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Rosa Sinisi

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POTENZA – Niente trasferimento di sede per la presidente della Corte d’appello di Potenza, Rosa Sinisi, a causa dei messaggi scambiati con Luca Palamara su alcune nomine negli uffici giudiziari. Ma la conferma dell’incarico per un altro quadriennio non sarà una passeggiata di salute.

È questo l’esito della seduta di ieri del plenum del Consiglio superiore della magistratura sull’ennesimo capitolo delle chat recuperate dal telefonino dell’ex presidente dell’Associazione nazionali magistrati, ed ex membro dello stesso Csm.
L’organo di autogoverno delle toghe ha accolto, a maggioranza, la proposta di archiviazione della pratica di incompatibilità aperta l’anno scorso nei confronti di Sinisi.

Dei 22 componenti presenti in 17 hanno votato a favore della proposta della commissione competente, emendata su richiesta della consigliera Elibetta Chinaglia, del gruppo di Area, che è la corrente di sinistra della Magistratura. Mentre in 2 hanno votato contro, e in 3 si sono astenuti.

Nel nuovo testo, quindi, le riserve sulla vicenda sono state ampliate alle valutazioni di «altre sedi consiliari». Valutazioni sollecitate, in maniera alquanto esplicita, dalla stessa Chinaglia, che presentando il suo emendamento ha citato la commissione competente per il conferimento e la conferma dei magistrati incaricati di esercitare funzioni direttive o semidirettive. Ma anche da altri membri del Csm come Stefano Cavanna (membro laico espressione della Lega Nord), Fulvio Gigliotti (laico del Movimento 5 stelle), Giuseppe Cascini (togato di Area), e persino dal relatore della proposta di archiviazione Nino Di Matteo (togato), che ha fatto riferimento anche ad un’altra commissione: quella competente per il riconoscimento dell’anzianità professionale dei magistrati. Il tutto nonostante le proteste di un singolo consigliere, Carmelo Celentano (togato di Unicost), contro questo tipo di sollecitazioni da una commissione all’altra.

L’ex pm di Palermo Di Matteo, in particolare, ha parlato di «evidente rilevanza da un punto di vista disciplinare» di quanto emerso. In particolare della trasmissione da Sinisi a Palamara dei nominativi di alcuni magistrati del loro «gruppo», identificabile la corrente centrista di Unicost, che ambivano a incarichi direttivi nei distretti giudiziari di Lecce e Bari. Come pure dell’invito all’allora consigliere del Csm, poi espulso dalla magistratura, a un’attenzione particolare per una postazione semi direttiva, a Lecce, considerata una prerogativa del medesimo gruppo («Ok e importante il posto era nostro»).

A scongiurare conseguenze peggiori per Sinisi, ad ogni modo, è stata proprio la lontananza degli uffici giudiziari al centro delle sue interlocuzioni con Palamara dalla Basilicata, che coincide col suo territorio di competenza in quanto presidente della Corte d’appello lucana.

In un unico caso, infatti, Sinisi avrebbe fatto riferimento a un ufficio giudiziario lucano, la presidenza del Tribunale di Lagonegro, ma soltanto per sollecitare la nomina di un nuovo presidente capace di rimediare alle carenze di personale. Mentre in un secondo avrebbe segnalato l’inammissibilità della domanda per la presidenza del Tribunale di Potenza di un altro magistrato in servizio come lei nel capoluogo lucano, Aldo Gubitosi, attuale presidente del Tribunale del riesame. Su quest’ultimo riferimento, tuttavia, non è stato speso alcun commento.

Durante la discussione di ieri mattina è stata rappresentata più volte, non solo da Di Matteo, l’opportunità dell’apertura di un procedimento disciplinare nei confronti di Sinisi. Al riguardo, però, è stato anche osservata, con toni alquanto critici, l’avvenuta decorrenza dei termini per l’apertura di un procedimento senza che dalla procura generale della Cassazione o dal Ministrero della giustizia si stata assunta alcuna iniziativa.

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