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“Fermo restando che il malato, in qualunque stato della propria patologia si trovi, vada posto al centro per essere difeso, accolto, assistito e accompagnato, registriamo, purtroppo, che cure palliative e sedazione del dolore, esigenze ineludibili che dovrebbero essere fruibili in ambiti ospedalieri, territoriali e domiciliari, non trovano ancora questa diffusione. Esortiamo, quindi, ad una prudenziale valutazione della realtà senza assolvere le inadempienze finora registrate con percorsi legislativi di ripiego che rischiano di non essere rimedi efficaci a livello scientifico e umano». Così la conferenza episcopale della Puglia interviene sulla proposta di legge sul fine vita che è stata approvata ieri dalla terza Commissione del Consiglio regionale pugliese e che dovrà essere ora discussa in Aula.

L’approvazione non è avvenuta all’unanimità: hanno votato contro FdI e due consiglieri regionali del Pd, mentre il M5S si è astenuto. La proposta di legge prevede che le strutture sanitarie pubbliche della Regione Puglia assicurino l’assistenza per aiutare alla morte serena e indolore le persone malate in stato terminale o cronico, la cui condizione clinica è compatibile con il diritto al rifiuto del mantenimento artificiale in vita ai sensi dell’articolo 32, comma 2, della Costituzione.

Ora la proposta di legge avanzata dal consigliere Fabiano Amati e da altri passerà al vaglio del Consiglio Regionale.

«Siamo ben consapevoli – proseguono i vescovi pugliesi – della sensibilità e della delicatezza del tema che è di drammatica attualità e, poiché riguarda la sacralità della vita, necessita di un percorso accurato da parte del legislatore, in un ampio confronto parlamentare che rappresenti il Paese e le reali necessità dei suoi cittadini, scevro da logiche di parte e possibili strumentalizzazioni».

«Ogni cittadino – concludono – ha, al di sopra dei diversi ‘ius’ che gli si garantiscono, quello che si può riassumere nello ‘ius vitae’, ovvero la tutela da ogni attentato contro di essa e la garanzia che la comunità se ne prenda cura, non ricorrendo a formule parziali quando non vi riesca. Riteniamo che ogni tentativo di giungere al fine suddetto, senza aver posto in atto le opportune garanzie di assistenza e ausilio, non è confacente con il rispetto della persona».

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