Roberto Porcaro e Francesco Patitucci
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LA maxi inchiesta “Sistema” della Dda di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri, sulla ‘ndrangheta a Cosenza ha svelato un quadro preciso dell’organizzazione criminale guidata, come vedremo, da Francesco Patitucci e Roberto Porcaro strutturata in Confederazione (LEGGI) e in grado di coinvolgere centinaia di persone (LEGGI I NOMI) compresi esponenti politici di rilievo (LEGGI).
Un ruolo centrale in questa organizzazione lo svolgono due figure considerate al vertice non solo dei loro rispettivi gruppi ma anche della stessa confederazione criminale: Francesco Patitucci e Roberto Porcaro.
OPERAZIONE SISTEMA A COSENZA: PATITUCCI E PORCARO
Nello specifico, Francesco Patitucci (subentrato a Ettore Lanzino Ettore nel ruolo di vertice), «seppure in modo discontinuo avendo subito diversi periodi di carcerazione» ha assunto un ruolo di guida dell’organizzazione esercitandolo direttamente o per via mediata quando «pur mantenendo il suo ruolo apicale dall’interno dell’Istituto Penitenziario, era sostituito, per sua stessa designazione, da Roberto Porcaro».
Secondo quando ricostruito dai magistrati, sono diversi i collaboratori che hanno indicato «il ruolo apicale di Patitucci e Porcaro». Si tratta, in tutti i casi «di collaboratori che, si ribadisce, sono stati (nella maggior parte dei casi) già giudicati attendibili in altri procedimenti giudiziari». Dall’analisi incrociata delle informazioni provenienti dai diversi collaboratori emerge, quindi, il quadro del vertice della confederazione.
«Patitucci era a capo del gruppo degli Italiani, e aveva contribuito alla costituzione della confederazione al cui vertice lo stesso veniva da tutti collocato, con la specificazione che nei periodi di detenzione veniva sostituito dal Porcaro da lui all’uopo designato alla stregua di un reggente (alcuni parlavano di un vero e proprio rapporto fiduciario tra Patitucci e Porcaro)». Porcaro ha rivestito questo ruolo «dalla carcerazione del Patitucci fino alla sua (Porcaro veniva arrestato in data 12.12.2019 e in concomitanza veniva scarcerato Patitucci, che quindi ritornava al suo ‘posto’, in continuità col suo ruolo “dirigenziale”)».
Inoltre, al netto dell’attività di Porcaro da lui designato, Patitucci nei periodi di detenzione «era coadiuvato (principalmente) dalla moglie, Rosanna Garofalo, che – si legge nell’ordinanza – quotidianamente gli faceva visita veicolando messaggi tra il carcere e il mondo esterno, nonché consegnando denaro provento di delitti».
IL RUOLO DI PATITUCCI ALL’INTERNO DELLA CONFEDERAZIONE
Nell’organizzazione della confederazione, caratterizzata da una struttura gerarchica, gli inquirenti hanno messo in evidenza come si esplicava il ruolo predominante di Patitucci.
«Patitucci aveva un elenco di commercianti vittime di estorsione, e tale elenco veniva consegnato ad altri sodali affinché si perpetrasse tale attività delinquenziale». Ma oltre alle estorsioni è emerso come Patitucci esercitasse il suo ruolo di vertice prendendo posizione su tutti gli aspetti della vita della confederazione: «Patitucci ha partecipato alla deliberazione di diversi omicidi di mafia; svolgeva riti di affiliazione conferendo doti ‘ndranghetiste ad altri soggetti», gestiva direttamente «i proventi delle attività illecite (soprattutto estorsioni)», gestiva i fondi «destinati principalmente all’assistenza ai detenuti, spese legali, pagamento “stipendi”, e finanziamento di altre attività illecite».
IL RUOLO DI ROBERTO PORCARO E DELLE ALTRE FIGURE DI SPICCO
Per quanto riguarda Roberto Porcaro, dalle dichiarazioni del collaboratore Adolfo Poggetti si scopre che Porcaro è “battezzato” mentre Luciano Impieri ha dichiarato che «oggi è Robertino Porcaro ad avere tutto, sempre tramite Patitucci, l’ha fatto lui di sana pianta».
Tra le figure di spicco «vi è anche Mario Piromallo, detto Renato, che affiancava Porcaro soprattutto nel periodo della sua reggenza; tra i principali “collaboratori” di Porcaro, da intendersi organicamente intranei al sodalizio, vi sono i fratelli Alberto e Danilo Turboli».
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