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MARATEA – Un mega complesso turistico sulla costa di Maratea completato solo in parte rispetto alle iniziali previsioni dei primi anni ‘80, società lottizzanti che non hanno ancora adempiuto a tutti gli impegni previsti nel primo documento di accordi e una nuova convenzione tra le parti che avrebbe provocato un danno evidente all’ente pubblico.
Gli inquirenti della Procura di Lagonegro, che nei giorni scorsi hanno notificato l’avviso di conclusione indagini con 13 richieste di rinvio a giudizio per la vicenda della lottizzazione Santa Caterina, ritengono che il Consiglio comunale che nel 2010 approvò la delibera che dettava le nuove condizioni tra le parti abbia agito intenzionalmente per procurare un «ingiusto vantaggio» economico a favore dell’amministratore unico delle due società Simar e Sviluppo Maratea srl, Rosa Amoruso.
«Con più azioni», in «tempi diversi» e in concorso tra loro, agendo «su istigazione» da parte della imprenditrice del settore turistico alberghiero, «accolta» dagli indagati. Sono accusati di abuso d’ufficio, non solo l’ex sindaco Di Trani, i 10 consiglieri comunali che votarono la delibera n 34 del 12 agosto del 2010 che approva la convenzione – Schettino, Belvedere, Glosa, Lammaglia, Limongi Rizzuti, Schettino, Glosa, Iob, Brando e Magnasco – e l’imprenditrice Amoruso, ma anche la responsabile del settore Lavori pubblici del Comune di Maratea, Anna Maria Magliano, per aver stipulato la convenzione.
Nella quale – secondo la Procura di Lagonegro – il Comune in violazione del Dpr 280 del 2001 e dell’articolo 28 della legge urbanistica, il Comune di Maratea rinunciava all’acquisizione delle opere di urbanizzazione primarie e secondarie. Nella prima convenzione si stabiliva l’obbligo al trasferimento gratuito di una parte della strada e di realizzare un anfiteatro la cui gestione sarebbe stata per 25 anni delle lottizzanti e successivamente trasferita al Comune. Ma nel 2010, si rinunciava alle due opere, monettizandole, come in una sorta di vendita
Ma, secondo le norme richiamate dalla Procura, le opere di urbanizzazione primaria e secondaria andrebbero inderogabilmente acquisite al patrimonio indisponibile del Comune.
Accuse che non mettono in discussione il tanto contestato progetto per la realizzazione delle nuove villette che le società lottizzanti intendono portare avanti a completamento del polo turistico del Pianeta Maratea. Una progetto che, nonostante le numerose opposizioni, per ora va avanti, anche dopo il via libera del Consiglio di Stato dei emersi scorsi. L’associazione ambientalista, però, non ha intenzione di arrendersi. E infatti ha presentato un ricorso al Tar Lazio contro il ministero dell’Ambiente che – denuncia l’associazione – non ha bloccato la realizzazione delle villette, nonostante le difformità segnalate rispetto al progetto ultimo che avrebbe differito da quello approvato dalla Regione. L’ennesimo tentativo di fermare quello che in molti considerano un piano di cementificazione selvaggio della costa di Maratea, che per altro nulla ha a che fare con la domanda turistica della zona.
Nel frattempo, non è escluso che anche la Procura della Corte dei Conti, sulla base del danno economico ora contestato al Consiglio comunale, possa esercitare azioni.
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