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Il sociologo Giovanni Arrighi

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Ricorre quest’anno il trentennale della sua pubblicazione che ha riguardato anche la Calabria

DA DOMANI, martedì 6 giugno, e per tre giorni l’Università della Calabria ospiterà ricercatori da tutto il mondo, che animeranno il convegno internazionale “Sviluppo capitalistico in contesti ostili”. L’appuntamento scientifico, organizzato dai Dipartimenti di Studi Umanistici e di Scienze politiche e sociali dell’ateneo in collaborazione con la Johns Hopkins University e l’Arrighi Center for Global Studies, celebrerà la figura e il lavoro del sociologo Giovanni Arrighi, a otto anni dalla sua scomparsa e a trent’anni dalla pubblicazione del saggio “Capitalism Development in Hostile Environments: Feuds, Class Struggles, and Migrations in a Peripheral Region Region of Southern Italy”, scritto insieme a Fortunata Piselli. Apparso per la prima volta nel 1987 su “Review. Fernand Braudel Center”, il testo raccoglie i risultati della ricerca condotta da Arrighi nel corso dei suoi sette anni di insegnamento e di lavoro all’Università della Calabria, dal 1973 al 1979. A trent’anni di distanza, e in vista del convegno promosso dall’Unical, il saggio è stato tradotto in italiano (“Il capitalismo in un contesto ostile”) per i tipi della Donzelli, con prefazione di Marta Petrusewicz e postfazione di Fortunata Piselli sulla Calabria d’oggi.

LA “RICERCA” – Arrighi appartiene a quella stagione irripetibile, e forse anche un po’ romantica, che chiamiamo l’Unical dei pionieri. All’Università della Calabria arrivò nel 1973, invitato da Beniamino Andreatta che, per far sorgere il primo ateneo della Calabria, aveva reclutato studiosi dal resto del Paese e non solo. Sulla collina di Arcavacata installò la “Ricerca”. Scritta così, con l’iniziale maiuscola, per identificare insieme un gruppo, un luogo fisico e un progetto. Del gruppo, coordinato da Arrighi, facevano parte sociologi, economisti, storici, antropologi, agronomi. Tra di loro c’era anche Marta Petrusewicz, oggi ordinario di Storia moderna dell’Unical, che aveva conosciuto Arrighi qualche anno prima, nel 1969, a Milano.

«Quando Arrighi arrivò all’Unical era circondato già da un’aura di leggenda, alimentata dai racconti delle sue lezioni a Trento sull’Africa e i movimenti di decolonizzazione, seguite da oltre mille studenti. Nanni aveva un carisma e un bagaglio di esperienze straordinari. Figlio e nipote di imprenditori, aveva rilevato appena diciottenne la direzione della fabbrica del padre. Studiava alla Bocconi in quel periodo, per acquisire tutto quello che riteneva gli sarebbe stato utile per la sua attività di imprenditore. Quando l’impresa fallì, si rese conto che i modelli dell’economia neoclassica e liberista studiati alla Bocconi e alla London School of Economics non servivano a capire i veri meccanismi di produzione e distribuzione del profitto. Così si dedicò alla ricerca e all’insegnamento», racconta Petrusewicz. La prima destinazione, dopo gli studi bocconiani e l’esperienza da imprenditore, fu l’Africa. Arrighi si trasferì in Rhodesia, per insegnare economia all’University college. Lì lavorò accanto agli antropologi sociali della Scuola di Manchester. Nel 1966 fu costretto a lasciare precipitosamente il Paese, per sfuggire alle azioni repressive. Riparò in Tanzania, all’università di Dar es Salaam, in quegli anni meta di studiosi da tutto il mondo. In Rhodesia Arrighi aveva conosciuto Samir Amin, a Dar es Salaam incontrò Immanuel Wallerstein e Terrence Hopkins, avvicinandosi alla scuola del Sistema-Mondo. Tornato in Italia nel 1969, in pieno autunno caldo, si divise tra Trento e Milano. Nel ’79, lasciata l’Unical, Arrighi raggiunse Wallerstein e Hopkins al “Fernand Braudel Center” della State University of New York di Binghamton. Rimase lì due decenni, prima di passare a Baltimora, presso l’Institute for Global Studies in Culture, Power and History della Johns Hopkins University, oggi Arrighi Center for Global Studies. Sono gli anni in cui uscirono i suoi capolavori, come “Il lungo XX secolo”, “Adam Smith a Pechino”, “Caos e governo del mondo”.

IL SAGGIO SUGLI ANNI CALABRESI – Nello studio di Arrighi e Piselli il caso Calabria si rivela «metafora della periferia dell’economia-mondo» e mette in discussione la validità predittiva dei modelli di sviluppo capitalista. Lo studio della Calabria mostra come tre diverse aree della regione abbiano risposto alla crisi del modello latifondista, imboccando tre diversi percorsi di sviluppo e di formazione del lavoro salariato. La ricerca interessa il crotonese, la Piana di Gioia Tauro e il cosentino e dimostra la coesistenza nello stesso periodo di tre diversi modelli, di solito descritti come stadi successivi nello sviluppo del capitalismo. Nel crotonese si segue la “via prussiana” e si compie la completa proletarizzazione: i vecchi latifondi si trasformano in grandi imprese capitalistiche, orientate alla produzione su larga scala con l’impiego di lavoro salariato.

 

Nella Piana di Gioia Tauro, sulla scia della “via americana”, i contadini diventano agricoltori, avviando produzioni su piccola scala. Alcuni sono piccoli capitalisti, che si fanno aiutare da lavoratori salariati, altri diventano semiproletari, che integrano i guadagni provenienti dal proprio terreno offrendo ad altri produttori parte della forza lavoro familiare. Nel cosentino, invece, nella stagione post latifondo prevale l’economia di sussistenza della “via svizzera”: piccole proprietà contadine che producono il necessario per vivere e integrano i guadagni vendendo i beni in eccesso o la forza lavoro superflua. Quasi tutte le famiglie hanno accesso ai mezzi di produzione e la società è regolata da norme consuetudinarie che, disciplinando matrimonio ed eredità, evitano la frammentazione della proprietà.

IL CONVEGNO – I lavori si apriranno domani mattina alle 9 in aula magna, con i saluti del rettore e delle autorità, mentre alle 10 inizierà la prima sessione plenaria. Il convegno sarà diviso in tre parti. La prima vedrà la partecipazione di studiosi che hanno collaborato con Arrighi, come Samir Amin, Perry Anderson, Maurice Aymard, Ada Cavazzani, Gad Lerner, Immanuel Wallerstein o Fortunata Piselli. La seconda del convegno sarà dedicata alle applicazioni che del “paradigma Calabria” sono state fatte in diverse parti del mondo e a una sua rivisitazione curata da Tonino Perna. La terza, infine, raccoglie una selezione dei migliori contributi di ricercatori internazionali, che hanno risposto alla call for paper degli organizzatori, e sarà articolata in tavoli tematici coordinati da importanti studiosi quali Piero Bevilacqua, Giorgio Cesarale, Andrea Fumagalli, Stefano Lucarelli, Enzo Mingione, Mario Pianta, Carlos Prieto del Campo. Il programma completo è disponibile sul sito del convegno https://arrighiconference2017.wordpress.com

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