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I prezzi dei beni alimentari sono ormai fuori controllo e le tavole degli italiani si alleggeriscono di prodotti come frutta e ortaggi.  E se i listini continueranno la corsa pazza la “dieta” potrebbe tagliare tanti altri prodotti alimentari, dall’olio di semi che ha sfondato quota +60% al burro fino al latte e alla pasta.

I dati provvisori di agosto sull’inflazione, resi noti ieri dall’Istat, confermano il trend che si ripete ormai da mesi: aumento dell’indice che su base annua ha raggiunto l’8,4% (dal 7,9% del mese scorso) al traino di energia e beni alimentari.  Per questi ultimi, infatti, il balzo porta a +10,6% contro il +9,5% di luglio. Nel suo commento l’Istat ha sottolineato che sono energia elettrica e gas mercato libero a spingere i prezzi, ma un ruolo forte lo gioca anche il cibo. Il carrello della spesa in generale registra un aumento del 9,7% che non si vedeva da giugno 1984.

Questi i numeri dietro cui ci sono però persone obbligate a stringere la cinghia su beni primari e destinate, con le loro scelte, a incidere sull’andamento dell’economia del Paese. La Coldiretti ha lanciato l’allarme registrando, per effetto delle difficoltà economiche e del caro spesa, una pesante riduzione di acquisti di ortofrutta, crollati quest’anno dell’11% rispetto al 2021, e che riportano i consumi ai livelli minimi di inizio secolo.

Secondo l’analisi Coldiretti sui dati Cso/Gfk Italia le famiglie hanno acquistato questa tipologia di prodotti per un quantitativo di 2,6 milioni di tonnellate con una flessione del 16% delle zucchine, del 12% dei pomodori, del 9% delle patate, del 7% delle carote e del 4% delle insalate, mentre per la frutta a soffrire di più sono le arance (-8%), prodotto del Sud e considerato particolarmente importante per la salute.

Il balzo dell’inflazione, secondo l’organizzazione agricola, costerà alle famiglie 564 euro in più solo per la tavola a causa del mix esplosivo dell’aumento dei costi energetici legato alla guerra in Ucraina e del taglio dei raccolti per la siccità. Ma a soffiare sugli aumenti è anche la speculazione. Se infatti i prezzi sugli scaffali schizzano, i prodotti agricoli continuano a essere sottopagati agli agricoltori che non riescono così a coprire i costi letteralmente “volati” in questi ultimi mesi. Dal campo al supermercato i prezzi triplicano. E dunque soffrono i consumatori e allo stesso modo anche gli agricoltori, doppiamente penalizzati. La situazione – ha denunciato Coldiretti – rischia di avere un impatto sulle famiglie più deboli che riservano una quota rilevante del proprio reddito all’alimentazione ma ci sono anche oltre 2,6 milioni di persone che sono costrette a chiedere aiuto per mangiare e rappresentano la punta dell’iceberg delle difficoltà in cui potrebbe trovarsi nei prossimi mesi un numero crescente di famiglie.

I rincari sono anche dovuti all’aumento delle importazioni, dal grano al mais, cresciute in valore del 29% e che creano così le condizioni per un abbassamento degli standard di qualità del cibo e mettono a rischio la sicurezza alimentare. Il quadro che si sta delineando si presenta molto complesso perché mette in discussione anche gli orientamenti alimentari che si stavano affermando nel nostro Paese nel segno della qualità, del chilometro zero e del biologico. E negli ultimi tempi i consumatori si erano dichiarati disponibili anche a spendere qualcosa di più per cibi in grado di garantire   qualità e sicurezza. Ora però la necessità di far quadrare i bilanci familiari, messi in crisi da bollette pazze e super carrello della spesa, potrebbe spingere verso prodotti più a buon mercato, ma di minor pregio.

E l’aspetto più drammatico è che non si vedono spiragli. La Confcommercio ha sostenuto che finora le famiglie hanno solo marginalmente modificato i propri comportamenti “sostenute dalla tenace volontà di tornare agli stili di consumo pre pandemici”, ma con l’erosione del potere d’acquisto entro fine anno si prevede una compressione delle possibilità di crescita.

A sottolineare il record di impennata dell’inflazione per l’alimentare, definita abnorme, è anche Assoutenti che ha chiesto l’immediato taglio dell’Iva per raffreddare i listini e ovviamente interventi su energia e carburanti.  Solo per mangiare, secondo l’associazione, una famiglia con due figli dovrà mettere in conto 794 euro in più (+591 euro la famiglia tipo). Un vero “dramma di autunno” per i consumatori che andranno incontro a una spesa alimentare sempre più cara e a nuovi pesanti rialzi delle bollette.

Per il Codacons i dati Istat confermano l’allarme stangata lanciato da mesi dall’associazione dei consumatori. Con un tasso di inflazione all’8,4%, tenendo conto della totalità dei consumi annui, per una famiglia tipo l’aggravio del bilancio viene calcolato in 2.580 euro annui che sale a 3.352 per un nucleo con due figli. Il Codacons ha definito quella attuale “una vera e propria emergenza nazionale che avrà effetti pesanti sull’economia e spingerà una fetta di popolazione verso la soglia di povertà”.

Senza azioni di contrasto pesanti la Confesercenti, da parte sua, ha previsto “un pesante effetto domino sui consumi delle famiglie e sul Pil” che porterà nei prossimi due anni a una minore spesa di 34 miliardi, pari a 1.300 euro in meno per ogni famiglia.


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