativo disperato di ammortizzare un bilancio negativo di molti milioni di euro ed evitare così la procedura di dissesto che porterebbe allo scioglimento dell’assise comunale».
È l’affondo che il gruppo d’opposizione Rinasci Rogliano, con il consigliere Diego Sicilia in testa, riservano all’Amministrazione guidata dal sindaco Giovanni Altomare.
Per Rinasci Rogliano, «la pubblicazione del “bando della vergogna” ha allertato e non poco le famiglie assegnatarie, non avvisate delle intenzioni dell’Ente e non interpellate in maniera prioritaria per un’eventuale manifestazione d’interesse all’acquisto, paventandolo a conti fatti come un preavviso di sfratto a tutti gli effetti. Interi nuclei familiari, che in virtù delle risicate possibilità economiche esistenti potrebbero trovarsi, da un giorno all’ altro, a dover abbandonare la propria abitazione, dopo anni di sacrifici volti anche e soprattutto alla manutenzione degli stabili e delle loro immediate pertinenze, effettuati a spese proprie data la cronica mancanza di fondi nelle casse comunali».
Quindi si aggiunge: «Quello che più preoccupa noi tutti è l’attuale mancanza di dialogo sull’argomento con i rappresentanti della Casa comunale, sollecitati anche da un’interrogazione scritta prodotta dal nostro gruppo di minoranza, in modo da riuscire a capire eventuali margini di dialogo ed avanzare magari proposte che possano portare il problema ad una soluzione diversa. La difficoltà “politica” di una maggioranza estranea alla realtà quotidiana del paese – prosegue la nota – non può permettersi il lusso di giocare sulla difficoltà “sociale” delle persone, perché questo significherebbe non solo una sconfitta personale per ognuno di loro, ma soprattutto una sconfitta ideologica di un paese da sempre vicino ed attento ai bisogni delle persone».
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