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POTENZA – Quella di Marcello Pittella, alle Politiche 2022 alfiere nel collegio plurinominale del Senato della lista Calenda, sarà una campagna elettorale «contro» l’ex «partito regione» e gli ex compagni del PD lucano. Niente a che vedere, insomma, dai toni pacati che l’ex ministro sta riservando, almeno per ora, agli ex alleati.

Lo ha messo subito in chiaro l’ex governatore, che sabato ha ufficializzato la sua discesa in campo col terzo polo alle elezioni del 25 settembre. Dopo la candidatura negatagli per ben due volte dal Pd nel giro di appena 5 giorni. Prima a favore del giovane segretario regionale Raffaele La Regina, e poi del sottosegretario agli Affari regionali Enzo Amendola, che ha preso il posto di La Regina dopo la bufera scatenata da alcune sue frasi postate in rete contro lo Stato di Israele.

A rendere inequivocabile il concetto, ieri, sono state due distinte interviste concesse da Pittella al quotidiano Il Foglio e alla televisione locale Antenna Sud. Per Pittella, quindi, Politiche 2022 con tanto di sfida al capolista del Pd nel collegio plurinominale del Senato, Vito De Filippo, che nella sua corsa a uno dei due seggi da assegnare in Basilicata doveva già fare i conti col Movimento 5 stelle.

Lo stesso De Filippo che nel frattempo – sempre dai microfono di Antenna Sud – ha provato a ridurre la contesa elettorale a uno scontro tra centrosinistra e centrodestra, liquidando l’antagonismo col terzo polo come una contrapposizione «non politicamente importante», che rischia di «confondere la comunità, anche della nostra regione».

«Mi sono ritrovato in un partito che non è più il mio non incarna più i valori nei quali ho creduto e con i quali sono cresciuto». Queste le parole di Pittella in tv. «Il Partito democratico si è completamente snaturato in questi ultimi anni e sotto l’ultima guida ancor di più. E chi gli ha fatto da pandant in Basilicata ha contribuito ad alimentare questo distacco».

«In queste situazioni – ha proseguito Pittella -, in queste occasioni in queste circostanze in cui ti vedi vessato, messo a tutti i costi da parte come se ogni giorno ci fosse da inventare un veto nei tuoi confronti perché tu sei buono soltanto quando dai e mai quando forse è giusto per meriti ricevere, lì devi prendere una decisione, cambiare la sorte».

L’ex governatore ha chiarito che la sua non sarà una sfida con De Filippo, non sarà «contro il nome o contro la persona, ma contro quello che rappresenta, questo sì».
«Contro il Partito democratico questo sì». Ha proseguito. «In Senato ci andrà o l’esponente del Partito democratico candidato perché amico di Letta oppure ci andrò io. E il cittadino dovrà scegliere se compiere in una direzione un gesto di libertà anche di ricerca di un nuovo equilibrio qui in Basilicata per il futuro della regione oppure mantenere sotto una cappa il Partito democratico con chi da 40 anni ha sostanzialmente calcato la scena e soltanto perché oggi c’è un segretario nazionale amico viene ricandidato».

«Basta un voto in più – ha insistito l’ex governatore rivolgendosi direttamente ai cittadini – e noi insieme possiamo fare una grande rivoluzione e ce la faremo».
Pittella era stato ancora più duro dalle colonne del Foglio, dopo aver ricordato le promesse del partito in seguito alla sua vicenda giudiziaria e alla malattia.
«Diceva Marcello se sarai assolto, se vincerai contro il tumore… ti dobbiamo ristorare, hai subito ingiustizie… siamo una grande famiglia…»
Invece le cose sono andate in maniera diversa. «Prima spremuto come un limone peri consensi e per il lavoro, e poi buttato nella spazzatura».

«Letta – ha proseguito l’ex governatore – ha deciso con Provenzano, in pendant con il giovane segretario regionale e De Filippo, di prediligere la filiera corta. Se si fosse fatto un ragionamento di rinnovamento o di maggiore qualità, perché no? Ma serviva un passo indietro di tutti i parla mentari. E invece De Filippo da deputato passa al Senato, perché amico di Letta e di Meloni (Marco, ndr). Non ho nulla contro le persone, rispetto tutti. ma questo metodo è inaccettabile».

«Questo non è più un partito, se funziona a fregare i compagni». Ha insistito Pittella. «E una questione di merito e di metodo. Letta ha candidato La Regina, che dice in direzione regionale: “Questi sono i nomi, io non sono in lizza”, e dopo cinque giorni di vacanze romane se ne torna in Basilicata come capolista».

Quindi, dopo al rinuncia di La Regina, il trasloco di Amendola dal terzo posto di un collegio plurinominale della sua Campania.

«Ma allora ce l’hai proprio!» Così ancora Pittella puntando il dito contro Letta. «Non è la questione di Pittella come individuo, ma che senso dai alla militanza, al sacrificio e al legame col territorio?»

«Non è una reazione personale, ma una questione di libertà, di dignità e rispetto della sofferenza degli uomini». Ha evidenziato ancora l’ex governatore al giornalista del Foglio, Luciano Capone. «E anche una questione di garantismo. O lo lasciamo impersonare solo alla destra mentre a sinistra facciamo fucilieri dei nostri compagni anche dopo le assoluzioni? A chi la vogliono raccontare… io vivo libero e faccio le mie battaglie».

Già non ci sono le preferenze, poi si fanno liste senza criteri di merito e militanza». Ha proseguito l’attuale consigliere regionale. «La verità è che le liste le fa il segretario a sua immagine e somiglianza per accomodare le persone, anche di qualità, che però sono sganciate dal territorio. Lo dico con il massimo rispetto delle persone, ma la Basilicata la difenderà Amendola o Salvini o la Casellati, che non sa neppure dov’è sulla cartina?».

Quanto invece ad Azione, Pittella ha riconosciuto il «grande lavoro» di Calenda e della ministra per il Sud Mara Carfagna.

Quindi ha sottolinato che «la competizione elettorale non può fare a meno del consenso. Si possono fare errori su singoli casi, ma è insito nella dinamica elettorale».

«Se non mi fossi candidato sarei comunque uscito dal Pd e avrei costituito un’associazione, un luogo politico civico dove il riformismo socialista e un pezzo di liberalismo potessero trovare un approdo. Perché è ciò che manca. Ora lo faccio attraverso la mia candidatura – ha concluso Pittella sulle Politiche 2022 – sfidando il Pd e vincendo contro il Pd. In Basilicata si sta aprendo un nuovo mondo. Il partito-regione non esisterà più. Dovrà fare i conti con un polo che unisce centrismo cattolico, laico e riformista e che si ribella a questo metodo. Quel modello aveva mostrato segnali di logoramento e ora si è rotto definitivamente».

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