Salvini, Meloni, Letta e Calenda al Forum Ambrosetti di Cernobbio
5 minuti per la letturaNessuno dei partiti e dei loro leader vuole uscire dalla genericità ideologica delle grandi questioni energetiche come se l’Italia fosse la Germania o gli Stati Uniti e parlare invece dei problemi che sono nella loro reale disponibilità. Parliamo del sistema scolastico e del sistema sanitario che vanno rimessi in piedi secondo i criteri del Pnrr sanando le diseguaglianze in modo concreto, realistico. Perché una cosa significa fare sanità al Nord e un’altra farla al Sud, e questo vale pari pari per la scuola. Perché le diseguaglianze di questo Paese non sono un’invenzione e non appartengono al mondo, ed è nella responsabilità della politica affrontarle e risolverle. Per questo si parla con tanta leggera disinvoltura di cambiare il Pnrr perché non si sa di che cosa si parla e nessuno ha davvero a cuore i problemi dei territori e il tema cruciale delle diseguaglianze da sanare. Meno male che Draghi ne ha almeno blindata la governance.
Non si può neppure escludere una terza guerra mondiale che nessuno auspica, ma la campagna elettorale italiana continua a parlare di ciò che appartiene al mondo come se noi fossimo determinanti e come se noi potessimo pagare il conto che il mondo ci ha portato in casa con la guerra di invasione di Putin in Ucraina. Come se noi fossimo gli Stati Uniti o la Germania che possono tirare fuori un sacco di soldi o la Francia che è uno dei quattro Paesi che gestisce l’Onu dove peraltro neppure l’Europa è rappresentata. Theodor Mommsen, uno dei grandi storici dell’Ottocento, era solito ripetere: come farete adesso che avete conquistato Roma ad essere all’altezza di questa eredità immaginaria? Quintino Sella che aveva la testa sul collo disse: lo faremo facendo la scienza. I suoi successori invece pensavano di poterlo fare continuando a sentirsi una delle grandi potenze del mondo senza sapere o senza volere prendere atto che l’Italia non era più lo snodo della politica mondiale.
Dopo tantissimo tempo era toccata in sorte la guida del nostro governo a un italiano che aveva fatto qualcosa essendo stato capo non di una nostra istituzione, ma di una istituzione europea. Anzi, nel caso richiamato di Draghi, l’Italia traeva giovamento e rispetto per il peso internazionale di chi aveva diretto l’istituzione europea più importante che c’è in Europa, la Bce, e aveva pure fatto molto bene. Questo vale tanto se vogliamo avere un ruolo nelle istituzioni sovranazionali e nelle decisioni condivise dove dobbiamo dimostrare la capacità di metterci al servizio e di esprimere le nostre migliori intelligenze.
Invece assistiamo in casa allo spettacolo penoso delle divisioni interne alle coalizioni per cui ciascuno cerca di buttare il mondo nella sua bandierina di centrodestra con Salvini spiazzato da Berlusconi e la Meloni che ne percepisce il danno perché Renzi e Calenda ne approfittano, ma soprattutto perché sa qual è la reale posta in gioco. Sul fronte opposto il Pd non avanza, o perlomeno non sfonda, perché la leadership non ha creato identità e si consola dicendo che la destra non fa paura perché non è messa benissimo, perché c’è l’Europa e c’è il contrasto internazionale di cui bisognerà tenere conto. E, quindi, tutti parlano del mondo sapendo bene che loro nulla possono fare. Se non quello che sta facendo il governo Draghi e, cioè, mettere più in sicurezza possibile l’industria, sostenendola, un piano serio di razionamenti, e fare i rigassificatori che vanno fatti.
Nessuno dei partiti e dei loro leader vuole uscire dalla genericità ideologica delle grandi questioni e parlare invece dei problemi che sono nella loro reale disponibilità e che, per forza di cose, andranno affrontati uno alla volta. Parliamo di una revisione ragionevole del fisco che non può essere risolta con la boutade della flat tax.
Parliamo del sistema scolastico e del sistema sanitario che vanno rimessi in piedi secondo i criteri del Pnrr sanando le diseguaglianze in modo concreto, realistico. Perché una cosa significa fare sanità al Nord e un’altra farla al Sud, e questo vale pari pari per la scuola. Perché le diseguaglianze di questo Paese non sono un’invenzione e non appartengono al mondo, ed è nella responsabilità della politica affrontarle e risolverle. Come ha fatto Draghi scegliendo la strada prima dei rafforzamenti dei poteri della governance e poi della governane unica come spiega, da par suo, Ercole Incalza. Scontiamo, inoltre, il fatto gravissimo che non gliene frega più niente a nessuno di quelli che sono i problemi delle comunità locali del Nord come del Sud perché i candidati ai seggi parlamentari sono tutti paracadutati e le sensibilità si dissolvono.
Per questo si parla con tanta leggera disinvoltura di cambiare il Pnrr perché non si sa di che cosa si parla e nessuno ha davvero a cuore i problemi dei territori e il tema cruciale delle diseguaglianze da sanare. Cosa diversa è la revisione dei prezzi da caro materie prime che oseremmo dire che è quasi automatica a patto che non ci sia chi ci specula sopra e Bruxelles finisca con il convincersi che è alle prese con i soliti italiani che vogliono aumentare i loro margini e basta. I partiti parlino magari anche di legge elettorale che è un problema vero ed è nelle loro mani così almeno gli elettori danno un voto più consapevole. No, assolutamente, parlano tutti del mondo, che oggi è il gas di Putin, e che loro credono di potere comandare a bacchetta da casa propria, o da questa o quella piazza di propaganda. Piuttosto di parlare a vanvera di Pnrr o di mettere nel ventilatore proposte irrealizzabili nel gas, si preoccupino dei danni che hanno già prodotto mandando a casa Draghi e lasciando campo libero a Scholz e Macron per sistemare le loro cose.
Perché in casa nostra si deve capire una volta per tutte che i grandi Paesi non vogliono tenersi legati a un’Italia che non si sa più dove va. I Paesi che devono fare progetti veri per il futuro tolgono l’Italia perché non si sa quale futuro avrà. I capitali internazionali in più che erano arrivati e sarebbero ancora arrivati, o se ne vanno o non arrivano più. I partiti dovrebbero avere un solo interesse che è quello di dimostrare al mondo che di loro ci si può fidare e che non sono una variabile impazzita. Non basta qualche impegno verbale perché ciò avvenga, perché se gli altri non si convincono e, quindi, non sanno come va a finire, dicono tutti “con questa gente qui noi non ci mettiamo”. Anche perché gli italiani non contano nulla in quanto, pensano sempre gli altri, hanno un debito tale che li buttiamo a terra in due mosse. Questa è la cruda realtà.
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