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“E’ una festa che si è trasformata in tragedia”. La città è molto colpita, a un mese dall’altro grave lutto per la perdita di un bambino di 5 anni in un incidente stradale.
“Le due vittime erano molto conosciute in città per la loro partecipazione alle rievocazioni storiche ed alla festa patronale, Carullo era colui che accendeva la Iaccara alla Sfilata dei Turchi. Ho preannunziato che nei giorni dei funerali sarà indetto il lutto cittadino”.
Così il sindaco di Potenza, Dario De Luca, sulla tragica vicenda di Dragonara”.
“E’ una tragedia – aggiunge il sindaco – che, per le circostanze dell’accaduto, avrebbe potuto avere dimensioni ancora più gravi perché nel momento in cui c’è stato lo scoppio del fucile i figuranti erano circondati dal pubblico. Le schegge hanno colpito molte persone con una certa casualità».
L’INCIDENTE SABATO SERA
È ricoverato con prognosi riservata nel reparto di Rianimazione dell’ospedale San Carlo, il bambino di 4 anni – L.C. – rimasto gravemente ferito a seguito dell’esplosione di un fucile di scena utilizzato per la rievocazione storica sui briganti a contrada Dragonara.
Dopo l’esplosione, in ospedale sono arrivati in sei, tre in codice rosso: uno – Donato Gianfredi, di 56 anni, uno degli attori che impersonavano i soldati piemontesi pronti a fucilare una brigantessa – è morto in sala operatoria.
Troppo gravi le ferite e le lesioni riportate alla testa: era al fianco di Agostino Tarullo, di 55, che l’esplosione ha ucciso all’istante, anche in tal caso per gravissime lesioni al capo. Ma al “San Carlo” di Potenza si tremava per la sorte di un bambino di quattro anni, raggiunto da uno scheggia al torace. Il ferro ha lesionato il diaframma, un polmone e il fegato: è stato operato immediatamente e poi trasportato in rianimazione. La prognosi per lui continua ad essere riservata: ha sfiorato la morte da vicino.
Si tremava – e alla fine è stato un altro colpo per tutti – anche per un altro figurante, un uomo di 37 anni, Pasquale Miglionico, al quale i chirurghi hanno dovuto amputare l’avambraccio sinistro.
Schegge gli avevano trapassato la manica della giubba e il braccio in più punti, causando danni che non è stato possibile riparare: ha avuto una prognosi di un mese.
Infine, una donna di 37 anni, Giuseppina Colucci, anche per lei prognosi di un mese, ma per una frattura al braccio destro.
La donna ricoverata in Traumatologia dovrebbe essere dimessa già oggi.
Il dolore si è intrecciato all’incredulità, per quella che doveva essere una festa della contrada.
«Sembrava una guerra» continuano a ripetere familiari e amici che da sabato notte si alternano nell’atrio dell’ospedale. In molti hanno cercato di attenuare la tensione raccontandosi a vicenda gli attimi della tragedia, le scene che hanno preceduto e poi seguito l’esplosione dell’arma che ha spezzato una sera di fine estate. Per un attimo, a molti quelle immagini sono sembrate parte di un copione: «Pensavamo – spiegano alcuni di quelli che erano nella contrada per seguire lo spettacolo – che tutto facesse parte della scena della fucilazione del brigante». Ma solo per un breve attimo, «quando ci siamo accorti dei corpi a terra» – che non erano di attori che stavano simulando l’esecuzione, ma di amici e conoscenti – e del sangue.
Non sanno darsi pace, all’ingresso della struttura sanitaria potentina, i componenti dell’associazione che ha organizzato la manifestazione.
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