Il poliambulatorio di Cirò Marina
3 minuti per la letturaCIRO’ MARINA (CROTONE) – Un pensionato cirotano di 68 anni, Fortunato Cataldi, è morto per cause sconosciute il giorno di Ferragosto. La figlia, Antonella, dichiara: «Mio padre è morto per l’assenza di un medico di guardia medica». Intorno all’una di notte, il pensionato ha accusato «un bruciore allo stomaco». Non riuscendo a sopportare il dolore, si è recato in auto, insieme alla moglie, presso il Poliambulatorio di via Togliatti, al cui interno c’è la postazione della guardia medica. E’ sita al pianterreno, accanto alla postazione del servizio 118.
«Come mi ha raccontato mia madre, la porta dell’ambulatorio era chiusa. C’era un cartello che avvertiva che il servizio non era attivo per carenza di medici e che sarebbe stato garantito solo a partire dalle ore 8», riprende a dire Antonella. «Mio padre – aggiunge – ha bussato anche alla porta dell’ambulatorio che viene usato dal personale del 118, ma non gli ha risposto nessuno. All’esterno del Poliambulatorio era parcheggiata l’ambulanza della Croce Verde Silana». Si tratta della seconda ambulanza che è stata messa a disposizione del sub distretto di Cirò Marina, che conta 11 Comuni e tre frazioni, dall’Asp di Crotone per il periodo estivo. E’ un’ambulanza senza medico a bordo. Comunque sia, il pensionato non ha trovato né un medico né un infermiere all’interno del Poliambulatorio, a detta dei suoi familiari. Pertanto, è rincasato ed ha assunto un antidolorifico.
«Si è addormentato, forse perché questo farmaco gli ha fatto passare i dolori. Verso le sei del mattino, mia madre si è accorta che mio padre era morto e che era diventato tutto nero», sottolinea la figlia. La famiglia ha chiamato subito il 118. Il medico di turno ha constatato il decesso dello sfortunato pensionato. I suoi stretti congiunti sono inconsolabili.
«Non si può morire per l’assenza di un medico. Questo grazie alla nostra classe politica. Dovrebbero vergognarsi tutti. Siamo al macello, non in una regione civile. La mia unica consolazione è che mio padre se n’è andato, mentre dormiva e senza soffrire», ripete Antonella Cataldi, che ha una laurea in giurisprudenza. Lei medita di adire le vie legali, pur essendo consapevole della complessità della vicenda.
A Cirò Marina, il problema della carenza di medici di guardia medica, o continuità assistenziale, è ormai annoso. L’unico camice bianco, che assicura da qualche tempo la copertura di determinati turni, è il dottore Pietro Cerminara, che è da anni in pensione come medico di base. Non può superare un certo numero di ore di lavoro, ragion per cui quasi tutti i turni rimangono scoperti. Da qualche giorno, c’è una giovane dottoressa, che gli sta dando il cambio.
Il problema di fondo è emerso nel 2019, quando i vertici dell’Azienda sanitaria provinciale avvertirono la Commissione Straordinaria, che allora amministrava il Comune di Cirò Marina, del rischio di “chiusura” del servizio di guardia medica per le ripetute intimidazioni e vessazioni subite dai medici di turno. Cos’era accaduto in particolare? Nel passato persino un’aggressione fisica a un medico. Nel periodo più recente, due famiglie avevano litigato nell’angusta sala di attesa della postazione di Cirò Marina, perché entrambe pretendevano che un loro congiunto fosse visitato per primo. Il medico di guardia medica non era riuscito a gestire la situazione e si era visto costretto a chiamare i carabinieri.
Il direttore del Distretto unico dell’Asp, Pietro Brisinda, mise in evidenza che c’era una difficoltà oggettiva a «reperire questi medici, pur avendo profuso il massimo sforzo, bandendo concorsi, pubblicati sul bollettino regionale, contattando medici neo laureati, pubblicando avvisi per reperire professionisti esterni, anche in pensione». Uno dei medici in pensione, il succitato Pietro Cerminara, scelse di lavorare presso il presidio sanitario cirotano, essendo peraltro del luogo. Lo stesso Brisinda puntualizzò che i pochi medici, che avevano risposto all’avviso, avevano scelto i paesi più piccoli, rifiutando sistematicamente Cirò Marina, Petilia Policastro e Mesoraca. Tra i motivi del rifiuto vi era, e vi è, anche il superlavoro nel periodo estivo per l’aumento della popolazione residente.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA