2 minuti per la lettura
«LA fotografia del Mezzogiorno offerta dalle anticipazioni della Svimez offre uno spaccato ancora una volta preoccupante». E non ci deve fermare – fanno notare in una nota Cgil e Ires ai deboli segnali di miglioramento che si sono registrati nel 2014.
Il quadro lascia spazio, così, a una riflessione. «Preoccupa l’esistenza di un’altra costante: l’inerzia del Governo. Non si può più aspettare, per questo – ha detto Gianna Fracassi, segretaria confederale della Cgil – a settembre daremo il via ad una vertenza nazionale», la cui prima tappa sarà a Potenza il 6 settembre con il segretario Susanna Camusso.
«In opposizione a quanto enfaticamente annunciato dal presidente del consiglio, Matteo Renzi, di voler puntare su una riforma complessiva delle politiche di coesione, l’orologio è ancora fermo all’annuncio». L’attacco di Ires e Cgil è netto: «La politica di coesione non fa e non ha mai fatto parte della politica economica del Paese».
Il segretario regionale della Uil, Carmine Vaccaro, riprende il tema della programmazione: «C’è bisogno che il Governo si occupi dei tanti problemi socio-economici che affliggono le Regioni del Sud».
Da tempo al Uil sostiene che i problemi del Mezzogiorno devono tornare a essere affrontati come una priorità. «A patto, però, che si metta fine una volta per sempre al “saccheggio” delle risorse. Al Sud – aggiunge Vaccaro – serve una riqualificazione della spesa ordinaria e un diverso impiego della spesa pubblica aggiuntiva dei Fondi Europei, in quanto queste, al momento, sono le uniche e preziose risorse certe e manovrabili all’interno dei Bilanci pubblici da destinare allo sviluppo e alla crescita».
Il segretario generale della Cisl Basilicata, Nino Falotico, ponge la questione politica: «Il Sud deve tornare una priorità dell’agenda di governo o la deriva terminerà sugli scogli».
«Che il Mezzogiorno fosse alla deriva lo avevamo detto e ripetuto a più riprese – aggiunge – Il 2014 è stato un altro anno nero e senza opportuni interventi di politica economica nazionale lo sarà anche il 2015. La particolare composizione della struttura produttiva meridionale, fatta di piccole e medie imprese orientate prevalentemente al mercato interno e con scarsa capacità di innovazione, ha fatto sì che la ripresina trainata dalle esportazioni che sta rimettendo in moto il Nord non determinasse apprezzabili cambiamenti nelle regioni del Mezzogiorno».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA